11. Red Thread

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ESTHER POV

Rimango immobile con gli occhi fissi sulla siringa che giace ai miei piedi tra la terra.

Che cazzo ho fatto?

Dall'ultima volta è passato così tanto tempo che credevo fosse impossibile ricascarci di nuovo.

Le lacrime riprendono a pizzicarmi gli occhi e il dolore esplode, di nuovo, dentro di me avvolgendomi in una morsa ancora più forte rispetto ad un'ora fa.

Il dolore per mia madre che non potrà mai più parlarmi o accarezzarmi il viso.

Il dolore per Christian che mi ha pugnalato alle spalle nel peggiore dei modi che potesse scegliere: prendendosi prima la mia fiducia.

Il dolore per aver permesso, ancora una volta, a me stessa di distruggermi con quel piccolo ago della felicità.

Ogni volta che cerco di scappare la sua presa si fa più salda e io non penso di riuscire a reggere ancora per molto.

Sento dei passi avvicinarsi cauti alle mie spalle e non ho bisogno di voltarmi per sapere chi è, il suo profumo maschile mi arriva alle narici prima della sua voce.

"Bambolina", mormora piano appoggiando entrambe le mani ai lati delle mie spalle, sta attento a non sfiorarmi nemmeno per un istante e non so se ne sono sollevata o delusa,

non rispondo, anzi, non respiro nemmeno,

"Stai bene? Non ti ho trovata stamattina", compie il giro della panchina per piazzarsi davanti a me,

"Mi sono svegliata presto", mi decido a rispondergli mantenendo il tono di voce distaccato,

"Stai bene?", mi ripete di nuovo cercando il mio sguardo,

"Chiedimi perchè mi sono svegliata, Christian", gli concedo finalmente di guardarmi negli occhi e noto immediatamente la sua mascella serrarsi dopo le mie parole,

il suo pomo d'Adamo scende lentamente per poi risalire con la stessa lentezza, schiude appena le labbra per parlare ma poi si blocca,

"Chiedimelo, Christian!", alzo il tono di voce e, nelle sue pupille, passa velocemente una scintilla di timore che mi fa subito desistere dall'urlare nuovamente,

il mio cuore si fa piccolo come un sassolino,

"Perché ti sei svegliata?", mormora piano abbassandosi alla mia stessa altezza,

"Perché ti ha chiamato tua moglie o la tua fidanzata o chi cazzo è la persona che hai salvato come 'Amore' in rubrica", mi manca il fiato da quando ho pronunciato velocemente tutte queste parole,

mi sto illudendo che buttandole fuori lui mi possa rassicurare che è stato tutto un equivoco e che non mi ha pugnalata alle spalle, al cuore, all'anima e ad ogni centimetro di pelle.

"Esther...", sospira piano e io non riesco più a mantenere il contatto visivo, si inginocchia davanti a me poggiando le mani sulle mie cosce, non appena percepisce il mio corpo irrigidirsi le sposta immediatamente ai lati della panchina,

"È complicato"

"È complicato?", mi alzo di scatto urlandogli di nuovo contro, per poco non cade con il sedere a terra preso alla sprovvista dal mio movimento,

"Si e io non posso darti spiegazioni. Ma ti assicuro che, nella mia vita, l'unica donna che frequento sei tu. Mi dispiace se possa sembrare il contrario",

sbatto le palpebre ripetutamente come per assicurarmi che tutto questo non sia un incubo, è completamente impazzito se pensa di potermi dare a bere le sue parole,

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