47. Epilogo

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«Christian, da quando hai paura di volare?»

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«Christian, da quando hai paura di volare?»

«Non ho paura di volare, piccola.»

«Allora perché continui a picchiettare nervosamente la gamba da quando abbiamo fatto scalo a Doha?»

«Sono solo emozionato di tornare a casa con voi.»

«O forse è solo nervoso perché in questo volo non avete ancora fatto sesso nella toilette di bordo...»

Emil si intromise nella nostra conversazione dai sedili dietro i nostri.

«Accidenti Emil, dormivano tutti sul Melbourne-Doha! Possibile che a te non sfugga mai niente! Tu e tuo marito non potete essere ossessionati da ogni cosa che faccio!» Diana rispose esasperata.

«Cosa vuoi Principessina? Mi annoiavo! Non riesco a dormire in aereo.»

«Chi ha fatto sesso in alta quota?» Iano si svegliò, attratto dall'ennesima discussione grottesca.

«I due piccioncini qui davanti sono entrati nel Mile High Club nella tratta precedente.» Gli spiegò il marito.

«Uffa, ma perché noi mai, Emil?»

«Tesoro, io ho difficoltà a fare pipì in quel bagno e tu hai le spalle più grosse delle mie, anche se solo riuscissimo ad entrarci entrambi, probabilmente dovrebbero smontare l'intera fusoliera per estrarci.»

«Christian, puoi ricordarmi cortesemente perché si sono uniti anche loro al nostro viaggio?»

«Ehi piccola principessina ingrata, se le zia Patty e Elly si sono unite, non vedo perché non avremmo dovuto farlo anche noi!» Iano mi rispose a tono. «La prossima volta sveglio mamma Orsa laggiù e glielo dico che fate le cosacce nei bagni!»

«Mamma orsa vi sente...», rispose Pat insofferente da sotto una mascherina da notte, mentre teneva in braccio una Gioia altrettanto assonnata.

Ridevo sommessamente, sentendomi tirare il cavallo dei pantaloni al ricordo dei gemiti soffocati di Diana nella toilette.

Avrei davvero ripetuto volentieri l'esperienza. Ma il mio nervosismo non era dovuto al fatto che non facevo l'amore con lei da meno di sei ore, piuttosto dal fatto che eravamo quasi a casa e il fatidico giorno stava arrivando. Più si avvicinava, più avevo dubbi sulla possibile reazione di Diana.

Due mesi prima aveva accettato di sposarmi, dopo che glielo avevo chiesto d'impulso mentre facevamo l'amore in spiaggia a Bali, durante la nostra prima vacanza assieme.
Gioia dormiva beatamente nel bungalow sulla spiaggia privata che avevo affittato, mentre noi, a pochi metri, avevamo fatto l'amore sotto il cielo stellato, cullati dalle piccole onde del bagnasciuga.

Non lo avevo previsto, non avevo nemmeno un anello. Ma il momento mi era sembrato così magico che non avevo resistito. Inoltre quell'impeto era dovuto anche alla necessità di tastare il terreno, dato che in realtà stavo organizzato il nostro matrimonio in Italia già da diversi mesi, ovviamente a sua insaputa, avendo come complici Anna e Alberto.

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