Ingrano la marcia e prendo lo svincolo a est della novantacinquesima tra Park e Madison Avenue.
Rivoli di sudore freddo si aggrovigliano sulla mia pelle; il sorriso di Kate un flash lampeggiante davanti a me.
Lo stridio graffiante dei freni dell'auto sull'asfalto è un motivetto oscuro che mi fischia nelle orecchie.
Le ampie porte a vetri neri del Black Pearl si aprono al mio passaggio senza alcuna fatica.
Charlotte è all'ingresso, seduta come al solito dietro la sua postazione.
Appena incrocia il mio sguardo, abbassa la testa come da ordini, in segno di devozione e rispetto verso La Fratellanza.
Schiocco la lingua fra i denti quando i suoi occhi grigi percorrono il mio corpo con sguardo famelico, come se volesse spogliarmi da un momento all'altro.
Una parte della mia psiche vorrebbe sentire qualcosa, almeno un accenno di eccitazione nei confronti della Jessica Rabbit davanti a me.
In fondo, qualche volta ci siamo divertiti assieme – io più che altro - ma niente di più di qualche pigra sveltina.
Immagino cosa proverei con lei in ginocchio davanti a me e il mio pugno stretto fra le sue ciocche rosse.
Ma niente.
Il mio corpo non si accende più per nessun'altra.
Solo per lei.
E mi chiedo se in realtà, qualcun'altra mi abbia mai fatto sentire come Kate Anderson e, dal tremolio del mio corpo al ricordo di lei sotto di me la scorsa notte, temo di sapere la risposta.
«Alex», mi saluta, Charlotte, quando percorro l'ingresso.
Mi blocco sui miei passi e inarco un sopracciglio verso di lei. Sa benissimo che non deve chiamarmi per nome.
Tutti lo sanno.
Aspetto che corregga il tiro con sguardo annoiato. Giocherella con le dita nervosamente, infilandosi una ciocca dietro l'orecchio.
«Rendel», scandisce, infine.
Molto meglio.
«Velasquez la sta aspettando nel suo ufficio», esita un momento. «Non è esattamente di buon umore, oggi. Volevo solo avvisarla», conclude, distogliendo lo sguardo e inclinando lo sguardo sui fogli sulla scrivania.
Sbuffo una risata e avanzo verso di lei, la mia ombra una presenza oscura sulla pelle avorio delle sue mani.
Charlotte alza subito la testa, sgranando gli occhi e, per un momento, un velo di paura si posa sul suo viso. Le sue pupille si dilatano al passare di ogni secondo in cui non parlo.
«Cosa ti fa pensare che me ne importi un cazzo del suo umore, Charlotte? Ti do l'impressione di uno a cui freghi qualcosa?», dico, con tono privo di emozione.
Charlotte scuote rapidamente la testa da una parte all'altra. Apre la bocca come per rispondere, ma la fermo subito con una mano.
«Non disturbarti ad aggiungere altro. Se mi fosse interessata la tua opinione, te l'avrei chiesta». Mi giro sui tacchi e la liquido dandole le spalle.
Non ce l'ho con Charlotte nel particolare, ma qua non siamo amici.
Nella Fratellanza nessuno è amico di nessuno.
E prima Charlotte impara il suo posto, più il sangue continuerà a scorrere nelle sue vene.
Avanzo lungo la sala a passo svelto e sicuro. Una mano in tasca; il peso della pistola preme sicuro sulla mia schiena.
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Unthought of Love
ChickLit«Chi sei, tu?» «Credo che in fondo tu lo sappia, Kate» «Mi hai mentito!» «Bugia, omissione. Semantica. Quello che conta, 'loca', è che ho vinto, io». «Hai vinto, si. Ma a che prezzo?» ~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~ Lei era uno degli avvocati...