5.

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Note dell'Autrice:

All'inizio stavolta, perchè sono PIENAH dopo le puntate di giovedì e ho bisogno di sfogarmi.

Io SPERO vivamente che quello non sia il loro addio e che ci sia un riavvicinamento, altrimenti non capisco il senso di tutta la prima stagione, nè delle gelosie della seconda.

Cioè, per me ieri è stata una stilettata al cuore quella scena in cui Manuel lascia Simone da solo, non potevo crederci. Non l'avrebbe mai fatto, non dopo tutto quello che hanno passato.

Ecco perchè sto pubblicando alle due di notte... ho bisogno che da qualche parte la loro storia si delinei come l'ho sempre immaginata.



-

"Quindi, che je dico a Chicca?"

"Che je devi dì. Che ce sto." 

Manuel si era sorbito il terzo grado da Matteo per tutta la mezz'ora prima di entrare a scuola. Mannaggia a lui che aveva deciso di fare colazione al chiosco di fronte... però gli sembrava una bella occasione per avere qualche minuto per sè con Simone.

In quei giorni l'aveva visto poco. A volte non veniva a scuola e andava chissà dove con Mimmo... lui stesso si era incasinato con la situazione di Nina e della bambina, e non capiva nemmeno lui cosa stesse facendo.

Nina gli piaceva, veramente tanto, ma anche dopo aver fatto cose con lei, la testa vagava e andava a un paio di occhi scuri che lo risucchiavano sempre, cancellando tutto il resto.

Manuel non voleva pensarci, non poteva, perchè questo lo riportava sempre a delle realizzazioni che lo spaventavano e gli facevano venire gli attacchi d'ansia. Perchè a lui non potevano piacere i maschi, non gli erano mai piaciuti... però cazzo se gli piaceva Simone.

Ormai non poteva fare finta di niente. Anche in quel momento, mentre Matteo gli dannava l'anima, lo sguardo gli cadeva su Simone che, poco lontano, chiacchierava con Laura. Non poteva fare a meno di osservargli le spalle larghe, che tempo prima l'avevano stretto con una naturalezza disarmante, i fianchi stretti, i ricci scomposti, dentro cui ci aveva messo le mani come se ne andasse la sua vita...

"Manù? Ce sei?"

"Seh." Si riscosse subito da quei pensieri. "Mattè nun me rompere er cazzo de prima mattina. Dimmelo e basta: ce vuoi provà de nuovo co Chicca?"

"Beh - rispose lui con difficoltà - vorrei evitarme de finì a botte co te come l'anno scorso."

Manuel rise. Matteo non poteva nemmeno immaginare quanto i suoi pensieri fossero così lontani da Chicca. "No te preoccupà. Provace, amici come prima."
Continuò a guardare Simone che, forse sentendosi osservato, si girò verso di lui. Lo vide inclinare il volto, incuriosito, e gli lesse negli occhi un'implicita domanda: "perchè mi guardi? Perchè mi guardi così?"

Manuel non cedette, anche se sentì le gambe tremargli, perchè aveva bisogno di capire cosa volesse da lui. Era stanco di tutte quelle sensazioni devastanti che ogni giorno si sentiva addosso. Non era solo la rabbia per sua madre e per suo padre o per Viola, ma percepiva sempre un senso di vuoto insopportabile. Sentiva che gli mancasse qualcosa... e quando guardava Simone, quella sensazione si acuiva in modo insopportabile.

"Oh, ma te riprendi? Dobbiamo entrare. Altra giornata all'inferno, hai presente?" Matteo gli diede uno scossone.
"Statte calmo Mattè, se no cambio idea e te gonfio." 

Manuel la buttò sul ridere, come faceva sempre, ma dentro di sè si sentì comunque un po' morire.

-

"Sei pronto?"

Si appoggiò allo stipite della porta, mentre osservava Simone sistemarsi la camicia bianca. Voleva dirgli che sembrava un perfettone, ma non sarebbe stato vero.
Simone risplendeva. Mai come in quel momento, si rendeva conto di quanto fosse bello.

"Seh. Tu?"
Si sentì squadrare a sua volta, sentendosi bruciare in ogni punto in cui Simone posava distrattamente lo sguardo.

"Seh. So' bello no?" Manuel si pavoneggiò un po'.

"Ma va. So' meglio io."

E c'hai ragione.

"Te piacerebbe. Sbrigate."

Scesero le scale con calma, i loro profumi mischiati nell'aria, ma Simone era distratto dal cellulare.
"A chi scrivi?"

"Mimmo."

Manuel si trattenne dallo sbuffare. "Mica ti può rispondere. O no?"
"No. - percepì l'amarezza nel tono di Simone - Ma so preoccupato. Non è al sicuro lì e non so come aiutarlo."
"Non puoi Simò."

Manuel si sentì i nervi tendere, ma non aveva intenzione di rovinarsi la serata - la prima che passavano insieme dopo tanto tempo - per colpa di una persona appena arrivata.

"Vediamo..." Simone era incerto e Manuel, che lo conosceva come le sue tasche, era certo che stesse decidendo se dirgli o meno qualcosa... e infatti. "Ce so stato insieme."

Gelo.

Gelo totale.

Manuel si poteva aspettare tutto tranne quello, come non poteva immaginare la devastazione che sentiva dentro. Si sentiva il cuore distrutto... ma quindi il cuore, quando si spezza, non fa nessun rumore?

"In che senso?"

Ti prego, dimmi che ho capito male.

"Eh, 'nche senso. Nel senso che c'ho scopato."

Se Manuel non stesse cercando di mantenere una qualsiasi parvenza di indifferenza con tutte le forze, si sarebbe accorto che Simone era incerto, cauto, come se stesse camminando sui vetri rotti.

O sulle schegge del mio cuore, è uguale.

Più di tutto, però, è la preoccupazione che lo sblocca. "Ma che te sei rimbambito? Ma perchè te devi sempre 'ncasinà la vita?!"

Simone si tirò indietro. "Non sei proprio la persona adatta a farmi la predica."
Lo so, ma se non ti faccio la predica rischio di urlarti contro cose che ti ferirebbero, cose che mi aiuterebbero ad ergere i miei soliti muri, ed è una cosa che mi sono promesso di non fare mai più.

"Lo so, no so' cazzi mia - rispose lui, ripensando a una vecchia conversazione - ma che vita ti può dare uno così? Simò meriti di più."
Lo pensava davvero, l'aveva pensato soprattutto dopo l'incidente. Simone meritava più di Mimmo, e di sicuro meritava molto più di uno come Manuel, che era capace solo di ferire le persone a cui teneva.

"Questo lo decido io. Ora andiamo, non me va de sentirme pure la predica di Matteo."

Manuel non disse nulla, ma pensò che per una volta non era l'unico a scappare di fronte alla realtà.

«ci pensi mai agli universi paralleli?»Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora