6 ~ Non illuderti

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-Tu hai deciso cosa farai per Natale?-

Questa volta sono io a scrollare le spalle. -Con Stefania, te l'ho detto-

-Ma se porta con sé davvero il suo ragazzo?-

Mi distraggo un paio di istanti, mentre individuo sul marciapiede opposto a quello in cui siamo un mio vecchio compagno di scuola. In paese ci conosciamo quasi tutti, almeno di vista, almeno per sentito dire che esistiamo. Sollevo una mano nella sua direzione per salutarlo e torno ad agitarmi un po'. Non è un mistero per la gente che mi conosce in paese che io finisca per accompagnarmi spesso – ma poi neanche così spesso, non sono così fortunato – a degli uomini, ma l'idea che qualcuno che conosco possa sorprendermi con Filippo un po' mi turba.

Svoltiamo a destra, avvicinandoci sempre più alla piazza, e le strade iniziano a mostrarsi cariche di luminare, di lucine di natale che ricoprono i prospetti delle attività commerciali, balconi, fronde degli alberi e finestre, come coperte scintillanti. Babbo Natale gonfiabili, sospesi da cavi invisibili al buio, sopra le nostre teste, intenti a guidare una slitta con tanto di renne. Anche qui ci sono più persone del solito, si muovono cariche di sacchetti e confezioni regalo, di cappotti pesanti, sciarpe e cappelli di lana, sorrisi e frenesia gioiosa. Quest'ultima vibra nell'aria come un profumo seducente, delizioso, frizzante, contagioso. Viene da sorridere anche a me e smetto di farmi paranoie, mentre saluto la Signora Antonella del Tabacchi con un cenno della mano. Fabiola esce dalla farmacia e si accende una sigaretta, regalandomi un bacio volante da lontano, al quale rispondo allo stesso modo.

-Sicuro porterà Fabrizio con sé-

Filippo mi rivolge uno sguardo interrogativo, probabilmente ho tergiversato abbastanza prima di riprendere a parlare da fargli credere che non avrei più risposto alla sua domanda, e questo deve averlo stupito un po'. -Hanno già preso i biglietti-

-E tu te la senti di incontrarlo?-

-No. Ma va bene così. Nel senso, se lei è felice, lo sono pure io. Se questa cosa la rende felice, lo sarò pure io e mi impegnerò per farmela andare bene sul serio-

-Perché non vuoi conoscerlo?-

Mi stringo nelle spalle, Chicco tira un po' troppo, e mi accorgo che dall'altro lato della strada passeggiano Daria e Luna. Saluto Daria e spingo Chicco a ignorare il cane della mia amica, anche se con un po' di fatica, ma appena le due girano l'angolo, Chicco subito cambia atteggiamento, si rilassa di nuovo, e si dimentica di Luna. -Te l'ho già detto: è lei che sta con lui-

-Sì, ma è una persona che forse entrerà a far parte della vostra famiglia in pianta stabile, perché non vuoi conoscerlo?-

-Se entriamo in confidenza poi rischio di innescare tutta una serie di conseguenze naturali che... Beh. Non ho voglia di dividere il tempo di mia sorella con lui. Lei può benissimo continuare a dividere il proprio tempo tra di noi, mi sta bene, ma non voglio essere costretto ad avercelo tra i piedi quando sto con lei-

-Sei possessivo-

-Possessivo e geloso. Sicuro-

Filippo scuote la testa e ridacchia nervoso. -Stai mentendo-

Sgrano gli occhi sorpreso. -Come fai a dirlo?-

Mi punta un dito verso il viso. -Hai arricciato il naso. Lo fai sempre quando sei sarcastico-

-Non ci avevo mai fatto caso-

-Se non è una questione di gelosia, allora cos'è?-

Ci fermiamo davanti la porta della palazzina a tre piani in cui abito. Di solito, arrivati a questo punto, ci salutiamo e Filippo prosegue per questa stessa strada, per poi girare a destra e sparire dalla mia vista. Non so ancora se abiti da quelle parti o se imbocchi quella strada per tornare in direzione della stazione. In realtà di lui so ancora così poco, ci conosciamo da così poco tempo, e non ho alcuna intenzione di dirgli che non voglio conoscere Fabrizio per paura di diventare per Stefania una presenza sullo sfondo della sua vita, una persona non più necessaria, con il rischio di farmi divorare dalla solitudine. -Uhm- e premo due dita sulle palpebre, prima di riportare lo sguardo su di lui. -Sono stanco e sto morendo di freddo. Magari ne riparliamo domani...- e mi interrompo subito, sentendomi ardere per l'imbarazzo.

Mi mordo la punta della lingua, pentendomi delle mie ultime parole: non voglio che pensi che spero di rivederlo domani. È così, ma lui non deve sapere quanto mi sto affezionando alla sua presenza, a questa nuova routine che mi ha praticamente imposto e che, da un momento all'altro, sono sicuro, mi porterà via senza una spiegazione esaustiva.

-Sì, certo- sorride e questa volta gli si forma la fossetta sulla guancia sinistra, vicino al piercing. Si guarda intorno, accosta le mani al viso e vi soffia dentro. -Fa davvero freddo- supera l'ostacolo canino fornito da Chicco e poggia le mani sulle mie.

È sempre più vicino – pericolosamente vicino.

Deglutisco a vuoto e rimango immobile, nel panico, in tensione, impossibilitato a muovere un passo. Accosta le labbra alle mie, chiude gli occhi.

Chiudo gli occhi.

Mi bacia.

È così delicato che mi trovo costretto a riaprire gli occhi per accertarmi che lui sia lì, e annego nelle sue iridi grigie, mi sembra di sprofondare nelle acque gelide di un lago, senza fiato. Senza vie di fuga.

Mi muovo, forse nel disperato tentativo di riemergere, ma la mia mano sinistra finisce su una sua guancia, un mio piede si incastra tra i suoi, e approfondisco il nostro bacio, mentre le mie dita scivolano sotto il suo orecchio, tra le ciocche dei suoi capelli ribelli che fuoriescono dal berretto, e lo attiro di più a me. Con il pollice ritorno verso il mento, percependo gli altri polpastrelli crepitare di pura elettricità nel toccare la sua pelle.

Riapro gli occhi, mi specchio nei suoi. Sorride e si morde un labbro. Mi volta le spalle e corre via verso la solita direzione, oltre il profilo del palazzo in fondo alla strada, e sparisce alla mia vista.

Batto le palpebre.

L'ho baciato.

O mi ha baciato lui?

Non credo abbia molta importanza.

Ci siamo baciati.

Mi guardo intorno con un po' d'ansia – non tanto perché temo in sé per sé il fatto che qualcuno possa averci visti – sono indeciso se sperare di avere un qualche testimone di questo bacio, qualcuno che mi confermi che sì, è successo, oppure correre a nascondermi dentro casa affinché nessuno me ne possa dare certezza – la certezza che me lo sia soltanto sognato.

Mi umetto le labbra rese secche dal freddo e percepisco il suo sapore sulla punta della lingua. Entro nel palazzo, Chicco abbaia tentando di catturare la mia attenzione. Mi piego sulle ginocchia per grattarlo dietro le orecchie. Il portone si chiude alle mie spalle con un tonfo pieno e sussulto.
Sono troppo teso.

Inizio a salire le scale. La prima rampa, la seconda, la terza, la quarta. Ad ogni gradino superato le gambe si fanno più pesanti, più fredde, il sangue sembra agitarsi dentro le vene gelate, spaccarle, riversarsi in tutto il corpo. Sudo, sono agitato. Tolgo la sciarpa.

Quinta rampa di scale.
Mi fermo un attimo. Il cambio repentino di temperatura tra fuori e dentro mi ha spiazzato. Dentro di me sono già caldo, aiutato anche dall'agitazione, dal cuore che pompa sangue a mille, dall'esercizio fisico. Ma fuori sono ancora freddo e mi sembra che la pelle stia per staccarsi dal corpo, come ghiaccio intento a creparsi, sciogliersi. E la mia mente si sta frantumando allo stesso modo.

Ho baciato Filippo – e non ha importanza chi abbia dato il via alla cosa, chi abbia continuato.

Ci siamo baciati.

Mi fermo davanti la porta di casa e recupero le chiavi.

Ci siamo baciati.

Porca miseria. Poggio la fronte contro la superficie della porta. Se mi era già diventato familiare con la sua costante presenza durante i miei viaggi, adesso sarò in grado di continuare a mantenere il distacco tra di noi?

Non illuderti.

Già domani potresti non vederlo più.

Spalanco gli occhi e apro la porta, lasciandola scivolare verso l'oscurità del mio appartamento. Mollo il guinzaglio e Chicco corre dentro casa, al buio, abbaia festante dandomi l'illusione di riempire il vuoto che mi ha accolto. Accendo la luce, chiudo la porta dietro di me e mi ci lascio scivolare contro, fino a sedermi sul pavimento. Chicco torna verso di me. Poggia le zampe anteriori sul mio petto, mi lecca una guancia, scodinzola entusiasta – di cosa, non ne ho idea. Si acciambella tra le mie gambe, fa di una mia coscia il suo cuscino e si quieta, mentre dentro di me continuo a percepire il cuore, la mente, il mio intero mondo esplodere. 

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