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Simone

Simone però di pare se ne stava già facendo tante dal momento in cui si erano avvicinati così tanto, anche se provava con tutte le sue forze a scacciare quei pensieri.

Non poteva, non di nuovo. Manuel l'aveva illuso davvero. Qualche mese prima, per un secondo l'aveva distrutto, quello dopo l'aveva baciato e toccato ovunque, con frenesia, piacere, passione... e il giorno dopo l'aveva spinto giù da un dirupo.

Poi te lo puoi baciare quanto vuoi.

Non gli era importato nulla, era quella la verità. Non che Simone avesse baciato Mimmo per far ingelosire Manuel, ma una piccola parte di lui, che odiava e voleva sparisse, un po' ci aveva sperato in una sua reazione. Aveva già sotterrato tutto ciò che era accaduto qualche mese prima, per non rendere le cose difficili e non perdere la sua amicizia, e aveva odiato che a lui fosse andata bene così.

Due erano le possibilità... o quello che era successo tra loro due gli aveva fatto così schifo da pensare: ok sono decisamente etero, o gli era piaciuto e non aveva voluto tentare di cominciare qualcosa con lui. Simone a volte pensava fosse la seconda ipotesi... i suoi sguardi erano sempre troppo enigmatici, e non erano quegli gli occhi con cui si guardano gli amici.

Ho già rischiato de perderte una volta, non voglio che succeda più.

Ma perchè?! Perchè doveva rendergli sempre le cose così difficili? Perchè doveva dire quelle cose?

Se succede qualcosa a Simone, se lo metti nei casini tuoi, vedi come te concio.

Perchè doveva proteggerlo e illuderlo sempre?

Simone aveva rubato una macchina per lui, e anche adesso si sarebbe buttato di fronte a un treno se questo avesse significato salvarlo... ma non ce la faceva più con questi sentimenti.

Doveva andare avanti, era stanco di perdersi ogni giorno di più. Pezzo dopo pezzo, Manuel l'aveva ricostruito, e adesso quei pezzi stavano volando via pian piano dopo il suo rifiuto.

Non poteva più accettarlo. Viveva già a metà senza Jacopo, non poteva permettersi di ridursi in briciole.

"Terra chiama Simone. - gli stava dicendo Mimmo in quel momento, con un sorriso incerto. - Ci sei?"
"Sì... scusa. Ero sovrappensiero." 

Mimmo sospirò. "Mi dispiace per prima. Mi sono fatto trascinare. Manuel ha ragione..."
"Non ha ragione." Scattò Simone. "Non deve mettersi in mezzo nei fatti miei."
"Che ti aspettavi? è amico tuo."

Amico tuo... se solo avesse saputo.

"E comunque anche io non voglio che ti metti nei casini miei Simò." Ribadì Mimmo. "Te l'avrò detto venti volte."

"E io per venti volte t'avrò detto che non ti lascio solo." Simone lo guardò, cercando di scacciare l'ultimo pensiero di Manuel dalla sua testa. "Ora... lo so che c'è un po' di gente che passa, ma posso baciarti come si deve?"

Mimmo sorrise ammiccante e si avvicinò lentamente a lui. Simone, però, era stanco di sentirsi di porcellana. Gli mise le mani dietro la nuca e lo baciò di slancio. Sentì Mimmo trattenere il fiato... non se l'aspettava.

Ma Simone era cambiato da un po'. Non era più un ragazzo spaventato da ciò che provava, era sicuro di sè, pronto.

Di quello se ne accorse anche un'altra persona, poco distante, che si era fermato di botto. Rimase un attimo ad osservare, sconvolta, poi si voltò e se ne andò.

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"Dov'è il signor Ferro? Oggi non ci degnerà della sua presenza?" chiese il prof Lombardi. "Balestra lei che è il suo braccio destro, mi sa dire dov'è?"

Simone gli aveva scritto dieci messaggi negli ultimi cinque minuti.

"Guardi prof, credo si sia sentito male. Stamattina non era in forma." Accampò subito una scusa, mentre nascondeva il cellulare senza farsi scoprire.

Il prof. Lombardi non sembrò convinto, ma evidentemente si era stancato pure lui di rincorrere Manuel, tant'è che lasciò perdere.

Simone venne distratto dalla vibrazione del cellulare.

- Sono andato via. Ci vediamo più tardi.

- Ma perchè te ne sei andato? Eri fuori con me due minuti fa. Tutto ok?

- Meravigliosamente.

Simone sorrise un attimo, anche se rimanevano le tracce della sua preoccupazione.

- Ma come parli?

- Eh mi sa che qualcuno m'ha contagiato.

- Dai perchè te ne sei andato? Se volevi saltarti oggi, me lo dicevi. Sarei venuto con te.

- E Mimmo dove l'avresti lasciato?

Simone si bloccò un attimo. Che risposta era? 
Sbuffò e stava quasi per non rispondere... ma non poteva. Lo sapeva benissimo che non sarebbe mai e poi mai riuscito a ignorare Manuel.
Poteva litigarci, mandarlo a quel paese, urlarci, ma non parlarci era impensabile.

- Che c'entra Mimmo?

- T'ho visto che te lo stavi a sbaciucchià tutto.

Arrossii immediatamente. Ok che non se n'era fregato molto di chi lo guardasse, ma l'idea di Manuel che li osservava lo metteva comunque a disagio.

- E quindi?

- E niente. Perciò te sto dicendo che meglio quello che venì co me.

Non capiva Simone se questa fosse gelosia o meno. Manuel lo faceva rincoglionire come sempre, e ne era spiacevolmente consapevole.

- Vabbè dove stai?

- In giro. A dopo

Simone corrugò la fronte. Aveva detto qualcosa di sbagliato? Non riusciva a capire, e più non capiva più s'innervosiva.
Gli piaceva la matematica proprio perché c'era sempre una soluzione a tutto, e quando non c'era bisognava dire "è irrisolvibile, non c'è modo", e andava bene lo stesso.

E invece con Manuel gli sembrava sempre di trovarsi di fronte ad un problema complicatissimo, di quelli che se li risolvi ti prendi un premio. Ci provava a trovare qualche soluzione, ma ogni volta rimaneva con un pugno di mosche in mano e doveva ricominciare.

Era solo in quella lotta... Era solo mentre cercava di comprendere i suoi sentimenti e le sue sensazioni, e dopo averle comprese era rimasto comunque da solo, perchè non era ricambiato.
A che serviva allora amare se poi non si poteva essere amati?
A stare più male?

Simone non ci stava più.

«ci pensi mai agli universi paralleli?»Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora