CAPITOLO 5

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"Ma poi che cosa è un bacio?
[-] Un segreto detto sulla bocca."
Edmond Rostand,
Cirano di Bergerac

KEIRA
I baci si davano, non si chiedevano, e lui ne era consapevole. Un bacio era un segreto, lo donavi solo alla persona che ti stava a cuore.
Ma se in contemporanea doveva farti soffrire, cosa avrei potuto farci io?

Stavo letteralmente tremando su quella penisola.
Mi alzai e misi i piedi per terra, mi tenni con le braccia per mantenere l'equilibrio.
Cosa diavolo era appena successo?
Barcollante mi avvicinai alla porta della cucina, e uscì dalla stanza ormai infiammata.
Tra la folla della pista, stavo cercando la mia migliore amica, ed era poco distante da me.
Era proprio al centro della pista, con una bottiglia di birra in mano, che ballava a ritmo di musica.
<<Dobbiamo andarcene, ora.>> gli dissi non appena fui difronte a lei.
Lei mi guardò, era ubriaca.
Me ne accorsi nel modo in cui non riusciva a stare sui tacchi alti, e di come mi guardava con un sorriso a trentadue denti, come se non capisse quello che gli stavo dicendo.
Gli afferrai il polso e la trascinai fuori da quella casa.
<<Che-che cosa stai facendo?>> mi chiese lei, aggrappandosi a me.
E per sua fortuna, aveva una migliore amica astemia.
Non bevevo perché avevo la paura costante di commettere un errore.
Presi il telefono e digitai un numero di un taxi che ci avrebbe riportato a casa.
Candy non poteva guidare in quelle condizioni.
<<Ragazze tutto bene?>> una ragazzo alto e moro, ci guardò preoccupato.
Era appoggiato ad una macchina a fumarsi una sigaretta.
Aveva dei pantaloni neri con delle scritte indecifrabili bianche, una t-shirt bianca e un giubbotto di pelle.
<<Oliverrrrr.>> Candy si staccò da me e si precipitò da lui, stava per cadere ma lui gettò la sigaretta sul cemento e l'afferrò evitando una brutta caduta.
<<Quanto hai bevuto barboncina?>> gli chiese il moro sorridendo.
<<Tantissimoooo.>>
Mentre loro parlavano, io non facevo altro che aspettare il taxi.
<<Ragazziiiiii.>> Candy urlò ancora una volta, mi girai verso la sua direzione e vidi altri ragazzi e il ragazzo che fin poco tempo fa aveva suscitato qualcosa in me camminare verso la nostra direzione.
Notai subito la mano di Hanry incollata a quella della sua ragazza, e il mio cervello andò in fiamme.
<<Cosa fate pincioncini.>> domandò il biondino di cui non sapevo il nome, rivolgendosi alla mia migliore amica e a questo Oliver.
<<Candy è ubriaca, stavo fumando una sigaretta e l'ho vista camminare con la biondina.>> rispose il moro.
Hanry mi guardò all'istante.
Io ero lì ferma come una statua, non sapendo se dirgliene quattro davanti a tutti o fare la finta tonta come se tra di noi non fosse successo niente.
<<E tu chi saresti?>> mi domandò un'altro moro tatuato.
<<La madonna.>> Risposi secca, candy scoppiò a ridere, mentre gli altri mi guardavano accigliati.
Hanry lasciò la mano della fidanzata e venne verso di me, ma non so con quale benedizione, il taxi arrivò nel giusto momento.
<<Candy vieni?>> gli domandai impaziente.
Avevo così tanta voglia di tornare nella mia stanza, e forse rinchiudermi per sempre in quelle quattro mura.
Ma allo stesso tempo, volevo restare qui e parlare con lui.
E forse avere delle spiegazioni del perché se ne andò lasciandomi sola.
Candy salutò i ragazzi e mi raggiunse al taxi, diedi la precedenza a lei per salirci, mentre io aspettavo che si sarebbe messa comoda e mi sarei accertata che non si sarebbe addormentata per poi rischiare di non sentirsi bene.
Non appena stavo salendo senti una voce che avrei voluto ascoltare da vicino ogni mattina ed ogni sera prima di addormentarmi.
<<kei aspetta.>> Hanry si affrettò a venire verso di me, io mi girai verso la sua direzione con le lacrime agli occhi.
Da quando ci eravamo parlati, avevo notato di gesti e parole che solo lui mi diceva quando eravamo piccoli.
Ed era l'unico che mi chiamava kei anche quando era arrabbiato con me per uno scherzo di troppo.
<<Cosa vuoi?>> cercai di essere dura, ma la mia voce tradì la vibrazione giusta.
<<Ti sei dimenticata questo.>> mi porse il mio taccuino, e io lo presi quasi strappandoglielo dalle mani, come se avessi avuto paura che avrebbe potuto leggere il contenuto.
<<Dove lo hai trovato?>> gli chiesi.
<<Era nel cortile del campus, sopra la panchina, appena ho visto un taccuino bianco con sopra disegnata la lavanda o subito pensato che era tuo.>> mi spiegò lui, e lo fece come tra di noi non fosse successo niente.
<<Allora grazie per avermelo restituito.>>
Sali in macchina abbassando la testa evitando di non guardarlo mentre se ne tornava dalla sua presunta ragazza.

BLACK INKDove le storie prendono vita. Scoprilo ora