Árboles y Luces

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Harry aveva sempre addobbato la casa con sua madre, per le feste natalizie. Qualche settimana prima dei giorni festivi, prendevano gli scatoloni e cominciavano a montare il muschio, i fiocchi, le luci, le decorazioni e ad addobbare l’albero. Gli era sempre piaciuto il pino dai rami innevati e, per quell'anno, era riuscito a comprarlo ad un magazzino. Aveva fatto un affare, ricevendo in regalo una serie rossa non molto grande, da centocinquanta luci, che avrebbe messo sulla staccionata del balcone.

Tornato a casa, non c'era nessuno. Così prese il tappeto rosso che avrebbe usato per appoggiare il piedistallo e aveva cominciato ad aprire lo scatolo, tirarne fuori i pezzi e a sfasciare rami, sciogliendo gli intrecci. Non appena Louis fosse stato di ritorno, si sarebbe fatto aiutare a prendere le decorazioni. Non aveva con sé la scaletta per salirci su e, quando dovette montare la parte più alta, dove ci sarebbe andato il puntale, prese una sedia e, in piedi su essa, riuscì a metterlo dritto e per bene.

Scese, soddisfatto del suo lavoro e, con le mani sui fianchi, si fermò ad osservarlo lì, schiuso e verde, nei suoi due metri di sintetico e ramicità. Aveva sporcato tutto il pavimento di polvere e spine dei rami, ma avrebbe pensato dopo a pulire. In quel momento, la porta di casa fece rumore.

«Amor, sono tornato.» sentì la voce del suo ragazzo. Lo raggiunse subito in soggiorno e, non appena lo vide, che gli dava le spalle e di fronte a lui quel pino possente, sgranò gli occhi sorpreso. «Oh, wow.»

Sorridente, Harry voltò il capo. «Ti piace?»

«È bellissimo. E anche molto spazioso. Prenderà tutto il soggiorno, però è fantastico!» gli si avvicinò, osservando l’arbusto dinanzi ai loro occhi.

«Oh, il proprietario del magazzino mi ha regalato una serie di luci rosse! Dopo mi aiuti a metterle fuori?» gli chiese teneramente.

«Come sarebbe te le ha regalate? Dove lo hai comprato?» gli chiese, aggrottando la fronte.

«Un signore, sulla sessantina. Nel suo garage vende alberi ricondizionati, decorazioni e tutta roba del genere. Mi è stato utile, se lo compravo in negozio sarebbe costato il doppio.» fece spallucce.

«Uhm, capisco. Vuoi una mano a prendere gli scatoli?» posò la sua borsa sul pavimento, togliendosi la giacca.

«Sei appena tornato, riposati un po’.» osservò lui.

«Sono appena tornato, è vero,» avanzò, cingendo i fianchi del riccio «ma tu ancora non ti sei fatto baciare.» aggiunse, con tono più profondo e basso, rivolgendogli un sorriso.

Il più piccolo avvampò. «Louis…»

«Chiquitito

«Oh, quante volte devo dirtelo?» sospirò.

«Che non hai più diciassette anni?» ridacchiò «Be’, sei ancora quel ragazzino di cui mi sono innamorato. Quel chiquitito tutto timido e bello. Bello come un’opera teatrale di Lope de Vega.»

«Smettila.» sorrise.

«Entonces… ¿por qué no me besas?»

«Porque si te beso, me vuelvo loco de ti.»

«Luego, vamos a volvernos locos juntos. Bésame, chiquitito.»

Non una parola di più, non una in meno, che il ragazzo inclinó il capo e si sporse verso il suo uomo, unendo le loro labbra. E Louis non esitò nel mordergli la bocca e sentire il suo dolce sapore. E ad Harry scappò per certo quel gemito che fece risvegliare le emozioni dell’uomo; il suo uomo.

Bésame [Larry Stylinson]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora