𝐏𝐑𝐎𝐋𝐎𝐆𝐎

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Stava lì.
La giovane donna misteriosa che mia zia tenne nascosta dentro quelle mura, nei meandri più oscuri e sotterranei della città dei miei genitori.
La sentivo urlare, piegata a terra dalle doglie del parto.
Il volto imperlato di sudore, gli occhi intrisi quasi di rosso e quel simbolo strano a forma di utero, impresso nella pelle del suo ventre.
Brillò come fuoco.
L'uomo davanti a me accolse con le lacrime agli occhi la piccola creatura ricoperta di sangue fra le sue braccia, riempiendo di baci la gamba della donna corvina poggiata al muro tenebroso.
Assopito, ascoltai la creatura piagnucolare.
Stava lì... Davanti a me.

"Scusami....scusami."

Ansimò la donna, affiancata da mia zia.

"Io... non ti ho donato un erede..."

Quasi balbettò, ma l'uomo pianse, fissando la splendida femminuccia che tenne fra le braccia.
Io la fissavo, intenerito, assorto da mille pensieri, mentre mia zia si commosse in silenzio, aiutando la sua cara migliore amica nel ripulirsi e sistemarsi.

"Lei...lei è tutto ciò che voglio, assieme a te. Lei è la mia splendida, piccola, femminuccia... guardala, come è bella. Guarda, che forza sei riuscita a darle."

Seguivo prudente i movimenti di quell'uomo, poggiare la creaturina sul petto della madre.
Ormai, qualsiasi matrimonio veniva celebrato senza amore.
Le figlie femmine non contavano nulla.
Ma fra quei due esseri, vedevo tutto l'amore che desideravo avere... ricevere, vedere.
La donna puntò i suoi occhi neri su di me, quella donna era splendida, come mia zia; erano le donne più belle che io avessi mai visto.
Erano armoniose, piene di energia, caratterizzate da colori e lineamenti diversi ma allo stesso tempo legate da un'energia così simile, tale da darmi quella sicurezza che mia madre non seppe darmi.
Fissai gli occhi tenebrosi e felini della donna corvina davanti a me e mi rivolse un sorriso luminoso come l'ametista che scintillò dietro di lei.
Mi porse la bambina con fiducia ed io mi avvicinai col fiato sospeso, la presi in braccio tremando, incrociando il suo tenero e curioso sguardo sul mio. Quel piccolo marchio azzurrino sul suo ventre la caratterizzò definitivamente, dandomi conferma.
Quella bambina mi trasmetteva forza.
Sentivo un legame con lei... dovevo proteggerla a tutti i costi.

"Ciao, Adonis..."

Lei mi sorrise.
Io mi sciolsi.

𝐏𝐀𝐈𝐍𝐒𝐇𝐄𝐋𝐓𝐄𝐑Where stories live. Discover now