“Stai bene?”
Sono sudati, appiccicaticci e Stiles ha il proprio seme sullo stomaco e quello di Derek sulla schiena, ma non è mai stato meglio.
“Mi credi se ti dico che non sono mai stato meglio?” dice, infatti.Derek se lo stringe sul petto, sbuffando una risata tra i suoi capelli. “Non credo di essere così eccezionale.”
Stiles gli bacia il petto. “Oh, credimi, lo sei. Una macchina del sesso, il dio del sesso, tu sei sesso.”
Derek sorride ancora, ma non risponde, continuando ad attorcigliare le dita tra i suoi capelli. Stiles vorrebbe chiedergli a cosa sta pensando, ma non lo fa, in fondo può immaginarlo. E anche lui non può fare a meno di pensarci. Quindi, preferisce stare in silenzio, in quell’abbraccio confortevole, nella pace post orgasmo e sa che anche l’altro sta provando le stesse sensazioni. Non sa perché, ma lo sente che Derek non è capitato nella sua vita per caso e che quella situazione, per quanto brutta, non sia totalmente sbagliata nemmeno per lui.
Così come sa che è, ormai definitivamente, fottuto.
Si addormenta poco dopo sul petto di Derek avvolto nel suo abbraccio. Quando si sveglia nemmeno si stupisce di trovarsi da solo: ci resta un po' male, mentirebbe se dicesse il contrario, ma capisce anche come si sente Derek e non può fargliene una colpa. Sa di non averlo costretto ad andare a letto con lui, che lo volevano entrambi, che è abbastanza adulto per fare le sue scelte e pagarne le conseguenze ma gli dispiace comunque. Si sente quasi un po' in colpa per averlo invitato a casa sua anche se sa di non avere colpe.
Passano tre giorni. Tre giorni in cui Derek non si fa minimamente sentire. Tre giorni in cui Stiles gli lascia il suo spazio decidendo di non fargli alcuna pressione. Al quarto giorno, però, Stiles pensa di non meritarsi quel trattamento: sono due adulti, non ha mai chiesto nulla a Derek, conosceva la sua situazione e vorrebbe almeno sentirsi dire se è stata solo la scopata di una notte. Per questo si siede al solito tavolino in attesa della comparsa di Derek. Solo che il ragazzo non si fa vedere e Stiles comincia a preoccuparsi. Sale fino al piano di terapia intensiva e si siede sulla panca davanti alla porta. Derek esce venti minuti dopo: sembra più stanco del solito, ha gli occhi rossi e gonfi e a Stiles sembra anche dimagrito. Sgrana gli occhi quando lo nota ma, invece di evitarlo, si siede al suo fianco prendendosi la testa fra le mani. “Non dovevamo farlo, Stiles. Mi dispiace da morire.”
Stiles sente qualcosa rompersi dentro di lui ma lo capisce. Ricaccia indietro le lacrime e gli appoggia una mano sulla spalla. “Tranquillo, Der. Va tutto bene.”
“E invece non va bene un cazzo. José è il mio compagno ed è incosciente in un letto d’ospedale mentre io desidero un altro."
Stiles si sente morire dentro. Anche lui lo desidera, anche lui sente di essere un traditore ma non nei confronti di Carlos. “Devo dirti una cosa” butta fuori con un soffio di fiato.
“Sei fidanzato anche tu?” gli domanda con una sorta di risata isterica.
“Circa.”
“Ti prego dimmi che non rischio di trovarmelo davanti. Al momento non saprei proprio come potrei reagire.”
Stiles sta cercando le parole che ritiene migliori per spiegargli quell’assurda situazione quando un’infermiera esce di corsa dalla rianimazione. “Si è svegliato!" urla.
Derek si alza di scatto e corre verso la stanza seguito a ruota da Stiles che agisce senza pensare. Entrano entrambi nella stanza e José/Carlos sembra sofferente, distrutto ma lucido. Sorride. “Derek, amore, sei qui” dice porgendogli la mano.
Derek gliel’afferra. “Dove altro dovrei essere?” gli domanda sedendosi sul bordo del materasso.
In quel momento Stiles vorrebbe diventare invisibile, ridursi ad un essere microscopico e sparire da quel luogo senza essere visto. Ci prova pure solo che inciampa in un armadio attirando l’attenzione di tutti. “Stiles?”
Stiles non sa cosa fare, non sa nemmeno come rispondergli o come chiamarlo. Sente lo sguardo interrogativo di Derek su di lui e vorrebbe solo mettersi a piangere. “Sono felice che tu stia bene, ci hai fatto spaventare.”
José/Carlos è sul punto di rispondere qualcosa ma un’infermiera seguita da un medico entrano nella stanza e li cacciano fuori. Lui e Derek sono fuori dalla porta, Stiles ha la testa bassa ma sente chiaramente la furia di Derek. “Dimmi che non è come penso.”
“Mi dispiace, Der.”
“Ti dispiace cosa esattamente? Di essere il fottuto amante del mio compagno? Di avermi raccontato un mucchio di palle? Di esserti approfittato di me?”
Stiles sa di meritarsi tutta la rabbia di Derek ma la colpa non è solo sua. “Non sapevo avesse un compagno” si giustifica.
“Posso anche credere al fatto che non sapessi che José avesse un compagno. Ma poi ti sei avvicinato a me con l’inganno sapendo perfettamente chi fossi. Io mi fidavo di te, Stiles. E tu non hai fatto altro che mentirmi chissà a quale scopo.”
Stiles non riesce più a fermare le lacrime. “Mi piaci sul serio, Der.”
“Fosse vero me lo avresti detto prima di venire a letto con me. Ora, se non ti dispiace, gradirei che sparissi dalla mia vista e dalla nostra vita. Hai già fatto abbastanza danni.”
Stiles vorrebbe dire qualcosa di sensato, qualcosa che faccia cambiare idea a Derek, che gli faccia capire che si sta sbagliando, che non è così ma non ci riesce. Derek lo sta guardando con un odio difficile da sostenere e Stiles non può fare altro che dargli le spalle e andarsene via.
Resta chiuso in casa per due giorni senza riuscire a fare altro se non piangere e maledirsi. Vorrebbe davvero riuscire a parlare con Derek, provare a spiegarsi, fargli almeno capire che non ha mai voluto prenderlo in giro ma non vuole mettergli pressione. In realtà ha il terrore di incrociare ancora il suo sguardo pieno di disprezzo nei suoi confronti. Deve trovare la forza per fare i bagagli: Natale è sempre più vicino e ha un aereo da prendere. Non che abbia tutta questa voglia di tornare a casa, affrontare la compagnia di amici e famiglia in questo momento dove vorrebbe solo vegetare nel letto ma cambiare aria potrebbe fargli bene.
Sta infilando una felpa a forza nella valigia quando il telefono vibra. Apre convinto di trovarsi l’ennesimo messaggio di Scott e, invece, si blocca appena legge il nome. Carlos.
(Ore 12.23) Vorrei vederti.
Stiles lancia il telefono sul letto come se si fosse scottato e continua a fare i bagagli anche se con la coda dell’occhio continua ad osservare lo schermo del cellulare illuminarsi. Solo quando chiude la cerniera si arrende e legge i nuovi messaggi.
(Ore 12.45) So che sei arrabbiato con me e hai tutte le ragioni del mondo.
(Ore 12.46) Non potrò mai chiederti scusa abbastanza ma vorrei almeno parlarti un’ultima volta.
(Ore 13.23) Okay, va bene. Puoi almeno rispondermi a telefono?
Stiles prende un profondo respiro prima di rispondere con dita tremanti.
(Ore 13.34) Non ho voglia di sentire la tua voce. E sono già a Beacon Hills. SS
La risposta arriva immediatamente.
(Ore 13.35) Guarda che lo so che hai il volo domani.
E quella è la frase che fa definitivamente crollare Stiles. Si asciuga una lacrima.
(Ore 13.37) Pensavo non ti importasse e non mi stessi neppure ascoltando. SS
(Ore 13.38) Vieni, ti prego. Ti aspetto.
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Serendipity
FanfictionStiles ha sentito il cuore fermarsi quando l'ha saputo: Carlos non rispondeva a telefono da una settimana ma credeva fosse arrabbiato con lui dopo la furiosa discussione che avevano avuto, non che fosse in coma. Stavano insieme da sei mesi e a parte...