Need you

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*Tom*

Mi sentivo meno umano di qualsiasi cosa.
Era una delle feste più emozionanti dell'anno ma non per me.
La guardavo ballare come una puttana sul tavolo circondata da mille uomini a fissarla.
Amavo il fatto che venisse fissata in quel modo da tutti ripetendomi nella testa:«Guardate froci! É la mia donna!»
Poi mi ricordai che ero l'ultima persona sulla terra che avrebbe voluto vedere.
Era ubriaca marcia ma in quei movimenti storditi e confusionali io ci vedevo la profondità e la magnitudine assoluta di una stella che vacillava nel campo gravitazionale, la più grande tra tutti i pianeti e i satelliti che la contornavano.
Io ero Plutone, non facevo parte del suo sistema eppure la mia vita dipendeva da lei.
Ma che stava facendo?
Mi indicava ripentendo il mio nome.
Y/n:«Riddle che fai non tocchi? Dai vieni! Oh scherzavo, mi odi stronzo!»
Sentivo la folla fissarmi ridendo.
Io le sorrisi.
Non sarei salito.
Andai via.
Mi sentivo un morto.
Tutti si stavano divertendo tranne io.
A:«Tom, voglio chiarire per ieri, ti prego sei uno dei miei migliori amici»
Adrian mi aveva raggiunto e mi stava supplicando di risolvere.
Io mantenevo i miei occhi fissi su di lei da infondo alla sala.
T:«Non avvicinarti a lei, non vuole»
A:«Anche tu la prendi per il culo zio»
T:«Solo io posso farlo!»
Gli tirai un pugno.
Il secondo che mi voltai l'avevo persa di vista.
Dove cazzo era?
A:«Vaffanculo! Stronzo di merda! Figlio di puttana!»
Accesi una sigaretta e continuai verso le scale del corridoio lasciandomelo alle spalle.

Ormai erano circa le 3:00 di notte e quello che provavo era rabbia verso di lei.
La odiavo, non poteva farmi questo.
Mi stava ammazzando il fatto che non potessi essere altro che odio puro per lei, era una cosa tremenda.
Piano piano la stavo amando?
Che voleva significare?
Ero troppo giovane per amare.
E questa cosa mi ammazzava più di tutto.
Perché era entrata nella mia vita? Nemmeno me lo ha chiesto?!
Piansi.
Almeno credo che lo feci.
Dovevo fare qualcosa.
Tutti stavano dormendo ma Adrian e Jacob stavano pulendo in quanto organizzatori.
Scesi le scale e sorpresi Adrian con tra le braccia la donna che amavo.
Mi dissi: "Lo ha fatto di nuovo"
Cercai di mantenere la calma e gli dissi quasi in tono di sfida: «Lasciala a me, vai a dormire»
A:«Tom scusami solo che...»
T:«Ti conviene andare se non vuoi perdere la spina dorsale»
Adrian andò via e io avevo la ragione del mio dolore tra le braccia.
Era bellissima e tenerla tra le braccia mi faceva sentire quasi superiore a lei.
Non lo sarei mai stato.
La guardavo.
Non mi sembrava vero, non poteva esserlo.
Iniziavo a sentire di nuovo il sangue scorrermi nelle vene e iniziavo a sentire di nuovo il mio cuore battere.
Respiravo avendola tra le braccia.
Non volevo farle nulla, solo portarla a dormire.
Mi sembrava un opera d'arte talmente delicata che io fossi lo spettatore che l'ha rubata per i suoi scopi personali.
Era letteralmente la perfezione.
Stavo piangendo al solo pensiero che tutto questo potesse essere vero e che lei stesse tra le mie braccia.
Era incosciente sì, ma era sempre lei.
La portai nel suo dormitorio e la stesi sul letto fissandola.
Era stupenda.
Mi afferrò il braccio e ansimò:«Vieni qui»
Non potevo dirle di no.
Non sapeva che fossi io.
Acconsentii e quella notte la strinsi forte tra le mie braccia venerandola come una dea.

Enemies-Tom Riddle x y/nDove le storie prendono vita. Scoprilo ora