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"Manuel, ho bisogno di parlarti. Ci possiamo vedere?" 

Da qualche giorno a quella parte, Manuel si era rifugiato da sua madre, non potendo tollerare la presenza di Dante e la certezza che avesse tradito sua madre con Floriana.

La casa che tanto aveva amato negli ultimi tempi, gli era diventata improvvisamente stretta, e aveva deciso di non avvicinarsene per un po'. Non aveva pensato, però, che questo avrebbe ridotto di troppo la possibilità di vedere Simone ogni qualvolta lo volesse. 

Sì, dove? 

Rispose immediatamente al suo messaggio vocale. Aveva percepito una nota d'urgenza nell'altro, accompagnata da qualcosa di poco definibile, ma sicuramente non rassicurante. 

Normalmente, si sarebbero visti in piscina, e lo sapevano entrambi, ma Simone non era stupido ed era conscio che sarebbe stato chiedere troppo.

Vengo da te. Mi mandi la posizione? 

Manuel la inoltrò, mordendosi il labbro. La preoccupazione che fosse successo qualcosa cominciò a martellargli il cervello.

Magari si è lasciato con Mimmo, pensò euforico. 

Ma Simone non ne avrebbe mai parlato con lui di sua spontanea volontà, doveva ricordarsene. Tutta la parte delle loro vite incentrate sui sentimenti e su qualcosa di quanto più vicino all'amore era un argomento tabù che, di tacito accordo, avevano deciso di non trattare mai l'uno con l'altro. Era fonte di imbarazzo e faceva riemergere tutto quel non detto che si portavano dietro da quando, mesi prima, si erano tenuti stretti sotto il cantiere. 

Magari si è messo di nuovo nei casini per quella testa di cazzo, pensò allora, e una rabbia cieca si diffuse come un incendio in tutto il suo corpo. 

Scosse la testa. Se Simone non fosse arrivato nel giro di due minuti sarebbe impazzito. Lui era la tipica persona che non poteva essere lasciata sulle spine. Odiava quando gli amici gli dicevano "Oh, poi te devo dì na cosa" perchè poi rimaneva ore, anche giorni, a pensarci, quando poi magari era una stronzata colossale che gli avrebbero potuto raccontare anche solo per messaggi, senza farlo penare in quel modo.

Adesso che poi c'era di mezzo qualcosa che c'entrasse con Simone, la paura e l'agitazione gli attanagliarono lo stomaco. 

Dovette aspettare altri venti minuti, però, prima di scattare in piedi per la suoneria del cellulare.

Scendi. 

Manuel aggrottò le sopracciglia, non capendo come mai Simone non fosse voluto salire in casa. Sbuffò e scese le scale di corsa. 

Il cuore gli sobbalzò nel petto quando lo vide appoggiato alla Vespa. Storse le labbra, ancora sorpreso dalle reazioni del suo corpo in presenza di Simone.

"Simò." Si annunciò lui, avvicinandosi in fretta. "Che è successo? Perchè non sei voluto salire?" 

Simone lo guardò con i suoi occhi da Bambi, che quel giorno, molto più degli altri, sembravano quelli di un cerbiatto spaventato. 

"Meglio se tua madre non sente." Ribatté lui, con voce spezzata. 

Manuel capì in un secondo. "Riguarda tuo padre?" Simone annuì. "Che ha fatto?"

Non rispose subito, ma cominciò a guardarsi intorno, probabilmente cercando le parole giuste per dire qualcosa che gli risultava difficile. Manuel stava tremando di impazienza e preoccupazione, ma non gli mise pressione come avrebbe fatto in passato. Ultimamente stava cercando di moderare le sue reazioni esagerate e distruttive, soprattutto in presenza di Simone.

«ci pensi mai agli universi paralleli?»Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora