Uno

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Stiles ha sentito il cuore fermarsi quando l'ha saputo: Carlos non rispondeva a telefono da una settimana ma credeva fosse arrabbiato con lui dopo la furiosa discussione che avevano avuto, non che fosse in coma. Stavano insieme da sei mesi e a parte Jessica, la sua migliore amica, Carlos non aveva mai voluto farlo entrare nella sua vita. È stata proprio Jessica ad avvisarlo dell'incidente.

"Dove posso trovarlo?" le aveva chiesto già in ansia.

"Stiles non penso vorrebbe te lo dicessi."

"Je' sai che sarei capace di girare tutti gli ospedali fino a quando non lo trovo. Fammi risparmiare del tempo e dimmelo, ti prego."

E Jessica aveva ceduto.

Ora Stiles si trova davanti all'ingresso dell'ospedale e non sa bene cosa aspettarsi: e se Carlos non lo volesse? Se fosse sfigurato o menomato o, peggio ancora, in coma irreversibile? Stiles prende un profondo respiro ed entra. "Ha bisogno di qualcosa?"

"Sì, mio nonno è ricoverato in rianimazione. Saprebbe dirmi dove devo andare?"

"Certo caro. Vai da quella parte, sali le scale, terzo piano, prima porta sulla sinistra."

"Grazie mille."

Stiles segue le istruzioni e raggiunge il reparto. Sa di non poter entrare senza essere accompagnato da qualcuno e non sa nemmeno se i familiari hanno dato una qualche autorizzazione alle visite. A dirla tutta, e Stiles se ne rende conto solo in quel momento, non sa nemmeno se Carlos ha familiari. "Buonasera, è qui per qualcuno?"

"Sì, vorrei sapere se è possibile vedere Carlos Lopez. Dovrebbe essere ricoverato qui."

"Oh, certo. Quel bel ragazzo giovane. Al momento c'è il suo compagno con lui. Vuole che le dica che è qui?"

Stiles sente il pavimento tremare sotto ai suoi piedi. Il respiro si fa corto e gli viene da vomitare. Ha bisogno di sedersi e di aria fresca. "No, grazie. Passerò un'altra volta."

Compagno. Quella parola continua a rimbombargli in testa. Stiles vorrebbe urlare, spaccare tutto, entrare in quella fottuta stanza e fare una scenata davanti a quel ragazzo. Oppure chiamare Jessica e prendersela con lei. Invece non fa nulla se non darsi dello stupido per non aver colto i segnali, per non aver collegato i puntini, per essere stato così idiota da non voler vedere. Ci mette almeno venti minuti prima di riuscire a riprendere il controllo e tornare a respirare regolarmente. "Ehi, ragazzino. Stai bene?"

Stiles è piegato sulle ginocchia. Alza la testa e si trova incatenato a due occhi di un verde disarmante. "No. Ma sopravvivrò, grazie" risponde con un sorriso.

L'uomo non sembra convinto. "Posso offrirti qualcosa di caldo?"

"No, non ce n'è bisogno."

"O questo o chiamo un'infermiera."

Stiles si sente in trappola: tutto quello che vorrebbe fare è andare il più possibile lontano da quell'ospedale ma tutto sembra spingerlo a restare. Si arrende. "Va bene."

***

Stiles, nonostante sappia di non dover più mettere piede in ospedale, che è stato preso in giro e che si è innamorato di uno stronzo, non può fare a meno di tornarci.

Sale fino alla camera di Carlos e si ritrova davanti una donna, l'infermiera.
“Salve” la saluta sorridendo. “le dico la verità, io non dovrei essere qui e nessuno sa che esisto, ma ho bisogno di vedere Carlos almeno una volta. Se non mi fa entrare, sappia che aspetterò e appena non ci sarà nessuno entrerò comunque.”

La donna lo fissa. “Che rapporti ha con il paziente?”

Stiles abbassa lo sguardo. “Sono il suo amante” ammette, per la prima volta a voce alta. “E infatti le chiederei anche di avvisarmi se dovesse arrivare il suo compagno, non voglio rovinare nessun rapporto, ma non sapevo di essere l’altro.”

Lei continua a fissarlo. “Sei così giovane” dice solo.

“E anche stupido” aggiunge Stiles. “Posso?”

“Solo due minuti o finisco nei guai.”

Stiles si limita a sorridere, anche se vorrebbe abbracciarla, poi entra nella stanza.

Non riesce a trattenere le lacrime. Carlos è attaccato a tanti macchinari ha la testa fasciata, ma è sempre bellissimo.

Stiles l’ha conosciuto in un locale e quando l’uomo l’aveva invitato a ballare quasi gli aveva chiesto se fosse ubriaco. Carlos era lì, con il suo sorriso, il suo fascino sudamericano e la pelle ambrata. Finirci a letto era stato facile e Stiles era convinto che sarebbe stata solo una notte di passione. Solo che l’uomo l’aveva richiamato e avevano cominciato a frequentarsi.

Carlos gli aveva detto di essere un detective, Stiles stava e sta ancora frequentando il secondo anno di accademia dell’FBI. Gli anni di differenza sembravano troppi, poco più di quindici, ma la loro storia sembrava perfetta.
“Vorrei solo sapere perché mi hai mentito” è quello che pronuncia quando si avvicina al letto. “Mi fidavo.”

Gli sfiora la mano inerme, sentendo la sua pelle fresca. “Mi manchi tanto e sono anche così arrabbiato…” dice asciugando le lacrime. “Svegliati, ti prego. Po-potrei anche perdonarti se tu scegliessi me…”

Un colpetto alla porta lo fa sobbalzare e l’infermiera si affaccia, chiedendogli di uscire in fretta.

Un’ora dopo, Stiles è seduto al bar dell’ospedale, ha da poco finito di piangere e ha una coca cola davanti.
“Giornata difficile?”

Stiles alza lo sguardo e si ritrova l’uomo della volta prima, quello con gli occhi verdi. Accenna un sorriso e annuisce.

L’uomo indica la sedia al suo fianco, come per chiedergli se può sedersi e stiles acconsente. “Io sono Derek.”

Stiles abbassa lo sguardo, poi afferra la sua mano. “Stiles.”

“Come mai sei qui, Stiles?”

Stiles gioca con la cannuccia prima di rispondere. “Mio nonno è in coma” mente. “Molto grave.”

“Io sono qui per il mio compagno” risponde l’uomo. “Anche lui è in coma, grave. Non sanno se si risvegliarà.”

Stiles vorrebbe credere ad una coincidenza, ma quante possibilità possono esserci?

“Come si chiama?” chiede.

Potrebbe sembrare sconveniente, ma lui gli ha appena chiesto perché è in ospedale a piangere.

“Josè” risponde Derek. “Stiamo insieme da quindici anni.”

Non è Carlos. È l’unica cosa a cui riesce a pensare Stiles.

“Mi dispiace” dice. “Spero possa svegliarsi presto.”

“Lo spero anche io per tuo nonno. Si vede che gli sei molto affezionato.”

Stiles sorride, poi continua a bere la sua bibita. Il silenzio è confortante, non sente il bisogno di riempirlo di parole. Solo dopo altri quindici minuti si alza, accenna un sorriso verso Derek e se ne va.


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Eccoci qua a finire quest'anno con un po' di sano angst e amore.
Vero il giorno di festa è domani, come domani è l'anniversario del nostro ritorno. Ma una certa personcina che ormai avete imparato a conoscere (leggasi Blu) non riusciva proprio ad aspettare, quindi eccola qua, tutta per voi.

Mi raccomando questa sera, mangiate, bevete, divertitevi, fate qualsiasi cosa vi faccia stare bene.

E grazie per leggerci sempre e sostenerci.

Al prossimo anno

Pampu e Blu

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