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8 Marzo 2024, Jeddah

Charles era particolarmente agitato per quella sessione di qualifiche; non sapeva per quale motivo fosse così nervoso, ma aveva passato fin troppo tempo a slacciarsi e riallacciarsi il colletto della tuta aspettando l'inizio delle qualifiche, per questo motivo era certo di essere troppo agitato.
Aveva gia fatto delle qualifiche e lo aveva fatto addirittura con vetture peggiori rispetto alla Sf-24: bastava pensare alla monoposto dell'anno precedente, che non era riuscita nemmeno a consentire alla scuderia Ferrari di aggiudicarsi il secondo posto nei costruttori.
Quella era stata forse la nota più amara della stagione precedente.
Non erano state le vittorie pari a zero.
Non erano stati i problemi tecnici.
Non erano stati i podi sfuggiti di mano.
Non erano stati gli incidenti inaspettati.
Non erano state le brutte posizioni in alcune qualifiche.
Non erano state le pole che si tramutavano in posizioni inferiori a pochi giri di distanza.
La nota più amara era stata vedere la Ferrari al terzo posto costruttori nonostante tutto l'impegno che Charles ci avesse messo, nonostante avesse lottato con le unghie e con i denti, soprattutto nelle ultime gare della stagione, per potersi aggiudicare quella posizione, per poter portare a casa almeno una seconda posizione nei costruttori per i propri fan, per i tifosi.
Ma non c'era riuscito.
Eppure la settimana prima non aveva solo conquistato la prima fila, anche se si era dovuto accontentare di una seconda posizione, ma aveva anche superato l'olandese ed era riuscito a portare a casa una vittoria dopo più di un anno, dopo quasi due anni per l'esattezza.
Forse Charles era così agitato perché le aspettative erano di nuovo alte e perché lui stesso cercava di spingersi a fare meglio, a conquistare sia la pole sia la vittoria; sapeva quanto fosse importante non deludere le aspettative, aspettative che lui stesso aveva.
Lanciò uno sguardo verso i suoi amici, Joris, Andrea e Antoine, che si stavano preparando; il primo e l'ultimo stavano controllando che le macchine fotografiche fossero cariche e pronte all'uso, mentre Andrea stava preparando il necessario per rinfrescare Charles prima che salisse in auto.
Il monegasco lo guardò riempire lo spruzzino con acqua fresca e riavvitare il tappo, poi spostò lo sguardo su Alessia e la sua famiglia, che si erano posizionati in un angolo del box, assicurandosi di non creare problemi a nessuno.
Charles guardò intensamente la figura di Alessia, poi distolse subito lo sguardo quando si rese conto di averlo incrociato con il suo; prima di poter fare finta di nulla, però, Edoardo era corso verso di lui e stava porgendo a Charles un altro piccolo quadratino di cioccolata fondente.
Elena seguì il bambino immediatamente, prendendolo delicatamente per il braccio per invitarlo a tornare in un luogo meno d'intralcio.
"Edoardo stai attento e vieni qui." Le disse la madre, non togliendo gli occhi dalla figura del piccolo di otto anni. "Vieni qui, Charles deve salire in macchina e lo sai."
"Ma mamma, Charles è triste." Si lamentò subito Edoardo, cercando di opporsi. "Devo dargli la cioccolata: il cioccolato fa star bene!"
Elena alzò lo sguardo verso il monegasco, chiedendogli scusa con lo sguardo e in un piccolo e quasi impercettibile sussurro.
"Scusalo." Disse con un fil di voce, invitando il piccolo a tornare vicino a sua padre e sua zia, in un luogo più in disparte, dove non sarebbero stati un disturbo.
Charles guardò il piccolo con un sorriso sulle labbra e, dopo aver rassicurato la madre che era tutto okay, si abbassò all'altezza di Edoardo, guardandolo mentre lui gli porgeva ancora il quadretto di cioccolata.
"Ora non posso mangiarlo." Disse con un sorriso, accarezzando la testa di Edoardo da sopra il suo cappello. "Puoi tenerlo per me fino alla fine delle qualifiche?"
Il bambino guardò Charles negli occhi e annuì, riponendo il quadretto di cioccolata nell'involucro di alluminio per evitare che si sciogliesse per il caldo. Guardò di nuovo il pilota della Ferrari e spostò lo sguardo sulla monoposto che si trovava proprio dietro di lui, in attesa di scendere in pista. "Va bene, ma non essere triste." Sussurrò piano il bambino.
Charles sorrise, annuendo leggermente e lasciandosi sfuggire una piccola e dolce risata; Edoardo era proprio un bambino speciale e se ne rendeva conto giorno dopo giorno. Guardò il piccolo un'ultima volta e si rialzò, infilandosi in testa il casco e indossando anche i guanti. Gli fece un occhiolino attraverso la visiera alzata e si abbassò un'ultima volta.
"Vincerò quella pole e non sarò più triste." Disse con convinzione, guardandolo intensamente negli occhi attraverso il casco.
Edoardo sorrise e annuì, poi batté le manine.
"Se vinci la pole position a chi la dedicherai?"
Charles ci pensò su per qualche secondo, non aspettandosi quella domanda; si guardò intorno, posando lo sguardo sui suoi meccanici e ingegneri, su Carlos dall'altra parte del box, su Andrea che lo aspettava per fargli l'ultimo in bocca al lupo prima delle qualifiche, su Joris e Antoine che erano impegnati al cento percento a scattare fotografie e registrare video, su Edoardo e i suoi genitori che erano proprio davanti a lui e, infine, su Alessia, che si trovava qualche passo più indietro rispetto a loro.
"Sai mantenere un segreto?" Chiese a quel punto Charles, guardando attentamente il bambino; Edoardo annuì immediatamente, si girò verso i suoi genitori e spinse Elena e Riccardo qualche passo indietro, tornando subito dopo da Charles per poter sentire il suo segreto.
Il monegasco si lasciò sfuggire un'altra piccola risata, ma non infranse la promessa e fu sincero.
"Stavo pensando che potrei dedicarla a tua zia Alessia. Tu cosa dici? Lei ne sarebbe felice?"
Edoardo si illuminò a quelle parole, annuendo velocemente e lasciando spazio ad un sorriso a trentadue denti; Charles ridacchiò di nuovo, questa volta ringraziando il casco che gli evitava una figura poco carina, soprattutto considerando che si sentiva le guance andare a fuoco.
"Non lo dirò a nessuno! Ma si, sarebbe bellissimo!"
Edoardo simulò con due dita il gesto del chiudere una zip, riproducendolo sulle sue stesse labbra, poi sorrise un'ultima volta a Charles, gli augurò buona fortuna e tornò dai suoi genitori e da sua Zia, guardandolo da poco lontano con gli occhi che brillavano e il sorriso ancora presente sul suo viso. Il monegasco si rialzò, avvicinandosi finalmente ad Andrea; lo lasciò fare quando sentì delle pacche sulle spalle, fra cui quelle del suo preparatore atletico.
"Mi raccomando: rimani concentrato e non prenderti più rischi del dovuto nelle prime due fasi. Sta attento."
Il ragazzo annuì un'ultima volta, poi salì in macchina e si allacciò le cinture insieme all'aiuto dei meccanici; sistemò il volante al rispettivo posto e spostò lo sguardo sugli specchietti, approfittando del loro riflesso per guardare la famiglia di Edoardo un'ultima volta.
Il bambino aveva ragione: era triste e lo era diventato perché si era concentrato su problematiche appartenenti alla stagione passate. Non aveva alcun motivo per rimuginare sopra tutto quello che era successo nel 2023, non aveva alcun motivo per concentrarsi sui lati negativi della sf-23 o della scorsa stagione, né aveva alcun motivo per salire in macchina con quel mood. Doveva essere felice e orgoglioso di poter gareggiare in Formula Uno, per di più con una delle scuderie più famose al mondo: la Ferrari. Doveva essere orgoglioso del percorso che aveva fatto, di come era cresciuto e delle opportunità che aveva avuto di lavorare al fianco di grandi piloti, fra cui proprio Sebastian Vettel, il quattro volte campione del mondo in RedBull. E considerando che nella stagione successiva sarebbe stato affiancato niente poco di meno da Lewis Hamilton, Charles non aveva alcun motivo per restare con la testa sulla passata stagione.
Non doveva pensare né al passato né al futuro: doveva essere lì, nel presente.
Strinse lo sterzo fra le mani e chiuse leggermente gli occhi, concentrandosi sui rumori che sentiva intorno a se: pistole dei meccanici al lavoro, voci che si sovrapponevano l'una sull'altra, motori che si accendevano, telecronisti che parlavano commentando in live gli ultimi aggiornamenti.
Era nel posto che più amava al mondo: la monoposto della Ferrari.
Quando riaprì gli occhi tutti i pensieri erano svaniti: vi era rimasta solo la voglia di vincere, la voglia di dimostrare quanto lui e il suo team valessero, la voglia di portare a casa un'altra pole position, magari seguita da una vittoria, la voglia di far urlare di gioia i tifosi in tutto il mondo, collegati attraverso la televisione e probabilmente sul punto di un attacco d'ansia.
Ritrovata la concentrazione, Charles salì in pista e diede il meglio di se, qualificandosi per il q2 con abbastanza facilità e per il q3 con più fatica, a causa di un errore nel calcolo dei tempi di uscire da box. Aveva rischiato di prendere la bandiera a scacchi prima di riuscire a fare l'ultimo tentativo ma, per fortuna, era riuscito a transitare prima che il tempo per qualificarsi per il q3 terminasse; nonostante avesse solo quell'ultimo giro, il monegasco diede il meglio di se e riuscì a qualificarsi anche con qualche piccola sbavatura nel giro, in particolare modo all'ultima curva.
Entrare nel q3 era gia qualcosa, ma Charles sapeva di dover essere perfetto al millesimo se davvero voleva conquistare una pole; amava tutta questa adrenalina, la fame e la voglia, quasi il bisogno di dover fare il giro perfetto, il giro veloce.
Perché anche se non portava niente al campionato piloti o al campionato costruttori, anche se quella pole position portava solo la prima posizione in griglia per la gara del giorno successivo, per Charles era molto di più.
Voleva dire essere il pilota più veloce sul giro secco in quella pista; voleva dire aver fatto tutto perfetto, o quasi, e ave spinto la macchina al suo limite senza mai perderne il controllo.
Per lui era una sensazione unica, indescrivibile.
L'ultima volta si era lasciato sfuggire la pole per un soffio, per un piccolo sovrasterzo all'ultima curva che gli aveva fatto perdere quasi due decimi; questa volta non avrebbe commesso lo stesso errore.
Guardò dritto davanti a se, pronto a ripartire per l'ultima parte delle qualifiche: sapeva perfettamente cosa doveva fare ed era estremamente sicuro che ce la avrebbe fatta. Se lo sentiva dentro, lo sentiva durante il giro di preparazione, lo sentiva mentre puntava lo sguardo in avanti, verso il rettilineo principale subito dopo aver superato la curva, verso il traguardo che avrebbe passato, facendo partire il suo crono: l'ultimo per quella giornata, l'ultimo crono di qualifica per quella stagione in quella città.
Sul volante aveva come riferimento l'ultimo giro da lui eseguito e continuava ad abbassare lo sguardo sul volante e rialzarlo verso la strada, senza mai distrarsi
Quando vide la bandiera a scacchi davanti a se, Charles tenne il piede fisso sull'acceleratore fino quasi al punto di staccata in curva 1, poi rallentò e attese, in silenzio. Sapeva che altri piloti erano dietro di lui, sapeva che non era stato l'ultimo in assoluto a registrare il tempo nel q3, per questo aspettò con ansia notizie dal suo ingegnere, che gli aveva comunicato subito il suo ultimo lap time, senza dare riferimenti sulla posizione.
Furono i trenta secondi più lunghi per Charles, forse perché dentro si sentiva di aver fatto un ottimo giro e perché non voleva vedersi sfumata una pole da davanti agli occhi, forse perché sapeva che tanti tifosi ci tenevano, soprattutto che Edoardo ci teneva. Gli passò di nuovo per la testa il suo sguardo quando gli porse quel pezzo di cioccolata: era così premuroso nei suoi confronti e Charles non riusciva a capacitarsene; come faceva un bambino di soli otto anni ad essere così ben educato, gentile e premuroso?
Forse aveva ragione sua zia quando diceva che la malattia lo aveva fatto crescere più in fretta del previsto, forse la sua malattia lo aveva reso il bimbo che era quel giorno, in quel momento.
Sapeva che per la sua famiglia era stata dura, poteva solo immaginarsi quanto, eppure Charles pensò che, dopotutto, tutto questo aveva permesso ad Edoardo di diventare quello che era e lo stesso era accaduto per i suoi genitori e tutta la sua famiglia, così come la morte di suo padre Hervé aveva reso Charles più maturo e agguerrito all'idea di arrivare in Formula Uno e in Ferrari per coronare non solo il suo sogno, ma anche quello del padre.
Perché come tutte le pole e le vittorie che aveva conquistato da allora, Charles sapeva che erano anche merito suo, di suo padre e per questo gliele aveva sempre dedicate, per questo aveva il suo nome scritto sul casco insieme a quello di Jules, che lo aveva aiutato a sua volta a raggiungere il suo sogno. Charles era la persona che era grazie a tutto questo, per questa ragione non poteva accettare di perdere, per questa ragione voleva sempre dare il massimo. Era voglia di vincere la sua, si, ma era anche voglia di ringraziare coloro che lo avevano supportato e sopportato, a partire da chi non c'era più.
"And P1! You did an amazing job in the last lap!"
La voce di Xavi gli risuonò in testa grazie alle cuffie della radio, riportandolo alla realtà proprio mentre affrontava curva 3. Charles si lasciò andare ad un sorriso e istintivamente alzò lo sguardo verso il cielo, come era abituato a fare ogni volta che arrivava primo, sia che fosse durante una qualifica sia che fosse durante una gara.
"Do you want to know the positions?" Chiese Xavi qualche secondo dopo, non sentendo nessuna sua reazione.
"Yeah" rispose subito Charles, portando la mano sinistra fuori dall'abitacolo per salutare i tifosi mentre completava il giro, prima di raggiungere la posizione del primo posto.
Un'altra giornata di qualifiche era andata e Charles pensava che non sarebbe potuto essere più felice di così, eppure si sbagliava. Gli bastò vedere da un schermo il piccolo Edoardo saltellare dalla felicità all'interno del box Ferrari per ricredersi.
E con un sorriso, pensò che il cioccolato del piccolo tifoso, forse, era diventato un nuovo portafortuna.

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Eccoci con il capitolo 15! So che potrebbe essere sembrato noioso perché non ci sono state interazioni fra alessia e charles, ma non preoccupatevi perché queste arriveranno molto presto!
Ci vediamo sabato prossimo con il capitolo 16!
Saragarnier

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