«QUINDI è un avvocato. Quante probabilità c'erano?», ridacchia il mio capo.
Lo so, Jeremy, non me lo ricordare.
Stiamo sistemando gli ordini in magazzino quando Javier arriva con altri due scatoloni enormi da sistemare.
«Che cosa sono?», chiedo, controllando la lista.
«Le nuove cannucce di carta e i fazzoletti a tema Halloween». Guardo il numero dell'ordine e sbarro la casella sul foglio. Javier scarica il pallet e mi rimetto a lavoro con Jeremy.
Finiamo dopo una buona mezzora e nel frattempo gli racconto del trasloco al loft.
«Sembra una brava persona, comunque, no?», dice, porgendomi una bottiglietta d'acqua. Grazie al cielo stiamo facendo una pausa prima di tornare al banco perchè sono distrutta. Non so come farò a reggermi in piedi stanotte. Credo proprio rimarrò il tempo necessario per un drink ed entro mezzanotte sarò dentro il letto.
Bevo un sorso. «Più o meno». Mento. Purtroppo per me Alex Rendel sembra davvero un brav'uomo, ma non lo conosco abbastanza per esserne del tutto sicura.
«Più o meno non direi, Kate. Ti ha offerto casa sua e neanche ti conosce. Chi altro farebbe una cosa del genere, bambina?». Quel tenero soprannome a volte mi fa ricordare ancora di più papà. Per un momento mi intristisco al ricordo, ma lo scaccio via subito.
Faccio spallucce. «Non lo so, non conosco ogni persona su questo pianeta, Jeremy. Potrebbe ancora essere un serial killer sotto mentite spoglie». Mi alzo e butto la bottiglietta vuota nel bidone. Jeremy mi segue oltre la porta del deposito.
«Non credo lo sia, Kate. Si vede dalla faccia che è un bravo ragazzo». Mi volto e gli lancio un'occhiata da dietro le spalle.
«Tu ti fidi troppo delle persone, Jeremy. Sei troppo buono». É davvero troppo buono. Inviterebbe a cena pure un ladro che gli ruba il portafogli e si siederebbe a tavolino con lui per chiedergli perché si comporti così. E sarebbe pure capace di consolarlo se ce ne fosse bisogno. Come si suol dire: it's not my cup of tea. Ecco perché lavoravo come avvocato pro bono. Per difendere chi non si poteva permettere di consolarli i criminali.
«E tu devi essere più indulgente, bambina mia», ribatte lui raggiungendomi al bancone. Alzando gli occhi al cielo, servo una donna che vuole solo due ciuffi di panna sopra il suo caffè, non uno perchè sarebbe troppo poco e non tre perché sarebbero troppi. A volte devo ricordarmi che finirei in galera se dessi retta alla parte più sinistra di me.
Le porgo il caffè e le auguro una buona giornata. Non vedo l'ora di tornarmene a casa. Sbuffo sonoramente quando mi ricordo che devo uscire con Chris e gli altri.
A fine turno sono esausta. Ho dovuto prenotare un Uber perchè non avevo la forza di prendere la metro per tornare a casa. Devo smetterla di spendere soldi come se ne avessi. E ora mi tocca anche prepararmi.
'Due ore, Kate. Solo due ore', mi ripeto disegnando una linea dritta di eyeliner che ho già cancellato due volte perchè è venuta male. Forse avrei dovuto seguire anche un corso di make up a Standford perchè a quanto pare a ventisei anni ancora non mi so truccare decentemente.
***
Naturalmente Chris è arrivato alle undici non alle dieci. Quindi ho già un'ora di ritardo rispetto al mio piano. E naturalmente, quando arriviamo, ci sono già tutti i miei ex colleghi dello studio, più qualche amico di Joshua. Faccio un saluto generale e mi dirigo al nostro tavolo.
«Che cosa prendi?», urla Chris, dato che il locale è pieno zeppo di gente e la musica è assordante. Ma la gente non ha altro da fare di lunedì notte? Beh a quanto pare nemmeno io, dato che mi trovo ad una sorta di baby shower improvvisato in una discoteca.
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Unthought of Love
ChickLit«Chi sei, tu?» «Credo che in fondo tu lo sappia, Kate» «Mi hai mentito!» «Bugia, omissione. Semantica. Quello che conta, 'loca', è che ho vinto, io». «Hai vinto, si. Ma a che prezzo?» ~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~ Lei era uno degli avvocati...