CAPITOLO 3

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Cosa ti piaceva di lui?
Mi piacevo io.
Autentica.
Spettinata.
Felice.
Angelo De Pascalis

KEIRA
Cerchiamo così tanto una persona, che quando ce l'abbiamo davanti, sembra un'immaginazione non reale.
Io lo cercato per tutti questi anni, eppure ancora non riesco a credere di avercelo davanti.
È lui?
Non ne sono più sicura.
Il mio e caro peter pan.
Come poteva scegliere me?
Era popolare, tante Wandy lo desideravano, ma quella che lo aveva cercato per anni era trilli, quella che gli stava sempre accanto, quella che lo consolava, lo perdonava, lo stringeva.
Mentre le altre, lo volevano solo per un loro scopo.

"Mio caro peter pan,
Non so dove sei volato, ma io sono ancora su quest'isola sperduta a ricredermi di averti ancora affianco a me.
I giorni passano, ma io non sono più la trilli di una volta.
Solo tu mi davi la forza di continuare a vivere in un cielo stellato.
Mentre volo tra le nuvole, le stelle luccicano senza la tua presenza, e io mi sento persa.
Dove sei mio caro Peter...
Perché sei fuggito senza di me...
Aspetto ancora che tu mi tenga la mano, e mi porti via da te, rassicurandomi che non dovrò più tornare in quel postaccio misero di persone pazze.
Ma tu non arriverai mai, come io non ti cercherò più, ma vorrò sempre, che tu voli con me come due anime inseparabili."

Non poteva essere lui.
Quante probabilità c'erano che lui potesse ritornare.
Eppure sentirlo di nuovo vicino, mi faceva sollevare.
Ma forse il ragazzo che stavo baciando, si stava prendendo solo gioco di me.
Mi scansai di botto, e lui mi guardò, con le labbra gonfie e bagnate.
Avevo veramente baciato il ragazzo popolare del campus?
Non poteva essere vero.
Dovevo stargli lontano.
Mi guardai in torno, e vidi delle persone che ci stavano guardando con la bocca spalancata, altre che stavano bisbigliando qualcosa.
Ero veramente fottuta.
Non sapevo cosa fare, né tanto meno come scappare.
L'unica cosa che pensai e di dargli un ceffone in piena faccia.
<<Ma che cazzo ti prende.>> mi sgridò lui.
<<Sei un fottutissimo bastardo.>> sbottai.
Mi sarei ripetuta più volte che l'Henry che conoscevo, non poteva essere uno come lui.
Lui era educato, comprensibile, dolce, scherzoso, timido.
Ma quello che avevo davanti era un bastardo senza fine.
E ricordavo che aveva baciato me e non si era preso il minimo disturbo di pensare alla sua ragazza.
L'Henry che conoscevo non lo avrebbe mai fatto.
Ero certa che mi stava prendendo per i fondelli, ma non mi sarei lasciata intimidire, perché mi sarei fatta rispettare.
Se sarebbe stato veramente cosi, la cosa che non mi era chiara, come faceva a sapere del passato e di quel bambino che ne ero follemente innamorata?
<<Sei folle bambina...un minuto prima ricambi il bacio, poi un minuto dopo mi dai del bastardo, che cosa hai in quella fottutissima testolina?>> guardando i suoi lineamenti delicati ma allo stesso tempo sensuali, mi facevano venire la pelle d'oca.
<<Perché lo fai? qualcuno ti paga per farlo?>> gli chiesi senza pensare, avrei potuto ferire il suo ego, ma non poteva fregarmene di meno.
<<Che cavolo dici, si può sapere che cazzo ti prende?>> mi chiese, stava per riavvicinarsi, ma lo scansai ancora una volta.
<<Qualcuno ti paga per farmi ricordare lui?>> lo stavo distrugendo, e sapevo che ero davvero brava a distruggere le persone.
<<Wow, non credevo che saresti stata capace a pensare ad una cosa del genere.>> fece finta di farmi un applauso.
Rimasi ammutolita, per la prima volta, non seppi cosa dire.
<<Sai, ho sbagliato, forse ho semplicemente sbagliato a riconoscere quella cazzo di bambina che mi faceva star bene, oggi davanti ai miei occhi ho una perfetta sconosciuta, che non fa altro che giudicarti, che per farti star male ti dice le cose peggiori, tu non sei la piccola iris che conoscevo, e io non sono più il bambino che ti faceva tanto ridere.>>
Mi stavo sentendo tanto in colpa per averlo incolpato.
Erano passati tanti anni, e non potevo crederci che lui fosse di fronte ai miei occhi.
Avevo sperato tanto che ritornasse, eppure adesso che il mio sogno si era avverato, lo stavo allontanando da me.
Perché era vero...la Keira di una volta, era rinchiusa in un limbo nero che non riusciva a scappare.
Il suo corpo, la sua anima, e la sua mentalità, gli erano stati tolti.
Rimanendo la nuova Keira menefreghista, odiosa e cocciuta, quella mitica ragazza che non faceva avvicinare più un uomo nella sua vita, semplicemente perché aveva paura di un trauma che l'aveva stravolta.
Lui era solare, buono, ma allo stesso tempo menefreghista e misterioso.
Lui non meritava di vivere una vita piena di fantasmi, che probabilmente gli avrei portato.
E se gli raccontassi tutto?
E se mi odiasse perché ci sono stata?
E se mi sarebbe rimasto vicino per pietà?
Ormai erano domande che mi sarei sempre posta, adesso che potevo guardarlo da vicino, e no nei miei sogni, faceva tutto un'altro effetto.
Continuai a starmene impalata, come una cretina che fosse stata sculacciata dal padre davanti agli altri.
Lui mi guardò, aspettando una risposta che non sarebbe mai arrivata.
Doveva solo rassegnarsi che la sua piccola trilli, aveva smesso di inseguirlo, di volare e di immaginare una vita senza problemi.
Alla piccola sua trilli, gli erano state tolte le ali e la polvere dorata, rimanendo una fata senza sogni.
<<Continua a comportarti da stronza, è quello che ti riesce meglio.>> furono le sue ultime parole prima di inccamminarsi verso il campus.
Mi tranquilizzai nel vederlo camminare con le sue spalle rigide, ma mi si spezzò il cuore quando lo vidi diriggersi verso la sua ragazza Cassy che lo stava aspettando con braccia conserte.
Ma quello che fece, mi impedi di urlare ad alta voce.
Prese per i fianchi Cassy e l'ha impriggionò al muro, baciandola come poco fa aeva fatto con me, ma con lei lo fece in un modo furioso e severo, gli palpeggiò un seno, per poi scendere dai fianchi e palpeggiargli le natiche.
Odiavo il modo in cui mi stafa facendo sentire, e odiavo il modo in cui se la teneva stretta a lui.
Ma ero Keira Wilson, e non mi sarei fatta trattare in quel modo da un ragazzo che conoscevo da anni.
Volevo allontanare il mio Peter pan, ma di certo non volevo che se ne andasse con la sua Wandy, facendo ingelosire la sua trilli che gli avrebbe fatto il torto peggiore, solo per sfamare il suo ego.

La giornata passò velocemente, parlai al telefono con Candy, e gli raccontai tutto quello che era successo.
Era l'unica che sapeva perché fossi cosi acida e testarda, sapeva quello che mie era successo, e fu l'unica che probabilmente non mi avrebbe giudicata.
Gli raccontavo qualsiasi cosa, bella o brutta che fosse, e lei faceva lo stesso con me.
Tra di noi non c'erano segreti, e mai sarebbe successo.
<<Ti giuro biondina, non so cosa dirti.>> mi disse sconvolta.
<<Io invece non faccio altro che pensare di fargliela pagare.>> era almeno da un ora che avevo il telefono incolato all' orecchio, ed erano almeno due ore che stavo girando incontinuazione nella stanza, trovando una soluzione per fargli provare quello che ho provato io vedendolo baciare la sua fottuta ragazza.
<<Forse un'idea io ce l'avrei.>> sentì che sorrise malefica.
<<Spara.>> le chiesi, divertita dal suo tono.
<<Da come ho saputo da uno dei ragazzi della gang, nonché uno degli amici di Hanry, che stasera a casa sua ci sarà la festa di compleanno della malefica strega Cassy, e da come è stato specificato che è stato prorpio Hanry ad organizzarla.>>
Avete presente quei film Horror dove la buona, diventa un'assassina? Ero appunto la ragazza buona, dove stava per uccidere uno dei ragazzi che ha sempre amato e la perfida stronzetta che ce lo sottrava.
<<Allora ho capito dove vuoi arrivare.>> le dissi, orgogliosa di lei, che capiva sempre il limite delle mie azioni.
<<Ci imbucheremo a casa di Henry, balleremo, ci ubriacheremo, parleremo con degli sconosciuti, e lui impazzirà di gelosia, guardandoti mentre ti lasci andare con un tizio qualunque.>> mi disse lei con euforia.
<<Non voglio che pensi che sia una di quelle che si fa tutti.>>
<<Da come lo conosco io, sarà talmente geloso che non penserà a nient'altro che a rimproverarti, sta tranquilla!>>
Stavo davvero per fare una cosa folle, eppure anche i mille scenari che la mia mente stava immaginando, a come sarebbe esploso di gelosia, non potetti evitare un sorriso sarcastico sulle mie labbra.

Con le indicazioni di Candy, sul come vestirmi, scelse per me un vestito nero, che lasciò scoperta ben parte le gambe, e la parte dove si trovavano le costole.
Era un bel vestito, e detto con tutta la sincerità del mondo, non sapevo come ci fosse finito nel mio armadio, visto che non mi piaceva vestirmi troppo scoperta.
Quella sera fu la prima volta in cui non lavorai, siccome sarebbe stato il compleanno di Cassy, nonnchè la responsabile del night club, il capo, decise di non aprire, siccome sarebbe stato la festa della fidanzata di suo figlio.
Ma la questione che non riuscivo a capire, se Demon sarebbe rimasto a casa, oppure sarebbe uscito con amici della sua età.
Dopo pochi minuti mi ritrovai di fronte lo specchio ad osservare la figura del il mio corpo, non ero perfetta, ma grazie a mia madre, avevo delle forme ben proporzionate, gambe lunghe e snelle, l'altezza di un metro e sessanta, ero nel giusto per potermi vantare, ma non era da me.
I capelli li lasciai sciolti e lisci, e mi truccai con un pò di blush e un gloss, molto tenue che faceva sembrare il viso naturale.
sentì un clacsson suonare, e scesi le scale prendendo le chiavi della stanza e le misi nella piccola borsa che mi avrebbe accompagnato per tutta la serata.
Entrai nell'audi della mia migliore amica, che si soffermò a guardarmi e disse un semplice: "Wow, che bomba."
In tutto il tragitto, ascoltammo le canzoni di jennifer Lopez cantando a squarciagola, che chiunque si trovava nei paraggi ci guardava stranito.
Arrivate a casa di Henry, osservai la struttura ben definita della villa, non era ne troppo eccentrica ne troppo brutale, era elegante e soffisticata, il cortile era pieno zuppo di macchine parcheggiate e la musica ad alto volume che avrebbe fatto incazzare tutto il vicinato.
<Pronta?>> mi chiese Candy prendendomi la mano e intrecciarla alle mie dita.
<<Non posso tirarmi indietro vero?>> le chiesi con il broncio da bambina.
<<No, non più>> mi guardò con rimprovero.
<<Allora sono pronta.>>
Entrammo e l'aria di sigarette e alcol ci andò dritto nelle narici, guardammo le coppie che ballavano e si strusciavano, altre che pomiciavano e altri che erano incantati a guardare le ragazze mezze nude seduti sugli sgabelli affianco alla penisola della cucina.
<<Sono queste le feste di cui tutti parlano?>> dissi schifata.
Pensai che siccome lavoravo in un night club, niente potesse scombussolarmi, eppure vedere le ragazze della mia età strusciarsi in quel modo con degli sconosciuti mi faceva venire il vomito.
Candy mi tirò con se al centro della pista, iniziò a muoversi con dei movimenti lenti di bacino.
<<Hanry e dall'altro lato della sala, appoggiato alla stipite, non osare voltarti, o capirà che sei qui per lui, muiviti come faccio io, è ora di far vedere il tuo amato culetto.>> mi disse senza urlare, me lo sussurrò all'orecchio.
Con la vergogna e lo stupore, inizia a muovermi come faceva lei, fino a quando non mi sentì due mani enormi cingermi i fianchi.

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