UNO

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" Signori e signore, la regina del Kingdom of Bones, sua maestà Elinor Bones III."  cala un silenzio soprannaturale. tutti i demoni, stregoni e incantatori presenti nella sala mi fissano sbalorditi. e hanno paura. molta, oserei dire. i loro sguardi impanicati e le gole che sussultano  visibilmente, ne sono  un chiaro segnale. e come biasimarli...la maggior parte di loro  non mi vede da anni e l'altra parte mi conosce solo  per fama. avanzo lentamente nella sala, godendomi il silenzio innaturale interrotto solamente dal suono dello strascico della mia sottana. mi guardano tutti, ma nessuno mi vede. cammino a testa alta e petto in fuori, mentre mi preparo a dissolvere nel nulla questa atmosfera apparentemente morta, per sostituirla con una impregnata di rumore e caos. finisco di percorrere la navata e mi giro lentamente verso il pubblico. la sala non è stata mai tanto elegante e macabra. i tavoli sono neri e sopra di essi sono posate pregiate tovaglie in seta rosso ciliegia scuro.  i lampadari emanano una luce soffusa e tremolante, simile a quella di una candela. grandi drappeggi sono stati fissati alle finestre e tutti riportano lo stemma della mia casata sanguinaria: un teschio con poggiata sopra una rosa nera che cola sangue sulla superficie immacolata della morte stessa. sono stata incoronata regina due giorni fa e alla cerimonia, erano presenti solo le persone necessarie. a differenza di allora, adesso è presente tutta la corte che si prepara a giurarmi fedeltà eterna. 

" inchinatevi al mio cospetto. da voi fidati membri della corte, mi aspetto lealtà. e, vi prego, siate all'altezza del regno sanguinario e crudele di cui siete figli. non siate dei  vigliacchi che hanno paura di uccidere. vi ricordo che noi siamo il secondo regno più temuto e potente dell'intero inferno. ma non temete, con me al comando faremo scappare a gambe lavate anche il Kingdom of Blood. ed ora che il banchetto abbia inizio e che possiate tutti voi gioire nella morte del nemico!"   tutti sussultano visibilmente. i discorsi che avevo sentito erano tutti riempiti di menzogne e belle parole. ma io odio le menzogne. concludo il discorso con tono annoiato. mi fermo in mezzo al palco dopo aver camminato avanti e indietro per poter osservare tutti i presenti, e intimorirli anche. se c'è una cosa che ho imparato dalla vita è che se con la gentilezza puoi ottenere dieci, col timore puoi ottenere cento.  scendo dal palco e mi dirigo verso la mia tavola.  accanto a me c'è il mio comandante  più fidato, Alì, e dall' altro lato la mia dama di corte più nobile e sanguinaria, Violet. nel resto della tavolata sono presenti altri membri importanti e illustri, ma io non faccio niente a parte  mandargli un lieve cenno del capo. mentre parlo noto alcuni nobili guardarmi e fare pensieri impuri, per via del mio dono di leggere il pensiero. come ogni altro figlio di una casata reale, oltretutto. come aveva detto poco prima Violet sembravo "una ciliegia avvelenata". come biasimarla, oltremodo. indosso un abito con una lunga sottana  del colore del sangue di un nemico giurato e il corpetto è aderente e interamente di tessuto nero opaco. non amo gli sfarzi. la corona è di argento nero ed al suo interno sono incastonati diamanti rossi e diamanti più semplici. la forma del diadema è semplice ed essenziale. inoltre porto la collana con una piccola spada magica, che all'occorrenza può essere brandita e usata come una spada qualunque, che apparteneva a mia madre. ma ora possiede solamente il suo ricordo.

inizia le cena e alcuni lord vengono a presentarsi e a giurarmi fedeltà e di essere degni della casata prestigiosa di cui sono membri. loro sono figli del nostro reame tanto quanto lo sono i figli del Kingdom of Ice, cioè nulla. però la corte e l'unica cosa che mi hanno detto che non posso cambiare. sarà tutto da vedere. nobildonne invece, vengono a porgermi i loro saluti e a cercare di estrapolarmi qualche dettaglio succoso sui principi che ho visto in passato. ma io ho la bocca cucita. la maggior parte di loro se ne va a testa bassa e chiedendo perdono per aver infastidito la regina. ma non lei, lady Ivory, che continua a insistere. altri commensali provano a convincerla che la sua è una partita persa, ma a me piace giocare con le prede. specie se esse si credono più forti e potenti. " Lady Ivory, giusto? scusate la mia poca informazione, ma ho avuto notizie solo sulle persone che contano. ora se non vi dispiace, vi inviterei a lasciare la tavola. " lei mi guarda e  il suo cuore salta un battito non appena  percepisce la mia sete di sangue e vendetta. tenendo lo sguardo fisso nei miei occhi  con un semplice gesto firma la sua condanna. scuote leggermente la testa per dimostrarmi che non mollerà l'osso.  che stupida. per sua fortuna io non mi sono mai fatta problemi alle dimostrazioni pubbliche di violenza, anzi ne vado matta. rievoco il mio potere e la alzo dal pavimento. sono figlia di una delle streghe più potenti che il mondo abbia mai conosciuto e di un demone molto oscuro e maligno. come minimo, io sono l'essere più potente della nuova generazione. senza pensarci due volte, mi alzo anch'io e trascino la mia interlocutrice verso il palco. meglio che vedano tutti quanti sin da subito con chi hanno a che fare. mi posiziono al centro e fisso tutti nei loro occhi spettrali. probabilmente adesso ho attorno un'aurea nera e rossa e gli occhi scuri come le tenebre di cui sono figlia. 

" figli delle ossa. probabilmente, avrete già sentito racconti riguardanti la mia spietatezza e crudeltà. ma per vostra fortuna, oggi potrete esserne parte anche voi. buono spettacolo. ah, e ricordatevi di applaudire o potreste essere voi i prossimi." mi giro lentamente verso lady Ivory con un ghigno in faccia. la guardo e libero il potere dei Bones. inizio a muovere lentamente le mani e in quel momento nella sala gli unici  rumori presenti sono quelli di ossa che si spezzano e di urla agghiaccianti. aumento la presa sul mio potere e la vittima si contorce ancora di più. mi avvicino e lascio andare un pò la presa. " mi dica, adesso è ancora interessata alle mie questioni personali oppure vuole la sua morte? mi dica, sono tutt'orecchi."    lei mi guarda e sgrana gli occhi. in quel momento il marito, uno del consiglio, si alza e mi dice di fermarmi. riprendo pienamente il controllo del mio potere e la donna urla, nel mentre mi giro verso il marito sorridendo come una bambina che ha appena ricevuto un dono. lo fisso e inclino leggermente la testa. cambio tono di voce e ne uso uno infantile e scaltro. " e se non lo facessi? cosa mi accadrebbe in quel caso?"      egli diventa immediatamente rosso in volto e, in un ultimo disperato tentativo prova a minacciarmi.    "  in quel caso la ucciderei, mia regina."   meraviglioso. non avevo mai trovato una persona tanto imbecille da controbattere.         "beh, com'è che si dice, già? due al prezzo di uno, non trova signor Ivory?"  appena concludo di pronunciare quelle parole, muovo con un colpo secco il mio collo. la donna urla e si accascia terra. il marito inizia a sbraitare, ma nemmeno un battito di ciglia dopo, anche lui ha raggiunto la moglie.  mi inebria sempre sentire e assorbire le morti da me causate  e utilizzarle per accrescere il mio potere. la folla è come pietrificata. alcuni non osano neppure respirare per colpa della morte che infesta l'aria.  la mia corte è una delusione, dannazione! siamo figli delle ossa, della morte. non è possibile che si scandalizzino così tanto per una morte avvenuta sotto il loro naso. il silenzio continua ad essere l'unico suono presente nella sala, fino a quando Alì e Violet iniziano a battere energicamente le mani. mi ascoltano sempre quei due. gli altri iniziano ad imitarli non appena notano il mio sguardo che non conosce freni. bene, almeno stanno iniziando a capire chi comanda e chi devono ascoltare. 

scendo dal palco e nel mentre dichiaro chiusa la cena. la sala inizia a svuotarsi e io mi accomodo sul mio trono.  un valletto mi si avvicina e si piega in due dallo sforzo, probabilmente avrà corso. istintivamente mi porto una mano al coltello che ho attaccato alla coscia tramite un fodero di cuoio con ricami argentei.      "cosa dovete dirmi? perchè avete corso?"  chiedo di getto. mi ricompongo subito e cerco di mantenere un'aria calma e impassibile. lo percepisco. senza che il valletto mi debba parlare, scatto in piedi e mi dirigo a grandi passi  verso la porta della sala da pranzo.     " fatelo venire nel mio studio al piano superiore."   dico con un tono che non ammette commenti e domande, ad un valletto sull'uscio della porta. attraverso il lungo corridoio e salgo le scale che portano al mio studio. prendo il coltello da sotto la veste e taglio la sottana a metà per essere più pratica e seducente. tanto questo vestito era destinato a rimanere in un'armadio. almeno così sono più comoda, libera e a mio agio. apro  la porta con un calcio e butto su una poltrona la stoffa color cremisi tagliata.  non mi siedo sulla sedia, ma sulla scrivania. sono l'unica regina  nell'inferno, quindi se avrò a che fare con degli uomini tanto vale mettere in tavola tutte le mie carte. prendo da un vassoio argentato una bottiglia di vino e nell'attesa che il mio ospite arrivi, bevo. chissà perchè è arrivato oggi. gli avevo detto che per la questione delle morti ne avremmo parlato solo in caso ci fosse stata una nuova vittima. ma se è arrivato con così tanto anticipo, vuol dire che l'assassino questa volta ha colpito nel suo territorio. sento l'avvicinarsi dei passi, ma io rimango dove sono e impassibile.  mi sistemo velocemente la mia cascata di capelli neri dietro alle spalle e aumento la presa sul mio potere sconfinato.  bussa alla porta e io gli rispondo di entrare con voce fredda e autorevole.  ed eccolo lì davanti a me. freddo, professionale e sgarbato come sempre.

" benvenuto, Maximus Ice." 

THE KINGDOM OF BONES  AND ICEDove le storie prendono vita. Scoprilo ora