Cumpleaños y Navidad

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Antes


Da bambino, Harry aspettava soltanto il mese di dicembre, il suo periodo preferito dell’anno, per addobbare casa con la sua famiglia, riempire le mura e i dintorni con colori, luci e brillanti. Lui amava il Natale. Se poteva scegliere in cosa reincarnarsi, in una vita futura sarebbe stato il Natale. Magari non era qualcosa di concreto, però il Natale era la magia che viveva nei cuori di tutti i bambini e nella speranza degli adulti che, sebbene si dimostrino così freddi e apatici, dentro saranno sempre un po’ deboli per la gioia del Natale.

Così aveva cominciato a nutrire un forte sentimento che, dopo aver subito l'assenza di suo padre, aveva cominciato a guardare con occhi diversi, a non coltivarlo più come era abituato a fare. Quell’amore divenne un odio puro e profondo, un odio che non riusciva a giustificare. Non c'erano più Natali con regali, la famiglia unita, la felicità quella vera, naturale. Esistevano soltanto messe in scene, teatrini e sorrisi finti che potevano competere con le commedie più belle e importanti scritte da Lope de Vega.

Fuenteovejuna.
Aveva cominciato a leggerla e, ad essere onesto, gli piaceva più di quanto si aspettasse. Il Natale era tornato a splendere in lui, da quando era entrato nella sua vita con i suoi occhi azzurri. Forse il destino voleva andasse così. Era nato il ventiquattro, rendendo così la vigilia di Natale un po’ meno tragica e angosciante rispetto agli ultimi anni.

Quella mattina stava uscendo di casa con un sorriso ampio sul volto. I suoi guanti blu, la sciarpa e il cappello lo rendevano un pupazzo di neve -per giunta, il suo cappotto era bianchissimo–e il naso rosso completava il tutto. Era così presto che non riusciva a capire se fossero le cinque del mattino o di sera. Il suo intento era vederlo, porgergli il regalo e baciarlo non appena il sole sarebbe sorto, per cominciare insieme quel giorno, e aprire la giornata del suo compleanno.

Gli aveva lasciato le chiavi di casa. Si sentiva fortunato, a ricevere tutta quella fiducia. Una volta arrivato, si preoccupó di controllare se fosse già sveglio e, con la più massima attenzione, riuscì a non fare rumori troppo invadenti. Tolse il cappotto e il resto, la sua felpa calda lo riscaldava in quella casa temperata da un’aria mite. Aveva pettinato i ricci e li aveva lasciati liberi ma il maledetto cappello di lana li aveva arruffati.

Salí le scale, si fermò al centro del corridoio quando vide la porta dello studio aperta; sbirciò giusto quanto bastasse per ammirare uno dei suoi posti preferiti, poi si imbarcò verso la porta della sua stanza che trovò socchiusa.
La spinse piano, posò il regalo sul comodino e, attento, si avvicinò al letto.

Si morse il labbro, fermandosi a guardarlo. Gli occhi chiusi e le folti ciglia bionde gridavano purezza, le labbra sottili e chiuse ispiravano calore, quel naso richiamava tutti i lineamenti sinuosi e le sue guance erano così soffici che parevano neve. La barba che stava crescendo, il suo fiato pesante e tiepido, il suo corpo avvolto dalle coperte. Indossava niente se non l’intimo, Harry lo sapeva bene.

Si abbassò, appoggiando una mano sulla testiera del letto e, dopo avergli accarezzato i capelli sulla fronte, si piegò e gli posò un dolce bacio sulle labbra, appena. Così facendo si svegliò ma le palpebre non aprí, assaporando ancora un po’ quelle attenzioni che non tutti i giorni riceveva. Il riccio lo baciò ancora, accarezzandogli le guance. Poi, ad un certo punto, si sentí afferrare i polsi e ridacchiò, separandosi da lui. Notò il sorriso sul volto dell’uomo e un calore lo pervase.

«Buongiorno, buona vigilia di Natale» sussurrò il riccio. Gli accarezzò la fronte e, non appena Louis aprì gli occhi, sentì il fiato mancargli. «Buon compleanno.»

«Il risveglio più dolce che abbia mai ricevuto.» sbuffò una risatina. «Grazie, chiquitito, e buongiorno a te.» lo guardò sornione, facendogli spazio per farlo sedere accanto a lui.

Bésame [Larry Stylinson]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora