Quella mattina mi destai a causa del suono assordante della sveglia.
"Sara, alzati o farai tardi" disse una voce dal piano inferiore.
Lo stomaco mi si attorcigliò al solo sentire il mio nome pronunciato da mio zio Poul.
Non era ubriaco.
"No, cazzo. Ho perso, vaffanculo!" urlò lui che probabilmente stava giocando al poker online.
Da quando la zia lo aveva lasciato, Poul si era buttato nell'alcool e nella droga, mentre quando era sobrio si dedicava a spendere tutti i soldi che io ricavavo dai lavori dopo scuola e che gli davo per la spesa.
"Devo smetterla di darglieli" mi ripetevo sempre, ma quando mi ritrovavo a piangere in un angolo della cucina con la guancia arrossata e qualche livido sul corpo, non ragionavo più in modo razionale.
Mi alzai dal letto controvoglia e mi diressi in bagno per sciacquarmi la faccia ancora accaldata e con i segni del cuscino sulla mia guancia destra.
Mi soffermai sulla mia figura riflessa nello specchio e la mia mente viaggiò subito alla sera prima.
I fogli sul pavimento come anche i cocci di un vaso di ceramica. Poco più avanti gocce di sangue che macchiavano le piastrelle bianche. Il mio labbro inferiore che non smetteva di pulsare e la testa che continuava a girarmi.
Il suono di una notifica mi portò alla realtà. Mi asciugai le lacrime che avevano iniziato a rigarmi il viso e tornai nella mia camera.
Un brivido mi percorse la schiena quando lessi sul display il messaggio da parte della mia migliore amica, Tiffany.
Auguri Sassa. + 16. Preparati bene per oggi. Sarà un giorno fantastico.
Fissai le ultime quattro parole. Odio il mio compleanno. Presi un respiro e chiusi gli occhi abbandonandomi al ricordo della festa dei miei sei anni.
Dieci anni prima
Era tutto perfetto. Io e i miei amici ci trovavamo nel giardino della mia casa d'infanzia in Georgia. Il tavolino bianco vicino alla portafinestra era pieno di pizzette, focaccine e bevande per la merenda. Poco più a destra c'era una piscina dove presto avremmo fatto il bagno.
Mi divertivo ed ero veramente felice per la prima volta dopo tanto.
Da quando Tom, mio padre aveva lasciato mia madre e se ne era andato senza neanche salutarmi quando avevo solo tre anni, il mio umore continuava a peggiorare.
"È troppo piccola, non può capire" aveva detto Tom ad Abby, mia madre prima di lasciare la casa. Come al solito litigavano nella loro camera, convinti che io non li ascoltassi, ma non era così.
Abby non ne parlava mai e io preferivo non sapere il motivo per il quale mio padre ci aveva abbandonate.
"Auguri alla mia Saretta" disse il bambino biondo vicino a me riportandomi alla realtà e porgendomi un sacchetto di carta del mio colore preferito.
Sul viso presentava un sorriso che ogni volta accendeva in me emozioni contrastanti. Il ciuffo liscio biondo gli ricadeva sulla fronte poco più su dei suoi occhioni blu oceano ed ogni volta che puntava il suo sguardo nel mio mi ci perdevo.
"Grazie Noah" presi il sacchetto blu e gli stampai un bacio sulla guancia.
Noah era il mio migliore amico, l'unico che era rimasto dopo che Tom se ne era andato.
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Fino all'infinito
RomansaSara ha 16 anni e vive con suo zio Poul che continua a ubriacarsi e maltrattarla. Alla festa del suo sedicesimo compleanno rivede di nuovo il suo migliore amico di infanzia che però sembra non riconoscerla. Col passare del tempo però i due si avvici...