Capitolo Nove.

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LOGAN'S POV.

Il trambusto mi circonda. Mi governa da sempre ed io glielo lascio fare nella maggior parte delle volte, inerme sotto al suo potere, come fossi un vecchio burattino di stoffa nelle mani callose di un pazzo che mi muove a suo piacimento, per divertirsi, sapendo che non ho né la forza né la voglia per ribellarmi o per tirarmi indietro.

Non riesco a controllarlo.

Per tutta una vita ho pensato di essere sbagliato. Mi sono sentito in colpa pensando agli scheletri sepolti troppo presto a tre metri sotto terra. Ho creduto di non avere un senso in questo mondo fin troppo amaro, di dover lasciare il mio posto a qualcuno più meritevole del sottoscritto, capace di fare un uso migliore della vita che, in realtà, appartiene a me.

Qualcuno che non gode facendo a botte con un'altra persona. Qualcuno che non spreca il proprio tempo in una ricerca disperata. Qualcuno che non vede nel caos la sua unica via d'uscita, che non è costretto ad associgliargli una prospettiva diversa da quella mantenuta dalla società pur di vederci qualcosa di buono e sentirsi meglio con sé stesso.

Perché sì: il caos mi fa stare bene, l'adrenalina che mi scorre nelle vene quando mi lascio sopraffare dal suo potere mi colma e non mi fa pensare ai problemi che mi porto sulle spalle, così come il sangue che mi riempie le mani dopo ogni rissa e che sono troppo occupato ad eliminare, ma ciò non basta a giustificarmi.

Sei sbagliato.

È un pensiero che mi tormenta costantemente, che vede la luce ad ogni mio risveglio ma di cui non mi libero neanche durante la notte, nei sogni. Sparisce solo quando lei entra nel mio campo visivo ed io non ne comprendo il motivo: è una presenza su cui mi concentro troppo spesso, che ruba la mia attenzione senza farlo apposta, senza neanche il bisogno di mettersi in mostra, in ogni luogo ed in ogni tempo, ed a cui soprattutto non riesco a dire no, per quanto lo voglia. Non capisco cosa di lei mi attiri in questo modo, se sia merito dei suoi grandi occhi verdi o delle labbra rosse perennemente ricoperte da uno strato di burrocacao, che le rende ancor più invitanti.

Ho una sola certezza: chiunque sarebbe invidioso del modo in cui i miei occhi le si incollano addosso e la studiano, quasi in automatico. Cerco costantemente un metodo per liberarmi da questa calamità, nonostante siano passate ben due settimane dal nostro primo incontro ed io non sia riuscito ad ottenere neppure un minimo risultato, in tutto questo tempo.

Ma si sa, ciò che è nuovo suscita sempre un'enorme curiosità ed io, ahimè, sono finito proprio in questo circolo vizioso.
Sono contraddittorio: lei con la sua presenza mi distrae e quasi mi fa stare bene, eppure io cerco in tutti i modi di starle il più lontano possibile, come se la sua sola vicinanza mi bruciasse la pelle fino ad ustionarmi. Un corri e fuggi.

Le mie motivazioni sono semplici.
Non posso rischiare di ferirla o metterla in pericolo per salvare me, che sono già irrecuperabile, estremamente violento e ammaccato, nonostante la mia giovane età.
In quasi diciannove anni di vita mi sono stati affibbiati tanti aggettivi, così tanti da perderne il conto: stronzo, egocentrico, freddo e bastardo sono i primi a venirmi in mente, ma almeno posso vantare di non essere mai stato chiamato egoista.
E non è con lei che inizierò ad esserlo.

Se le permettessi di avvicinarsi a me so che non riuscirei più a farne a meno. Mi ci aggrapperei e sarebbe solo più difficile per entrambi prendere strade diverse.
È sempre così pura e sensibile, con gli altri. Mi riserverebbe lo stesso trattamento. Finirebbe con lo sciogliersi tra le fiamme al posto mio, perdendo tutta la sua leggerezza.

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⏰ Ultimo aggiornamento: Apr 15 ⏰

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