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Perchè Bologna?
Simone si era ritrovato tante volte a dover rispondere a questa domanda e tutte le volte aveva cercato di rifilare all'interlocutore un motivo sensato.
"Perchè è la migliore per i miei studi", "Perchè mi piace la città", "Volevo cambiare aria"...
Ma la verità era un'altra, solo che Simone era sempre troppo imbarazzato per dirla.
Si sentiva un perfetto idiota, un immaturo totale, se pensava al fatto che, l'unica vera ragione che lo aveva spinto a trasferisi a Bologna, era Mimmo.
E sapeva che era assurdo, che non aveva alcun senso, ma Simone voleva ancora sperare.
In tutto quel tempo era rimasto aggrappato al suo ricordo, al suo sorriso luminoso, ai suoi occhi cristallini.
Non avrebbe mai lasciato andare il ricordo del tocco di Mimmo sulla sua pelle, o quello del suono della sua voce.

E adesso Simone, mentre usciva dalla stazione di Bologna con le sue valige, non riusciva a togliersi dalla testa il ricordo di Mimmo che gli diceva quanto gli sarebbe piaciuto visitare quella città.
"No Simó secondo me Bologna è troppo bella" e Simone ogni volta rimaneva intenerito dallo sguardo di Mimmo, che brillava di eccitazione.
E ogni volta si incantava mentre lo ascoltava parlare di quanto gli piacessero i suoi monumenti, la vita universitaria, l'atmosfera frizzante e magica che gli ispirava Bologna pur non avendola mai vista, se non in foto.

Appena messo piede lí Simone pensó che Mimmo aveva ragione.
Era tutto nuovo, elettrizzante, tutti sembravano circondati da un'aura brillante.
Simone si sentí subito a suo agio, tranquillo e, per la prima volta dopo un tempo quasi infinito, felice.
Gli parse subito di aver trovato la sua dimensione.

Il suo appartamento si trovava non molto lontano da Piazza Maggiore e non faticó a trovarlo.
Arrivato davanti alla porta del palazzo un po' iniziarono a sudargli le mani, chissà come sarebbero stati i suoi coinquilini.
Prese un lungo respiro e suonó al citofono.
Una voce con un marcato accento napoletano gli rispose "Sei Simone?", Simone annuí, anche se nessuno poteva vederlo, poi disse "Si" e sentí dal citofono lo scatto della porta che si apriva.
A Simone, nonostante l'ansia, spuntó naturalmente un leggero sorriso mentre si avviava su per le scale del palazzo.
"Simone oh, aspe che ti do una mano ja' " tiró su la testa di scatto a metà della rampa di scale e trovó a pochi scalini da lui un ragazzo alto con folti riccioli mori, sicuramente era lui che gli aveva risposto al citofono.
"Ah grazie allora, non serviva davvero" il ragazzo accennó un sorriso mentre si sporgeva per prendere una delle sue valige.
"Ma figurati, comunque io sono Carmine, piacere".
Finite le scale Carmine si fermó e infló la chiave nella toppa dell'appartamento numero 5.
"Andrea sta fuori ora, peró te intanto sistemati pure eh, come fossi a casa tua" il suo tono di voce era caloroso e amichevole e a Simone il ragazzo fece da subito una buona impressione.

Simone inizió a sistemarsi nella sua stanza mentre Carmine gli spiegava come funzionavano i turni per le pulizie e varie cose sull'appartamento.
La sua camera è alquanto spoglia, pareti bianche, un letto singolo e una scrivania dal lato opposto, ma a Simone andava bene. Pensó che in quel modo avrebbe potuto renderla sua, arredarla come piaceva a lui.
"E senti ma te perchè sei qua? Cioè che studi?" chiese Carmine dopo un po'.
"Ho scelto matematica, te invece?" Carmine si appoggió allo stipite della porta "Eh, in teoria faccio giurisprudenza, peró sto fuori corso...".
Il ragazzo accennó un sorriso un po' amaro e poi scosse leggermente la testa, come per riscuotersi da brutti pensieri.
"Vabbuó va, ti lascio disfare la valigia, se ti va stasera andiamo a prenderci una pizza, con Andrea anche".
Simone, un po' dispiaciuto di averlo intristito, fece di si con la testa rivolgendogli un sorriso.
Carmine fece per andarsene ma poi si fermó di scatto "Scusa ma, tra tutti i posti per fare matematica che ci stanno a Roma, perchè hai scelto Bologna?".
A Simone scappó una risatina, mica poteva dirgli la verità, si erano appena conosciuti, lo avrebbe preso per un idiota.
"Mi piaceva la città" Carmine gli rivolse uno sguardo non troppo convinto.
"Guarda che se sei mezzo comunista me lo puoi dire eh".

infinito +1 → mimmoneDove le storie prendono vita. Scoprilo ora