12. Blood

249 11 0
                                    

CHRISTIAN POV

Spalanco la porta del bagno principale e, subito dopo, di quello maschile.

Tutto intorno a me appare sfocato, tutta la mia attenzione è incentrata sul biondo che se sta in piedi davanti all'orinatoio dandomi le spalle mentre regge il cazzo tra le mani.

Ha dato quella merda ad Esther, alla mia Esther.

"Ryan", mi appoggio alla parete di fianco a lui con la spalla e lo squadro dalle sneakers nere fino alle ciocche di capelli color grano soffermandomi più del dovuto sulla sua intimità così da metterlo a disagio, "Io ti avevo avvertito",

"C-cosa?", è talmente assorto tra i suoi pensieri da non rendersi conto che gli sono a meno di cinquanta centimetri di distanza, sbianca all'improvviso e si affretta ad allacciarsi i pantaloni di fretta, rimane come paralizzato sul posto con le braccia rigide lungo i fianchi,

"Cosa?", gli scoppio a ridere in faccia: è davvero ridicolo e stupido e inutile,

"Ti avevo avvertito, ragazzino. Ricordi? O ti devo rinfrescare la memoria?", la rabbia monta dentro di me parola dopo parola,

ha dato quella merda a Esther, alla mia Esther.

"È lei che mi ha cercato", prova a giustificarsi come se non conoscessi la gente come lui: sfruttano le debolezze e i momenti bui delle persone trascinandole ancora più a fondo,

"Oh, Ryan. Non ti hanno insegnato a non mentire? Non si fa, sai", lo canzono mentre compio un giro intorno alla sua figura,

"N-non sto mentendo", balbetta abbassando il capo e puntando gli occhi sulla punta delle sue stesse scarpe,
ha dato quella merda a Esther, alla mia Esther,

"Ne sei certo?", sussurro al suo orecchio e immediatamente serra la mascella irrigidendosi, se possibile, ancora di più,

"È lei che me lo ha chiesto", tradotto: voglio proprio farmi ammazzare da te, Christian.

Faccio un respiro profondo tentando di controllare il mio corpo che, improvvisamente, sembra essere colto da migliaia di tic nervosi contemporaneamente.
Mi conosco fin troppo bene e so per certo che basterà una sola parola fuori posto dalla bocca di questo inetto per farmi perdere la ragione.

"Stai dando la colpa ad Esther?", mi fermo proprio alle sue spalle appoggiandoci le mani sopra, applico una leggere pressione quanto basta per terrorizzarlo ancora di più,

menomale che ha appena pisciato altrimenti se la sarebbe fatta addosso,

"Io non ho paura di te. Smettila", per poco la saliva non mi fa di traverso, una risata profonda e spontanea mi scuote da dentro ed echeggia dentro la mia gabbia toracica fino a farla tremare,

"Ah si?", affondo i pollici ai lati del suo collo che lui, prontamente, piega nel tentativo di divincolarsi,

"Sai, Ryan, i bugiardi mi schifano proprio ma i pusher che vendono la merda ad una ragazza solo per tirar sù qualche soldo per campare fine mese e comprarsi delle orribili sneakers mi fanno schifo ancora di più, se possibile",

allento la pressione e con uno scatto fulmineo lo costringo a girarsi verso di me, non osa nemmeno guardarmi in faccia,

"E comunque, fattelo dire, se questo significa non avere paura allora non oso immaginare quanto sei cagasotto quando ce l'hai", gli posiziono l'indice e il medio sotto il mento e lo obbligo ad alzare il capo ma lui oppone resistenza.

"Mi devi guardare negli occhi, ragazzino", tuono e Ryan sussulta colto di sprovvista dal mio cambio di tono improvviso, "Mi stai facendo incazzare, Ryan. Dimmi la verità, ora"

MOY SVETDove le storie prendono vita. Scoprilo ora