Capitolo 2 (prima parte)

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"Come ti sembra il nuovo professore di matematica?" mi chiese il mio migliore amico Scott durante la pausa pranzo.
"É un maniaco del controllo, mi sembra quel tipo di persona che quando vuole qualcosa riesce sempre ad ottenerla, ma soprattutto, basta guardarlo negli occhi per sentirti in soggezione..quasi a volerti sottomettere"
Non mi resi conto di aver detto ad alta voce ció che effettivamente avevo solo pensato fin quando mi accorsi che Scott mi stava guardando sbigottito.

"Stiles é forse successo qualcosa con il professor Hale? Sei diventato tutto rosso, non ho capito se per la rabbia o per la vergogna e poi sei stato con lui per quanto? Un'ora ? E già mi sai dire tutte queste cose su di lui.."
Non gli diedi il tempo di finire la frase che gli dissi "Bhe si oggi avevo matematica alla prima ora e, come sempre, ho fatto mezz'ora di ritardo e lui mi ha dato quattro ore di punizione da scontare subito dopo la pausa pranzo quindi..", guardai l'orologio e strabuzzai gli occhi, "quindi tra cinque minuti".
Rabbrividii.

Scott notò il mio strano comportamento . Effettivamente avevo punizioni quasi tutti i giorni, ma con lui mi sentivo impotente, la lingua mi si intorpidiva e non riuscivo ad emettere alcun suono, il che è preoccupante, dal momento che, anche nelle situazioni più difficili, non perdo mai la mia parlantina.

"Stiles, sei sbiancato. Non c'è nulla di cui preoccuparsi. Sono solo quattro noiose e monotone ore di punizione" ridacchió Scott. "Si certo, passala tu un'ora di lezione con un tizio che ti guarda come se ti volesse riempire la faccia di schiaffi" risposi sbuffando.

Guardai l'orologio. Oh cazzo. Dovevo essere in quella classe già dieci minuti fa.

"Scott devo andare, ci vediamo stasera" dissi dandogli una pacca sulla spalla per poi correre come un pazzo lungo il corridoio.

Entrai di nuovo in quella classe senza bussare, questa volta, peró, eravamo solo io e lui.

Era in piedi. Mi dava le spalle, lo sguardo era rivolto alla finestra e le mani erano incrociate dietro la schiena.
"Dieci minuti di ritardo, Stiles", disse dandomi ancora le spalle.
Il tono era impassibile, ma si sentiva che l'espressione era carica di rabbia.
"L'importante è che sia arrivato, no?" dissi con impertinenza.

Rise. "Oh Stiles, sei cosí disubbidiente! Sai cosa succede ai ragazzi cattivi e disubbidienti?" Si girò, ritornando serio.
I nostri sguardi si scontrarono e, per quanto desiderassi sfuggire a quello sguardo, si impassibile , ma carico di ira, sapevo che se avessi abbassato lo sguardo non gli sarebbe piaciuto e le cose erano già abbastanza difficili per poter essere complicate di più.
Per cui mi feci coraggio e guardandolo negli occhi dissi "No, non lo so".
Rise di nuovo, ma questa volta la risato duró molto poco, infatti, subito si avvicinó a me abbastanza vicino da prendermi con una mano il colletto della maglia e sbattermi contro il muro facendomi gemere dal dolore.

"I ragazzi cattivi e disubbidienti vengono puniti."

Ingoiai a vuoto. Per un momento ebbi veramente il timore che mi avesse fatto del male fisico, ma subito mi diedi dello stupido.
Lui non poteva toccarmi, anche se, a dirla tutta, lo stava già facendo.

Ma perchè non era già scappato dal preside per denunciare l'accaduto ? Perchè ero rimasto là, a guardare quei due pozzi azzurri, dove avrei potuto annegarci a furia di guardarli?
In realtà ero solo curioso di sapere fin a che punto si sarebbe spinto.

Allentó la presa e disse " Mettiti a novanta, con i gomiti poggiati sulla cattedra".

Strabuzzai gli occhi. " Lei è malato, oltre ad essere uno sporco pervertito. Sa che posso dirlo al preside?"

Mi guardó e dopo un attimo esplose in una fragorosa risata per poi ritornare a guardarmi con sguardo serio e minaccioso.
"Oh, Stiles", inizió a girarmi attorno e il suo sguardo su di me bruciava sulla pelle come fuoco, "questo è il tuo ultimo anno, non vorrai prendere un debito in matematica che potrebbe minacciare il tuo diploma ?
Tra l'altro, sono il nipote del preside. Sono laureato ad Harvard con il massimo dei voti e provengo da una famiglia di puritani.
Anche se andassi dal preside non ti crederebbe nessuno.
Dunque, hau due possibilità: o ti metti a novanta con i gomiti poggiati sulla cattedra oppure potrei arrabbiarmi ancora di più di quanto non lo sia già e farti ancora più male"

Sentivo che le gambe iniziavano a cedere o come un automa mi avvicinai alla cattedra e mi piegai con i gomiti poggiati su di essa.
Il mio cuore avrebbe potuti schizzare fuori dal petto tanto che batteva contro la gabbia toracica.

"Hai davvero un bel culo Stiles, ma sarebbe ancora più bello se lo facessi diventare rosso".

TO BE CONTINUED..

Allora, chiedo venia se vi ho fatto penare per questo capitolo. Scrivendo mi sono resa conto che se l'avessi scritto tutto mi sarebbe venuto troppo lungo e quindi ho deciso di dividerlo in due parti. La seconda parte, prometto, verrà pubblicata a breve. Intanto peró spero che questa prima parte vi piaccia. Fatemi sapere. Voglio comunque ringraziare chi ha votato e commentato il capitolo precedente e niente..alla prossima. Un bacio.

The master and his slave Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora