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Siamo un insieme di stimoli, paure, aspettative e disillusioni. Siamo il più grande bluff che si possa immaginare. Quello che se lo incontri sul tavolo da gioco, un asso in mano che non si accoppia con niente, un sorriso tirato di ghiaccio secco, sangue che pompa in vena sotto il colletto della camicia e l'All-In buttato sul tappeto verde, mai crederesti sia solo scena.

Chi può essere così folle da giocarsi tutto per una minima speranza di vittoria e una quasi certa quanto devastante sconfitta?

È questo il problema delle certezze.

Che non sono verità.

E tu puoi riempirtene le tasche fino a non camminare più, mettere l'ancora alla tua spinta di conoscenza, solidificarti nelle stucchevoli e rassicuranti certezze che ti racconti da tempo, ma non è forza quella, è staticità. E tra le due c'è un abisso.

So che sei stata ferma per tanto tempo, per una vita intera. Volevi giocare spensierata nel campetto con gli altri bambini ma il terrore di sporcarti le scarpe, scompigliarti i capelli e bucarti le calze del vestito ti teneva salda alla panchina, in lontananza.

Ti tratteneva a distanza e ti manteneva pulita. L'istinto per metterti a correre non era tanto forte da sedare quel desiderio di approvazione, cannibale della tua libertà.

Ti ho tirato un sassetto. Mi hai guardato con circospezione. Ci hai giocato un po' col piede, spingendolo e pestandolo per sentire che rumore potesse fare l'obbedienza cieca quando viene calpestata. Le suole delle tue scarpette erano quasi intonse, non lo erano allo stesso modo i tuoi pensieri. Qualcosa di corrotto doveva esserci da sempre, annidata lì fin dall'inizio, tra un "grazie" e un "per favore".

Sono stato io a lanciare il sasso, non lo nego, però l'hai usato con gioia per sbriciolare le tue certezze. Ti ho sporcato, forse. Anche se quando due esistenze si mescolano è difficile poi distinguerne i colori. Siamo pennellate di rosso e blu e giallo su sfondo nero, colate di bianco in mezzo al caos del viola e del verde.

Ti ho dato tutto senza offrirti niente.

Te lo sei venuta a prendere con le unghie smaltate e i denti ordinati, piccoli, brillanti, come quelli dei bambini che non mangiano caramelle. Forse è per questo che ti ho trovata così affamata? Forse è grazie a una mancanza che si trova sempre un modo per riempirsi, per far combaciare i bordi; anche quando le estremità quasi non si incastrano e di pelle ce n'è sempre troppa o troppo poca da toccare.

Il cuore però non ci è mai mancato.

L'abbiamo preso in prestito all'arte, ai libri, ai film o alla fantasia talvolta. E non è stato economico. Il conto che ci è tornato indietro ogni volta è stato salatissimo.

Come le lacrime, le tue.

Come il mare, il mio.

Se chiudo gli occhi ti vedo ancora lì, bagnata da un'acqua fresca e trasparente, che sorridi al sole di agosto, sorridi a me. Ho gli occhi pieni di onde e la saliva bloccata in gola.

La testa fa sempre strani giri, quando non ha rotte da seguire.

Avrei voluto fermare il mondo, buttarla per davvero l'ancora o forse no, tirare fino a largo, naufragare nello sconfinato oceano della possibilità. Non è più allettante di una certezza? Più sensuale, più erotica?

Il sesso è arte, ma l'arte è uno specchio di illusioni. O meglio, è suggestione.

Ho mischiato le parole alla realtà, l'emozione al sentimento, la speranza col futuro. Sono stato bravo in questo? Sì, forse lo sono stato anche troppo.

Forse per la volontà di svincolarti a tutti i costi da una storia già scritta e con un epilogo pietoso, ho finito per incatenarti alla mia idea di libertà. Ma non sono il solo ad avere spalle larghe. Sei sempre più forte di quanto credi, ogni donna lo è. E magari è per questo che la cattiveria del mondo si accanisce su di voi. Per questo siete le uniche che sanno davvero dare amore.

Ma l'amore non può essere gratitudine. L'amore deve avere l'impeto dell'uragano e la delicatezza di un nastro di seta sui polsi. Non può essere una bugia, non può nascondersi come l'odio o fingersi come la felicità.

Non ha occhi Amore e forse nemmeno ragione. È un cieco coperto di ferite che avanza nel buio, urlando parole senza senso che nemmeno lui può ascoltare, convinto di camminare su terre paradisiache.

Sai, da quando non ti trovo nei miei sogni, ti cerco prepotentemente nella realtà. Forse è per questo che sto sveglio da mesi. Giro in tondo come un giroscopio. Non cado, certo. Tenuto su da rabbia, furore e vincoli di forza. Continue variazioni di velocità e di orientamento che tento di sfruttare per raddrizzare il tiro.

Non so se tornerai, presto o tardi, ma in entrambi i casi, questa la troverai qui.

Per te.

Per ricordarti che la natura viene definita "morta" nei quadri, solo se qualcuno la strappa al mondo per confinarla in una cornice, rigida e pesante.

Mentre tu, anche se spezzata, tutt'ora fiorisci.

Mentre tu, anche se spezzata, tutt'ora fiorisci

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