~3~ Resta qui

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Quella mattina, quando arrivo in ufficio, vengo squadrato dalla maggior parte dei miei colleghi. L'unico che mi saluta allegramente è Kenji-kun, e lo ringrazio con un raro vero sorriso e un cordiale "buongiorno". Poco dopo, Kunikida esce dall'ufficio di Fukuzawa, il quale mi chiama. 

Dirò la verità, sono abbastanza preoccupato, e l'espressione del mio collega non promette niente di buono. Entro nell'ampia stanza, e mi richiudo la porta alle spalle.

«Siediti pure» dice il presidente, il tono calmo e sicuro come sempre. Faccio come mi ha chiesto.

«Kunikida mi ha detto che hai un coinquilino» inizia. 

Come si è permesso di andare in giro a raccontare i fatti miei?

«Se anche fosse così, non sono affari di Kunikida» affermo.

«E sono d'accordo con te, infatti gliel'ho detto. Ho anche aggiunto di non insistere troppo se non vuoi uscire con loro. Ho saputo del tuo ex compagno, Sakunosuke Oda, e dei vostri momenti insieme al bar Lupin, e sono sicuro che sia il motivo per cui rifiuti sempre»

Abbasso lo sguardo, e annuisco. Nonostante tutto, il presidente è pur sempre una figura di rispetto in tutta Yokohama, e io non sono da meno. Mi ha accolto nonostante tutta la mia fedina penale.

«Io sono totalmente d'accordo che non siano fatti degli altri se stai con qualcuno. Solamente, non fare cose che possano mettere in pericolo l'Agenzia. Ho fiducia in te» dice serio. 

Sollevo la testa, incredulo. Lui sa di Chuuya?

«Se Nakahara Chuuya è stato disposto a sacrificarsi per te una volta, non vuol dire che lo voglia fare di nuovo» dice una voce dietro di me. Mi volto. Ranpo-kun è seduto su una sedia sul fondo della stanza, in un punto dove non avrei potuto vederlo entrando. Sta leccando un chupa-chupa come un bambino, ma il suo sguardo è serio.

Mi ricompongo in fretta, e mi alzo.

«Io mi fido completamente di Nakahara Chuuya, e posso giurare su qualunque cosa che non farebbe nulla contro l'Agenzia che non gli sia stato imposto da Mori. E in quel caso, ne verrei a conoscenza» 

«E se ti mentisse?» aggiunge Ranpo-kun.

«So che non mi mentirà» affermo deciso, prima di fare un inchino di congedo al presidente e uscire. Tiro dritto davanti agli altri, ed esco in strada. Prima di rendermene conto, sto correndo. 

Mi ritrovo davanti al bar Lupin senza quasi sapere come ci sono arrivato. Entro comunque, e ordino due bicchieri di scotch, uno per me e uno per Odasaku, che puntualmente resterà intaccato finché non uscirò e il barista lo getterà nel lavandino. Alzo il mio bicchiere, fingendo di star facendo un brindisi con il mio compagno di bevute, prima di scolarmi in un sorso l'intero liquido ambrato. Non ricordo bene quante volte ho ripetuto quella scena, so solo che dopo ore passate a dormire sul bancone sono stato svegliato da una minuta figura incazzata.

«Cosa ci fai qui Dazai? In che condizioni ti sei ridotto?» esclama, ma vedo e sento tutto come attraverso una nebbiolina bianca, quindi non sono sicuro di niente. Mi sembra di vederlo pagare i miei bicchieri di scotch, prima di posare delicatamente un fiore bianco su quello ancora intero di Odasaku, poi mi prende in spalle ed esce traballando dal locale. Poi nero.


Ore dopo sono nel mio letto, febbricitante. Apro piano gli occhi. Sulla testa sento un panno freddo, e capisco di non avere abbastanza forza per muovere i muscoli e alzarmi. Volto piano lo sguardo, e vedo Chuuya disteso accanto a me, addormentato. Riesco a ricavare le energie necessarie a muovere il braccio, e gli accarezzo piano la testa. Gli ci vuole una decina di minuti per svegliarsi. Quando si accorge di me non dice niente, si limita a controllarmi la temperatura e a sostituire il panno sulla mia fronte. Una volta fatto, fa per dirigersi nuovamente in cucina, ma provo a fermarlo.

«Chuuya» lo chiamo, la voce tremolante. Lui si blocca sulla porta.

«Ho solo bisogno di una sigaretta. Torno subito» dice, ed esce, chiudendo la porta. Sa che non sopporto la puzza del fumo, quindi dev'essere andato sul terrazzo. 

Resto lì solo per un bel po', mentre inizio a chiedermi come abbia fatto a trasportarmi per tutta Yokohama, oltre che a portarmi dentro casa senza farsi beccare dai miei colleghi o passare dalla terrazza. 

Dopo circa un quarto d'ora, la porta si apre, ma sulla soglia non c'è solo Chuuya, bensì Yosano-san. La donna si avvicina a me, e inizia a visitarmi. È particolarmente silenziosa, e lo sono anch'io, cosa strana dal momento che lei è forse la persona con cui ho legato maggiormente all'Agenzia. Dopo alcuni minuti si alza, mi dice di rimanere a riposo il giorno dopo, ed esce, non dopo aver squadrato dalla testa ai piedi Chuuya, che la accompagna alla porta. Quando se ne va, lui torna da me, e si siede al mio fianco sul letto.

«Scusa, ma ho dovuto chiamarla. Ero preoccupato. Non ti ho mai visto in questo stato. In più, mi ha visto mentre cercavo di portarti a casa, e mi ha aiutato senza dire nulla» racconta. Lo tiro piano a me, e lui posa la testa sulla mia spalla, mentre io torno ad accarezzargli i capelli.

«Grazie Chuuya. Grazie per avermi riportato qui senza poter contare sulla tua abilità. E a proposito, quanto ti devo per gli scotch?» gli domando, ricordando improvvisamente di averlo visto pagare tutto il mio ammonto di alcool.

«Lascia stare, sappi solo che mi devi una bottiglia di vino pregiato» risponde serio.

«Certamente»

Fa per alzarsi, ma io cerco di trattenerlo.

«Dove stai andando?»

«A casa. Ti lascio riposare, come ha detto la vostra dottoressa» risponde, tentando di divincolarsi delicatamente dalla mia presa.

«Resta qui, per favore» lo imploro «Non...non voltarmi le spalle anche tu, ti prego»

Lui si volta a guardarmi, chiaramente preoccupato.

«Perché dici questo? Sai che io non lo farei mai» risponde, e sento il suo tono di voce cambiare. Capisco che sta ripensando a quando l'ho abbandonato, quattro anni fa.

«Scusa» dico, lasciando la presa sulla sua giacca «Va pure»

Lui sospira, riavvicinandosi a me. Mi sposta piano la testa, e si siede al posto del mio cuscino. Posa poi il mio capo sulle sue ginocchia, e inizia a passare dolcemente il mignolo lungo il mio naso, dalla fronte verso la punta, in quel gesto che si fa per far addormentare i neonati. 

Chiudo gli occhi, e sento che inizia a cantare. Una melodia in una lingua che non conosco, dal ritmo vagamente inquietante ma dal suono dolce e armonioso. Non ho mai sentito Chuuya cantare, e mi rendo conto di quanto la sua voce sia bellissima. Degna di un dio.

«Con te» sono le ultime parole che sento, prima di crollare in un sonno profondo.

Con te  ~Soukoku~ Pt.2Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora