11. KATE.

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Non appena mettiamo piede in centrale, riconosco subito il corridoio che attraversiamo.

Tre anni fa ero solita calpestare gli stessi pavimenti per incontrare i miei clienti per i colloqui.

Ironia della sorte numero due.

Se non fossi sveglia da quasi quarantotto ore e con la mani dietro la schiena legate da delle cazzo di manette di metallo penserei di essere ubriaca.

Un altro agente, più anziano di quelli che mi hanno portato qui, si alza dal gabbiotto sulla destra e fa cenno con la testa per seguirlo.

La prima cosa di cui mi rendo conto è che le sbarre nere della cella puzzano di vomito.
E credo proprio appartenga al senzatetto in posizione supina sulla panca nera in fondo alla stanza.

  «Si giri», dice, il poliziotto -Al come conferma la sua targhetta- prima di levarmi le manette. Non appena lo fa, sento finalmente la pressione allentarsi sui polsi. Li massaggio subito per buona misura.

L'uomo richiude la porta e il rumore graffiante delle sbarre mi fa sussultare. «Resti qui, torno tra poco», aggiunge, prima di voltarsi e ritornare al suo posto.

Mi dirigo, avvilita, verso la panca del senza tetto che si sposta per farmi un po' di posto. Lo ringrazio con un sorriso sbilenco.

Mi accascio sulla stessa e premo la nuca all'indietro contro il freddo muro di cemento.

Devono rivedere questo cazzo di sistema di custodia cautelare.

Arrestata per un pugno in faccia.

Okay, magari anche gli affitti in arretrato hanno contributo.

Va bene lo ammetto: è stato più forte di me.

Quando Young ha chiamato il 911 non ce l'ho fatta e sono scattata. È stato come se una forza nascosta e inspiegabile dentro di me si sia impossessata della mia mano destra e il bersaglio era la sua mandibola.

Ren non si è nemmeno difeso. Immagino che picchiare una donna lo avrebbe fatto passare dalla parte del torto e lui è fin troppo furbo.

Nel giro di tre anni sono passata da essere un avvocato rinomato a fare la cassiera a essere una criminale che sferra pugni agli ex padroni di casa.

Complimenti, Kate. Non c'è che dire. Ne potrebbero pure parlare al 'Graham Norton Show' con Chris Tucker come ospite che mi imita.

Se non fosse che sono senza un dollaro sbatterei la testa all'indietro più forte.

Peccato che potrei sopravvivere a una commozione cerebrale e sarei pure costretta a pagare migliaia di dollari di spese mediche.

Nuovo appunto per lo Stato: rivedete anche l'assistenza sanitaria.

Per esempio: non è possibile che una persona spenda quasi cinquecento dollari per un inalatore. Se fossi asmatica preferirei avere una crisi respiratoria e aspettare che la morte faccia il suo corso.

In questo momento però mi servirebbe un infarto fulminante per evitare tutto questo...

«Può fare una telefonata, ora. Ha due minuti», mi comunica, Al, sbattendo il manganello sulle barre.

Meraviglioso. Molto gentile da parte vostra, se non fosse che non so chi chiamare.

Jeremy? No, non esiste, verrebbe a lui un infarto.

Chris? É lunedì quindi sarà in tribunale...

Quindi chi altri potrei chiamare?

Se papà fosse ancora vivo sarebbe venuto a prendermi senza fiatare e mi avrebbe portato a mangiare ciambelle al cioccolato per consolarmi.

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