L'ufficio

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L'ufficio


Beatrice avanzò per corridoi deserti, anche se dovette nascondersi rapidamente dietro una statua quando la strana professoressa di divinazione comparve dietro un angolo, borbottando tra sé.
Mescolava un mazzo di carte dall'aria sudicia e le leggeva camminando.

"Due di picche: conflitto" mormorò, oltrepassando il punto dove la bruna si era rannicchiata.

"Sette di picche: presagio nefasto. Dieci di picche: violenza. Regina di picche: una giovane bruna, forse nei guai, una a cui non piace colei che interroga le carte..."

Si fermò di botto, sull'altro lato della statua.

"Be', questo non può essere esatto" sbottò irritata, e Beatrice la sentì rimescolare il mazzo con vigore e ripartire, lasciandosi solo un sentore di lavanda alle spalle.

Aspettò finché non fu sicura che se ne fosse andata, poi riprese a correre e raggiunse il punto del corridoio del settimo piano dove un isolato gargoyle si ergeva contro la parete.

"Mandragola" disse Beatrice.

Il gargoyle si spostò con un balzo; la parete alle sue spalle scivolò di lato rivelando una scala a chiocciola mobile di pietra, che con un costante movimento circolare trasportò la bruna fino alla porta col battente d'ottone dell'ufficio della McGranitt.
Beatrice bussò.

"Avanti" disse la voce della preside.

"Buonasera, professoressa" salutò con freddezza Beatrice, entrando nell'ufficio.

"Ah, buonasera, signorina Nott. Siediti" la accolse con un sorriso.

Lo sguardo della serpeverde vagava furtivo per lo studio, sperando di non incontrare gli occhi della preside.
L'ufficio circolare aveva l'aspetto di sempre: i delicati strumenti d'argento sbuffavano fumo e ronzavano su tavolini dalle gambe sottili; i ritratti dei passati Presidi sonnecchiavano nelle loro cornici; e la magnifica fenice, Fanny, appollaiata sul suo trespolo dietro la porta, osservava Beatrice con poco interesse.
Le prime volte che Beatrice vi aveva messo piede la piccola creatura era stata attratta dalla sua presenza, ma ormai dopo sei anni e innumerevoli convocazioni, la fenice considerava la giovane Serpe come una persona di casa.

"Immagino che lei sappia perché é qui" dichiarò severa la McGranitt.

"Non pensavo che lasciare un fidanzato, per motivi più che ovvi fosse una cosa da punire" rispose acida Beatrice.

"Non é quello che ha fatto, ma come lo ha fatto" si corresse la preside assumendo un'espressione austera.

"Avrei potuto fare di peggio...le assicuro che mi sono trattenuta" sentenziò la bruna.

"Da quanto tempo non rivedo una purosangue così!" Sentenziò uno dei quadri alle spalle della McGranitt.

Il quadro di Silente lo fece tacere dicendo: "Phineas fai parlare per carità"

"Sono questi i modi di trattare un vecchio?" Chiese mettendo il broncio "e per di più un Black!"

"Per piacere smettetela!" Dichiarò tranquilla la preside, facendo tacere il battibecco.

"Mi duole Signorina Nott ma sarò costretta a ritirale il suo pugnale" sentenziò.

"Non può! É stata lei stessa ad acconsentirmi di tenerlo a scuola" sputò leggermente alterata.

"Se non avesse ferito il signor Malfoy potrebbe tenerlo...ma visto l'accaduto è meglio non rischiare" Si giustificò la preside.

"Ha fatto solamente il suo dovere...un tempo capitava di peggio ai traditori..." aggiunse Phineas Nigellus dal suo quadro.

"Non siamo più nel mille e settecento Phineas" commentò Silente.

La preside assunse un'espressione truce e i due quadri taqquero all'istante.

"Le stavo dicendo che deve consegna il pugnale" continuò.

Beatrice puntò i suoi occhi grigi in quelli della preside e disse: "È un cimelio di famiglia e non me ne separerò e poi, se pensa che io possa ferire o mutilare quel grande stronzo di Malfoy dovrà togliermi qualunque oggetto abbia a tiro."

"Il ragionamento non fa una piega! Grande ragazza!" Commentò all'istante Phineas.

"Risparmiaci i tuoi discorsi da purosangue e vattene a Grimould Place." Sentenziò disgustato Piton.

"Si Phineas, segua il consiglio di Piton o sarò costretta a togliere il suo quadro" aggiunse la preside McGranitt.

La figura dell'ometto scomparve dalla cornice ma a Beatrice venne da ridere udendo le parole di Phineas: "Sono un rinnegato...ecco cosa sono...un rinnegato...non c'è più il rispetto d'un tempo...quando ero giovane nessuno avrebbe mai osato..."

"Preferisco comunque toglierle un'arma che può diventare pericolosa" rispose seria.

"Io, non per vantarmi, ho una mira perfetta, non manco mai i bersagli, avrei potuto benissimo uccidere Malfoy, ma non l'ho fatto." Dichiarò calma Beatrice.

Poi spostò un ricciolo corvino dietro l'orecchio e aggiunse: "Il mio odio per lui é grande, ma non lo ucciderò mai perché non voglio finire in prigione per un pezzente del genere."

"Sono sicura che lei non voglia finire ad Azkaban ma temo, visto i suoi precedenti scatti d'ira, che possa ferire uno dei miei studenti" continuò accigliata.

Beatrice taqque per un po', poi dichiarò: "ponga sul pugnale un'incantesimo. In modo da renderlo sicuro."

"Non è per niente una brutta idea." Sussurrò tra sé e se la preside.

La professoressa tese la mano e la ragazza le porse il pugnale scintillante.
Muovendo elegantemente la bacchetta la preside pose degli incantesimi, poi, dopo averlo rigirato tra le dita come se fosse una tarantola lo porse alla giovane.

"Signorina Nott, visto gli attuali avvenimenti ho deciso di non imporle nessuna punizione"

A quelle parole la giovane alzò gli occhi grigi al soffitto e sospirando disse in un fil di voce: "la ringrazio"

Beatrice odiava scusarsi e mai, come in quel momento, quelle semplici parole l'avevano ferita.
Fin dalla tenera infanzia le avevano insegnato che non doveva inchinarsi a nessuno, esclusa la sua famiglia, ma pultroppo, arrivata ad Hogwarts aveva compreso, che non si poteva essere sempre i migliori.
Il silenzio era calato nello studio e l'unico rumore che si udiva era Fanny che era intenta a spiumarsi.

"Posso andare?" Chiese Beatrice con il suo solito tono freddo.

La preside, che stava fissando fuori dalle grandi finestre parlò: "voi siete una ragazza così intelligente, se solo foste più responsabile!"

"Cosa intende dire?" Chiese alterata la bruna avvicinandosi con il busto verso la scrivania.

"Che Non siamo più nel medioevo...come sapete bene il sangue che scorre nelle mie vene è uguale al vostro" rispose tranquilla.

Poi muovendo la mano congedò la ragazza.

Omnia Vincit AmorDove le storie prendono vita. Scoprilo ora