Capitolo 3

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La mente di Lysbeth era confusa, persa, divisa tra due mondi che a volte non riusciva più a distinguere. Si aggrappava alla certezza del viso di Saskia, all'ostilità che spesso traspariva dalla sua voce, all'inconsistenza del suo sguardo eppure nonostante tutto si perdeva in quella realtà distolta dentro cui veniva trascinata, in quelle voci terrificanti e disturbanti, in quei rumori fastidiosi che sembravano perseguitarla, nelle emozioni che crescevano dentro di lei e che sembravano appartenere a qualcun altro.

«Mi disgusti!» urlò Saskia contrò Flameth che, in risposta, non fece altro che osservarla con uno sguardo annoiato. Dopo un po' però, Dean la raggiunse, sguainò la spada e sfiorò la sua gola senza riuscire a tirarle fuori una reazione.

«Riponi troppa fiducia nella tua spada.» commentò Flameth per poi sospirare quando notò che anche Gaius avesse fatto irruzione nella stanza. Ma lui non fece molto caso a loro e corse direttamente verso Lysbeth che restava sdraiata su quel tavolo, con gli occhi che a stento rimanevano aperti, che farfugliava cose inerenti ad entrambe le realtà. Oscillava tra realtà e visioni, incapace di trovare un equilibrio e ritrovare la strada per tornare.

«Cosa le hai fatto?» chiese Gaius furioso.

«In realtà ho evitato che peggiorasse. La nostra piccola e docile pietra preziosa ha pensato che potesse affrontare tutto da sola, ed è ammirevole.» disse incrociando le braccia al petto.

«Affrontare cosa?» chiese.

«Perché non glielo chiedi? Oh giusto, è nel pieno di un delirio.» disse ridacchiando spingendo Dean a premere di più la lama sul suo collo, cosa che le provocò una lieve ferita da cui uscì un po' di sangue. Il colore non era come quello di tutti i mortali: al rosso si aggiungeva un tocco di nero, creando un miscuglio che provocava spesso reazioni avverse.

«Il tuo sangue è marcio come la tua anima. Meriti di...»

«Allontanati da lei, Dean.» gli disse Saskia con una smorfia di dolore sul viso. Per quanto disprezzasse Flameth e le persone come lei, sapeva bene che provocarla non fosse la cosa migliore, non senza un piano. Era un po' come combattere il fuoco con un misero coltello e lei non aveva la minima intenzione di far rischiare suo fratello.
Dean continuò a fissare Flameth e a premere la lama sulla sua pelle. A lui non piaceva quella donna, percepiva qualcosa di marcio in lei, di sbagliato e desiderava con tutto se stesso di sbarazzarsi di lei e togliere di mezzo un possibile pericolo. Dopo un po' però, fece qualche passo indietro e si mise al fianco della sorella, con la spada pronta a colpire nel caso in cui qualcuno avesse tentato di ferirla. Osservò un po' Saskia, preoccupato per quell'ustione, ma lei gli fece capire che non fosse nulla di grave.

«Quelli come te...» iniziò Saskia parlando con Flameth. Nel mentre osservò la leggera ustione e si stupì quando notò che stesse pian piano sparendo. Non c'era nulla di terreno in tutto quello che stava accadendo.

«Normalmente crepate malamente prima di raggiungere 20 anni quindi... che razza di abominio sei?» le chiese storcendo il naso. In modo agile e veloce afferrò il suo arco in legno, ornato da anelli e intagli particolari, lo tese e si preparò a far scoccare la freccia nel caso in cui fosse stato necessario.
Dean era ormai distante da Flameth e in più aveva sentito che i doni non avessero una lunga portata quindi la sua freccia avrebbe sicuramente colpito prima di qualsiasi trucchetto.

«Ci sono tanti modi per aggirare il fato, selvaggia.» disse con quel suo solito tono calmo. Flameth era molto brava a celare le sue intenzioni e opinioni, cosa che l'avrebbe fatta andare molto lontano nei giochi di corte.
Il suo sguardo, avvolto da quella pacatezza anomala, era in grado di rendere teso chiunque e la sua postura, dritta e controllata, trasmetteva un'aura di autocontrollo impeccabile. Il suo impercettibile sorriso, un enigma che celava i più oscuri segreti, rivelava solo ciò che desiderava condividere.
Si muoveva in modo apparentemente casuale che faceva tutto parte di un gioco ben orchestrato di movimenti leggeri, quasi impercettibili, che apparivano insignificanti. I suoi modi emanavano una forza silenziosa che le consentiva di osservare il mondo circostante con distacco, come una spettatrice astuta pronta a colpire nel momento più propizio. Le sue opinioni erano celate dietro una maschera di neutralità calcolata, eppure il luccichio nei suoi occhi suggeriva che dentro di lei vi era un'enorme conoscenza, consapevolezza ma anche meschinità.
Saskia strinse con forza l'arco, desiderosa di far scoccare quella dannata freccia e colpire Flameth dritta alla gola, furiosa a causa di quel suo sorrisetto, i suoi giochi. Provava solo rabbia e disgusto nei confronti di quella donna e di motivi ne aveva fin troppi.

The Bloody Pact - Sospesa Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora