Dopo aver dato una pacca sulla spalla a Rayan, riguardò l’indirizzo avviandosi verso il parcheggio e, con faccia confusa guardò Dante andargli in contro e sbarrargli la strada. «Ciao Prof!» disse provando a continuare verso la sua moto ma fermandosi subito sentendo una frase che lo spaventò da morire.
«C’è… c’è Simone dentro?» Manuel vide la preoccupazione storpiare la faccia dell’uomo che ha offerto un rifugio a lui e a sua madre e, sentendo quel nome, il suo volto diventò lo specchio del suo.
«Nun stava a casa?» il ragazzo quasi tremò nel fare quella domanda che, appena pronunciata, gli sembrò anche un po’ stupida. Nun sarebbe qua a preoccupasse se Simone fosse a casa, no?
«Stava. Io… io e Floriana stavamo parlando in veranda e… e all’improvviso abbiamo sentito il rumore di un motore e Simone scappare via sulla vespa.» Dante si passò una mano sul volto con fare nervoso e guardò Manuel con quegli occhi lucidi che gli ricordarono tanto quelli di Simone.
«Qua nun c’è – gli occhi di entrambi si fecero tristi – Nun ce sta ma lo trovamo, professo’. Nun se preoccupi, lo vado a cerca’ e lo riporto a casa.» disse cercando di calmare anche se stesso anche se dentro il suo cuore stava per esplodere.
Manuel strinse il casco nelle mani e tirò fuori le chiavi della moto, «Manuel, sono preoccupato. L’ultima volta che ha fatto così lui -»
«Nun lo dì – lo fermò con impeto e con voce spezzata e gli occhi che tradivano la sua calma apparente – Lo so, ma non lo dì. Non sarà così questa volta.»
Salì sulla moto di scatto e, infilandosi il casco, mise in moto e lasciò Dante davanti allo spiazzo con la musica di quella festa che ancora gli rimbombava nelle orecchie.
Ndo cazzo stai, Simò?! Il cuore gli batteva come non mai e, mentre cercava di pensare a dove poteva essere il suo amico, il ricordo della notte dell’incidente tornò a occupargli la mente peggiorando la sua situazione.
Te prego Simò, te prego de nun fa cazzate.
Girò per Roma per una buona mezz’ora, batté i posti dove andavano sempre, dove Simone amava stare in silenzio eppure di lui nessuna traccia. Dopo l’ennesimo buco nell’acqua Manuel si fermò a riflettere cercando di non pensare subito al peggio. Avemo litigato, si ma nun so io il problema a sto giro.
Cos’è che fa sta male Simone da giorni? Si chiese e, come una lampadina che si accendeva illuminando una stanza buia, partì per una meta che non aveva neanche preso in considerazione sapendo che lo avrebbe trovato lì.
«La terapia intensiva?» chiese a un uomo al desk che gli indicò un corridoio dopo averlo guardato confuso dal suo aspetto. Cazzo, so ancora vestito da Dracula, pensò toccandosi il volto e vedendo il cerone bianco sulla mano.
Scattò verso il reparto con il cuore che gli batteva forte nel petto e, quando passò l’ennesima porta, si fermò di colpo vedendo la figura di Simone.
Era fermo davanti a una vetrata, quella che dava sulla stanza di Ernesto che, ancora in coma, era steso inerme in quel letto di ospedale con dozzine di tubi intorno a lui.
Manuel trattenne il fiato e sentì il cuore sgretolarsi completamente quando, sporgendosi un po’ per guardare il viso del corvino, lo vide rigato dalle lacrime e storpiato dalla paura. «Simo…» quegli occhi grandi, forse troppo grandi per essere reali, lo trafissero con uno sguardo pieno di paura e sommerso dalle lacrime che, invano, il ragazzo stava cercando di trattenere.
Si avvicinò velocemente a lui e, senza degnare Ernesto di uno sguardo, tirò Simone a sé sentendo questo aggrapparsi al suo mantello con forza. Il corvino incastrò il volto nell’incavo del collo di Manuel lasciando che tutte le lacrime scendessero macchiandogli la camicia bianca. Le mani di Manuel si infilarono sotto il giacchetto di jeans di Simone per passare le mani sulla sua schiena come a dargli conforto mentre il ragazzo singhiozzava e tremava contro di lui.
«Non voglio che muoia.» sussurrò con la voce rotta dal pianto e tirando su col naso. Il cuore di Manuel si strinse ancor di più e, mentre una mano lasciava la sua schiena per andare ad accarezzargli i capelli ricci, deglutì desiderando di poter prendere un po’ di quel dolore e farlo suo per non dover più vedere Simone così.
«Nun morirà, Simo. I bastardi nun muoiono mai.» disse con rabbia contro il suo orecchio prima che il corvino si staccasse. Il volto era rosso e gli occhi lucidi e vuoti colpirono Manuel in pieno. «E se non ce la facesse? Se lui non…» Simone si girò verso il vetro, verso Ernesto, e le lacrime tornano ad appannagli la vista.
Manuel gli prese il volto tra le mani e, reindirizzando lo sguardo del ragazzo verso di lui, immerse gli occhi nei suoi avvicinando i loro visi tanto da sentire i loro respiri mescolarsi.
«Ce sto io qua co te, Simo. Te proteggo io, devi fidarte di me, va bene?» Simone annuì rifugiandosi nuovamente tra le braccia del ragazzo che sospirò chiudendo gli occhi e poggiando la guancia sulla testa del corvino mentre lo stringeva con forza a sé.
Ce sto io, amore mio. Ce penso io a te. Avrebbe voluto urlare in quel corridoio ma, come ormai succedeva da mesi, ingoiò quel pensiero insieme al suo coraggio e lasciò che un bacio tra i capelli di Simone parlasse per lui.
Stretto in quell’abbraccio, prese con una mano il telefono per avvertire Dante che lo aveva trovato sano e salvo e una notifica da un’altra chat gli ricordò di cosa stava per fare prima di correre da Simone.
“Quindi questo gelato?” il messaggio di Nina gli fece storcere il naso e, dopo aver lasciato un altro bacio tra i capelli di Simone, digitò in fretta una risposta prima di riporre il telefono in tasca.
“Me sa tanto che dovrai farne a meno. C’ho na cosa più importante da fa’.”
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What if? S2
FanficRiscrivendo le scene cercando di evitare di andare in manicomio Copertina bellissima di @modchlmt contiene scene e possibili spoiler della s2