Capitolo Due.

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Quando la sveglia del telefono inizia a suonare alle sei in punto del mattino, rimbombando tra le quattro mura della mia camera, allungo un braccio sul comodino e la spengo, lasciandomi andare ad un sospiro.
Resto distesa per qualche secondo ed osservo il soffitto come fossi in uno stato di trance. La tentazione di rimanere in questa posizione è tanta, ma cerco di scacciarla via. È ora di alzarsi.
Vorrei poter affermare di aver dormito tranquillamente, di aver fatto un sogno bellissimo e di essermi rilassata fra queste coperte profumate, ma in realtà non ho chiuso occhio.

I pensieri mi hanno fatto compagnia o meglio dire sono stati la causa della mia insonnia.
Ma, dopo mesi, ci ho fatto l'abitudine.
Si aggrappano a me nei momenti di silenzio, non mi lasciano riposare e la situazione peggiora se provo a scacciarli. Sembrano incollati alla mia pelle, affezionati al mio profumo e dipendenti dalla mia vitalità, che risucchiano pian piano.
È frustrante. Lo è ancor di più non essere liberi di fare quello che si vuole e crollare solo quando si è stanchi morti, ovunque ci si trovi.
Morfeo, ti prego, chiamami più spesso.
Rassegnata sollevo le lenzuola e mi metto in piedi. L'impatto con l'aria fresca mi fa venire la pelle d'oca e per questo inizio a strofinare i palmi delle mie mani contro le braccia coperte dal tessuto del mio pigiama in cotone, nel tentativo disperato di riscaldarmi.

Il freddo di San Diego non è minimamente paragonabile al gelo di Annecy: è lo sbalzo di temperatura improvviso che provoca in me questa reazione. Aiutata dai raggi del sole che ormai penetrano dalla mia finestra, colpendomi la schiena, mi abituo ai nove miseri gradi che mi circondano ed inizio ad organizzarmi.
Opto innanzitutto per una ricca -o forse no- colazione.

Non c'è bisogno di andare di fretta. Audrey, per il primo giorno, si è offerta di accompagnarci in auto così da farci arrivare puntuali e soprattutto sani e salvi. Credo abbia un astio profondo nei confronti dei mezzi di trasporto.
"Non vi permetterò di prendere il bus, domani. Patti chiari ed amicizia lunga." Aveva esordito con queste esatte parole ieri sera, prima di augurarci la buonanotte ed andare a dormire.
Io e Mathias avevamo gioito insieme e poi eravamo corsi dritti nelle nostre camere.

Inizio a scendere le scale lentamente per non fare troppo rumore e mi dirigo verso la cucina, con il telefono fra le mani e lo sguardo sullo schermo.
Non sento il mio ragazzo ormai da parecchie ore, a causa del fuso orario, quindi cerco in tutti i modi di farlo apparire sulla nostra chat.
In Francia ora dovrebbero essere circa le tre del pomeriggio, mi tengo aggiornata grazie alle funzioni annesse alla sveglia. Gli mando almeno una decina di messaggi, ma di lui neanche l'ombra.
Parlarci mi farebbe stare davvero meglio, non riesco a pensare sia così lontano da me.
Non so cosa fa, non so con chi passa il tempo. O meglio: sono quasi convinta sia in compagnia di Pierre e Margot, ma perché non risponde? Starà riposando? Oppure è arrabbiato per qualcosa?

« Successo qualcosa? » La voce di Andrew mi fa sobbalzare e subito porto una mano al petto, sul cuore. Batte all'impazzata.
« Dio, credevo di essere sola. » Mormoro afferrando un bicchiere e mi avvicino all'isola, tirando leggermente all'indietro uno sgabello per sedermici. Lui scuote leggermente la testa ed inizia a giocare con i cereali immersi nella tazza.
« Scusami, non volevo spaventarti. Sono sveglio solo perché ho gli allenamenti di pallavolo. Poi ti ho sentito sospirare e pensavo ci fosse qualcosa che non andava. »

Ho sospirato? Quando? Verso un po' di latte nel mio recipiente, cercando di trattenere un piccolo sorriso.
Trovo sia stato carino a preoccuparsi, considerando che quasi non ci conosciamo.

« No, è tutto okay. Il mio ragazzo non mi risponde da un po' e questo mi mette sugli attenti. » Borbotto e faccio un lungo sorso, staccando le mie labbra dal vetro con uno schiocco. « Ma per il resto penso di star abbastanza bene. »
Mi risponde subito, come se conoscesse perfettamente la sensazione e non posso far a meno di pensare che si stia immedesimando in me.
« L'importante è che tu non stia qui a piangerti addosso perché non risponde, Alyssa. Le persone che ti vogliono bene il tempo lo trovano sempre, soprattutto se si tratta di un semplice messaggio. Ricorda che non c'è bisogno di rincorrere chi per te non compie neanche un passo. Ci sono miliardi lì fuori che per avere il privilegio di amarti smuoverebbero anche i mari, ne sono sicuro. »

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