15. Le cose che non tornano indietro

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XV

Le cose che non tornano indietro

Le Cose che non tornano indietro, sono svariate -
L'Infanzia - certe forme di Speranza - i Morti -
Anche se le Gioie - come gli Uomini - fanno talvolta un Viaggio -
E tuttavia restano. [...]


(E. Dickinson)

«Ce l'avevi tu!»

«Se ce l'avessi io anche adesso, sarebbe nel baule, ma come vedi non c'è.»

«Devi trovarla, Tom! Ci serve!»

«Oh, andiamo, non sarà una tragedia viaggiare senza.»

«Ma quand'è che imparerai ad avere cura delle cose?»

Scorpius si rigirò tra le coperte con un lamento. Aprì gli occhi su Neil e Tom, che si erano appena resi conto di averlo svegliato con il loro battibecco e gli stavano rivolgendo un'espressione mortificata.

«Scusa, mio fratello ha perso la gabbietta di Freccia e tra poche ore dobbiamo prendere il treno», spiegò Neil, sollevando il povero animale che si dibatteva tra le sue mani.

«Non l'ho persa», protestò Tom. «È solo che non riesco a trovarla.»

Era già tanto che avessero trovato il topo, pensò Scorpius tra sé, mentre rinunciava all'idea di riaddormentarsi. Di colpo, gli eventi della notte precedente gli tornarono in mente provocandogli una stretta al cuore.

Si alzò a sedere e cercò di mettere ordine nella testa. Era domenica, le vacanze di Natale erano ufficialmente iniziate. Dopo la colazione la maggior parte degli studenti avrebbe preso il treno per tornare a casa.

«A proposito», fece Neil, realizzando improvvisamente che giorno fosse. Si scambiò un'occhiata con il fratello. «Buon compleanno», gli augurarono in coro.

Lui li ringraziò, poi sgusciò fuori dalle coperte, lasciandoli a dibattere su come gestire il problema del trasporto di Freccia mentre lui andava a farsi una doccia. Eseguì meccanicamente tutti i movimenti necessari a lavarsi e vestirsi senza pensare a niente che non fosse ciò che stava facendo.

Quando attraversò i battenti enormi della Sala Grande, lo sguardo gli cadde subito sui suoi amici e sul posto vuoto che tenevano sempre per lui, anche se a colazione non ci andava da tempo. Come se avesse avvertito la sua presenza, Albus si voltò, costringendolo ad affrontare il pensiero di ciò che avevano fatto la sera prima.

Si erano baciati.

Scorpius lo ripeté, scandendo ogni sillaba nel silenzio della propria testa.

Si erano baciati.

Era stato un bacio vero, non uno di quelli che aveva sognato o rubato a un momento di solitudine con uno sforzo di fantasia. Un bacio che lo aveva fatto tremare come solo un evento reale avrebbe potuto fare.

Era possibile che rimanesse un caso isolato, che Albus scegliesse di fare finta di nulla o gli dicesse che si era pentito di averlo fatto. Ne avrebbe avuto il diritto, ribadì a se stesso, quindi avrebbe rispettato qualunque sua decisione. Costringersi ad accontentarsi di quell'unico episodio gli avrebbe spezzato il cuore, ma poteva farcela.

«Ciao», disse, mentre Albus lo guardava in silenzio. Aveva negli occhi la traccia di pensieri analoghi ai suoi e lo vide ripercorrere gli stessi momenti che affollavano la sua mente.

«Buon compleanno!», esclamò Len, alzandosi e precipitandosi ad abbracciarlo.

Scorpius la strinse e ringraziò tutti i compagni che si stavano unendo ai suoi auguri.

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