7. Una Luna al Moonclub

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Luna

I locali affollati di gente non sono mai stati i miei preferiti, stare in mezzo a troppe persone mi fa mancare il fiato e il panico si impossessa sempre di me. Per questo motivo, appena varco la soglia afferro la mano di Rosie e la stringo come fosse la mia àncora.

Il club è al buio e la prima cosa che ti salta all'occhio è che tutti i presenti hanno i visi e i corpi cosparsi di vernice blu fluorescente che grazie alle luci uv del locale risaltano.

Rosie accanto a me è esaltata all'idea di dipingersi il viso con quella vernice e appena trova chi la distribuisce si gira verso di me, pennello alla mano.

«Forza, è ora che tu faccia qualcosa fuori dalla tua comfort zone.»

«Sono già fuori dalla mia comfort zone», dico allargando le braccia e indicandole il locale in cui siamo.

Lei sorride senza coinvolgere gli occhi. «Resta immobile.»

«Facciamo che inizio io con te», le rubo il pennello e vernice dalle mani e inizio a dipingerle sul viso forme come cuoricini, il profilo di una farfalla, e infine intingo la punta del pennello nella vernice e aiutandomi con il pollice gliela spruzzo in faccia per crearle delle lentiggini. La giro verso lo specchio in corridoio in cui ci troviamo e lei sorride soddisfatta dal risultato. «Queste lentiggini sembrano vere, solo che sono fluo!» Le esce un urletto che mi porta a tapparmi le orecchie.

«Felice che ti piaccia, ora possiamo andare.» Lascio la vernice su un tavolino abbandonato. La sento sospirare perchè non mi sono unita ai visi dipinti, ma per me è già tanto che io sia lì.

Troviamo Dawson già intento a bersi un bicchiere con una sostanza azzurra fluorescente e quando ci sorride i denti bianchi riflettono le luci rendendoli innaturali. «Ho i denti fluo!»

Mi viene da ridere e afferro il drink che Dawson ci prende dal bancone dietro di lui. I barman preparano cocktail su cocktail a non finire, sembrano dei robot nei movimenti precisi e ripetitivi e mi incanto a guardare un ragazzo concentrato sul da farsi: le maniche della camicia nera sono arrotolate fino al gomito, lasciando in bella mostra tatuaggi tribali e resto sorpresa quando noto che uno riflette le luci del locale.

Wow, qua dentro sembra tutto surreale.

Evidentemente si sente osservato perché mentre scekera un cocktail fa incrociare il suo sguardo con il mio e resto imbambolata dalla profondità dei suoi occhi, così scuri da sembrare una cosa unica con la pupilla.

Sposta lo sguardo solo per prendere un bicchiere e versare il drink sempre in modo plateale, ma quando torna a guardarmi un sorriso di sbieco gli contorna le labbra. Prende uno stuzzicadenti a forma di fiore e lo mette nel bicchiere, poi me lo passa sempre con il sorriso sulle labbra.

«Un fiore per te.»

Oh dio che...

«Che bambocciata, da' a me.» Un fisico imponente con una voce altrettanto prepotente si mette tra me e quel barman.

«Ehi! Quel fiore era mio!»

Derek poggia un gomito sul bancone, prende il bicchiere e in tre lunghe sorsate se lo scola tutto. Fa passare la lingua sulle labbra bagnate dopodiché mi passa il bastoncino a forma di cuore e me lo porge. «Il tuo fiore.»

Lo afferro per tirarglielo contro. «Stronzo.»

Alle sue spalle, il barman è tornato a fare il suo lavoro e l'attenzione ora è tutta su un'altra ragazza alla quale fa lo stesso identico gesto che ha fatto a me. Sbuffo e gli volto le spalle, sia a lui che a Derek ma quest'ultimo mi afferra per un polso facendomi girare.

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