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Simone l'indomani mattina, con suo enorme dispiacere, era dovuto tornare al suo appartamento.
Mimmo aveva una conferenza in università a cui doveva andare, gli aveva proposto di andare con lui, ma Simone pensó che sarebbe stato meglio tornare a casa.
Doveva rimettere in ordine i pensieri, magari svuotare la valigia e conoscere un po' meglio i suoi coinquilini.
E poi sì, doveva chiamare suo padre, ma questo pensiero lo aveva segregato in un angolo buio della sua mente per il momento.

"Luca, prima che vada, me lo dai il tuo numero?" gli aveva chiesto Simone mentre uscivano dal palazzo, dovevano dividersi.
Mimmo aveva riso "Si veramente na cap e cazz Simó".

Simone infiló le chiavi che Carmine gli aveva dato, ormai due giorni prima, nella toppa. "Raga sono-" Simone si bloccó all'istante e subito gli venne da ridere. Davanti a lui, seduto sul tavolo della cucina, c'era Jean e, davanti a quest'ultimo, Andrea, senza maglietta.
Non serviva sicuramente uno scienziato per capire la situazione.
Simone vide Jean strabuzzare gli occhi e Andrea che stava per parlare, ma lo precedette "Okay non mi interessa, torno tra qualche ora divertitevi regaz" disse velocemente tra le risate, mentre si richiudeva alle spalle la porta appena aperta.
Ridendo leggermente Simone cercó di smettere di pensare alle facce incredule dei due ragazzi, altrimenti avrebbe riso ancora per ore.
Decise di girare un po' per la città, alla fine era arrivato da due giorni e tutto quello che aveva visto era l'appartamento di Mimmo; non che si stesse lamentando.
Aveva deciso di prendere il secondo caffè della mattinata in un bar a caso sotto i portici. Pessima scelta. Faceva schifo, era tutto annacquato.
Adesso si che ho piú voglia di chiamarlo, pensó Simone ironico.
Prese un lungo respiro e chiuse gli occhi per un istante, cercó di riportare alla mente il ricordo di Mimmo che lo incoraggiava.
Premette il contatto e aspettó uno, due, tre squilli e poi subito rispose.
"Simone? Sei davvero tu?" Simone non rise, inizió a camminare con passo calmo sotto il portico "Si, sono io papà".
"Non sai quanto mi hai fatto preoccupare, devi ringraziare tua nonna se non ho preso un treno per venire lí" disse Dante con tono apprensivo, gli stava facendo la predica come sempre.
"Senti se non la smetti subito riattacco" gli disse chiaro e tondo, dall'altra parte del telefono ci fu solo silenzio per qualche secondo, poi "Scusa c'hai ragione Simo, non ti dovevo parlare in quel modo".
Si stava scusando? Simone non credeva alle sue orecchie.
"Se hai deciso che Bologna è il posto giusto, allora lo è sicuramente" a quel punto Simone non riuscí a non sorridere "Va bene accetto le scusa dai" gli disse infine.
"E raccontami un po', come sta andando?" nel mentre Simone aveva deciso di arrivare fino alla sua facoltà, non l'aveva ancora vista.
"Ma niente di che, i coinquilini sembrano a posto, simpatici" mica poteva dirgli che aveva incontrato Mimmo, lui era comunque ancora nel programma di protezione "Si chiamano Carmine e Andrea".
Suo padre fece un verso di assenso "Simo scusa, ti dispiace se risetiamo dopo? È che sono a scuola" Simone si era completamente dimenticato del fatto che fosse mercoledí mattina e che quindi suo padre era a lavoro.
"No no figurati, ci sentiamo dopo" Simone si fermó, aveva trovato uno degli edifici dove avrebbe avuto lezione "Ciao Simo"
"Ciao pà".

Si mise il telefono in tasca e si guardó un po' attorno. C'erano diversi gruppi di studenti che facevano avanti e indietro, altri invece chiacchieravano, fumavano, bevevano i caffè delle macchinette.
A Simone venne la tentazione di prenderne uno per provare a rifarsi da quello preso poco prima, poi pensó che un caffè delle macchinette non sarebbe stato di certo migliore.
"Eii!" una ragazza stava venendo verso di lui con passo svelto, lui la guardó confuso.
La ragazza era abbastanza alta, capelli lunghi ricci e mori, la carnagione pallida.
Man mano che gli si avvicinava, anche il suo sguardo divenne confuso "Oddio scusa ho sbagliato persona" gli disse, portandosi una mano sulla fronte "È che tu e  mio amico vi assomigliate tantissimo" aveva un accento francese abbastanza marcato.
Simone le sorrise "Figurati non c'è problema" la ragazza si sistemó i capelli dietro le orecchie, l'espressione un po' scocciata.
"È che dovevamo vederci qui mezz'ora fa, vabbè...Vuoi?" gli chiese tirando fuori il pacchetto di sigarette, Simone annuí "Grazie, comunque piacere, Simone".
"Greta" gli disse lei, mentre gli passava la sigaretta e poi l'accendino "Scusa eh ma Jean fa sempre ritardo, stavolta mi sente" Simone spalancó gli occhi "Come hai detto che si chiama?" chise, per essere sicuro.
"Jean, perchè? Lo conosci?" Simone annuí "Si, cioè sono arrivato qua da poco, ma conosco M- Simone si bloccó all'istante - Luca".
Greta annuí facendo un tiro, Simone capí che conosceva anche lei Mimmo "E sai per caso dov'è Jean?" gli chiese la ragazza, con lo sguardo un po' preoccupato.
Simone si trattenne dal ridere mentre ripensava al modo in cui aveva trovato Jean e Andrea appena aveva aperto la porta dell'appartamento.
Decise peró che forse era meglio non dirlo a Greta, non sapeva in che rapporti fossero lei e Jean e l'ultima cosa che voleva era fargli outing (purtroppo, per colpa di suo padre, sapeva quanto fosse brutto da subire).
"No, non ne ho idea mi spiace" disse infine, Greta lo guardó un po' stranita, forse aveva notato che stava trattenendo le risate "Vabbè, aspetto ancora un po' poi me ne vado, devo ancora pranzare".
In effetti erano quasi le due e Simone iniziava a sentire una gran fame, non toccava cibo dalle nove, quando aveva fatto colazione con Mimmo, e poi quel caffè terribile gli aveva ingarbugliato lo stomaco.
"Si mi sa che anche io andró a cercare un posto dove mangiare, mi consigli qualcosa?" Simone non aveva sinceramente idea di dove andare, non conosceva niente di Bologna.
Greta gli sorrise gentile "Su dai vieni con me, pranziamo insieme" il suo accento francese gli faceva simpatia.
Non si aspettava che sarebbe stata cosí amichevole, forse il fatto che conoscesse Mimmo l'aveva fatta fidare un po' di piú.
"Un pezzo di pizza va bene?" Simone annuí, mentre si incamminavano nom sapeva dove e aveva quasi finito la sigaretta.
"Cosa studi?" gli aveva chiesto dopo qualche attimo di silenzio un po' imbarazzante "Matematica, ero venuto lí a posta per vedere dove fosse, ma per ora non ho ancora lezioni".
Greta si fermó a spegnere e buttare la sua sigaretta in un cestino sotto al portico, Simone fece lo stesso "Sai, ci avrei scommesso che facevi matematica" gli disse poi guardandolo sorridendo.
Simone fece un risolino "Me lo stanno dicendo tutti, si vede che sono un po' prevedibile" le disse scherzando "Oh no! Non volevo dire questo" esclamó subito la ragazza.
Simone le sorrise "Tranquilla, non mi sono mica offeso" cercó di tranquillizzarla.

"No comunque tu e Jean vi assomigliate tantissimo, Luca non te l'ha detto?" ribadí Greta mentre, seduti a un tavolinetto sotto i portici, mangiavano della pizza al taglio.
A Simone, per un attimo, balenó nella mente che magari Mimmo lo aveva notato, ma non gli aveva detto nulla per non farlo ingelosire.
Subito si riscosse da questo pensiero, ma figurati se è cosí.
"No, sei la prima che me lo dice" la ragazza fece spallucce "Tu cosa studi invece?" le chiese Simone curioso.
Greta bevve un sorso d'acqua prima di rispondere "Studio musica, io e Jean suoniamo insieme qualche volta" Simone spalcó gli occhi, poi peró pensó che Jean aveva proprio l'aria da artista tenebroso.
"Che bello, e che musica fate?" Greta si sistemó meglio sulla sedia "Pop diciamo, non so bene che genere facciamo ancora" disse ridendo un po'
"Tu come conosci Luca?" chiese poi.
Simone pensó un attimo a come rispondere e poi decise di dire una mezza verità "Lo conoscevo quando stavo ancora al liceo".
Greta lo guardó un po' sorpresa "Luca non parla mai di quando andava al liceo" Simone non se ne sorprese affatto "Cioè, penso che Jean sappia qualcosa, è stato il suo primo amico qua".
Simone aggrottó le sopracciglia, mentre Greta lo guardava quasi a volergli suggerire qualcosa. Ma lui non capiva dove volesse andare a parare.
"Comunque mi sa che devo andare, è stato un piacere Simone".
Simone le sorrise "Allora ci si rivede" le disse, lei annuí e si incamminó.

Verso le tre Simone decise che era il momento di tornare all'appartamento, sperando che, qualsiasi cosa Andrea e Jean stessero facendo, la stessero per lo meno facendo in camera di Andrea e non piú sul tavolo della cucina.
Non faceva altro che pensare allo sguardo di Greta, avrebbe forse dovuto capire che Mimmo e Jean erano stati insieme?
Simone non riusciva a darsi veramente una spiegazione.
I suoi pensieri vennero interrotti dalla vibrazione del suo telefono, Mimmo gli aveva mandato una foto e un altro messaggio.
Simone aprí subito la chat.
Era un suo selfie allo specchio del bagno del suo appartamento e aveva indosso quella che Simone riconobbe dopo poco come la sua maglietta verde.
A Mimmo stava bella larga e questa cosa fece sentire Simone in un modo he non sapeva descrivere.
Avrebbe voluto riempirlo di baci e farselo allo stesso tempo.
Questa diventa ufficialmente mia :), c'era scritto sotto.
Simone sorrise beffardo per poi scrivere "E se stasera me la rivenissi a prendere?".
Fece per uscire dalla chat ma Mimmo gli rispose subito "Prima devi riuscire a togliermela".

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⏰ Ultimo aggiornamento: Feb 07 ⏰

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