Capitolo 1

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Sono le 7 del mattino, mi trascino fuori dal letto, una doccia veloce, mi lavo i denti e di proposito evito lo specchio, mi pettino velocemente i capelli e a stomaco vuoto mi precipito fuori casa: ha inizio la mia giornata. Cuffie alle orecchie e mi incammino verso la fermata dell'autobus, ne ho una sotto casa ma preferisco camminare e dirigermi a quella successiva, un bel paio di metri più in là. E' molto presto e ho bisogno di svegliarmi, ho una lezione di psicologia clinica che mi attende! Il mio iPod oggi ha azzeccato tutte le mie canzoni preferite, non ci posso credere, succede una volta su mille. E ora arriva Sam Smith, la sua voce ha un effetto calmante, catartico, non so spiegarlo, ma dopo una sua canzone ho quasi raggiunto la pace dei sensi ma stavolta no, è partita proprio lei, "Lay me down"...quelle parole sono una pugnalata nel cuore, mi uccidono perchè mi ricordano che quello che raccontano è vero e io l'ho vissuto:

"Sì, è così, credo

Che un giorno sarò dove sono stato prima

Proprio lì, proprio accanto a te

Ed è difficile, i giorni sembrano così bui

La luna, le stelle non significano niente senza di te

Il tuo tocco, la tua pelle,

Da dove comincio?

Nessuna parola può spiegare il modo in cui mi manchi

rifiuto questo vuoto, questo buco che ho dentro

Queste lacrime, raccontano la nostra storia..."

No, è passato tanto, troppo tempo e non posso piangere, ma una lacrima sta precipitando e rigando il mio viso e io mi sento impotente di fronte a tutto ciò, pensavo di essere riuscita a superarlo, pensavo di essere forte. Ho mostrato a tutti questa mia presunta forza, ho voluto dimostrare che da sola potevo farcela, che un lutto si supera! Mi manca, e non posso fare nulla, non tornerà indietro. I suoi occhi verde smeraldo in cui mi perdevo, i suoi capelli nero corvino, il suo corpo imponente e le sue spalle erano un muro contro ogni avversità, erano la fortezza in cui mi rifugiavo, erano la mia forza, lui era la mia forza. E' finita, devo arrendermi al sistema di cose, lui se n'è andato, è ora di vivere  perchè è cosi che Paul voleva vedermi: felice e piena di vita come quando mi aveva conosciuta. Mi sto avvicinando alla fermata, sono in anticipo, meglio asciugarsi le lacrime e fingere che non sia successo niente, è cosi che mi piace apparire, una pietra che non può essere scalfita da niente e nessuno. Non sta arrivando solo il mio autobus ma anche la mia migliora amica Jane e non posso farle vedere che sono debole, che ho ricominciato a pensare al ragazzo che amo,non ora, perchè le ho promesso che non mi sarei fatta divorare dalla tristezza. Il 46 è arrivato, salgo, cerco Jane girando la testa a destra e a sinistra mentre percorro traballante il bus ma non la trovo. Incontro tanti sguardi singolari ma quello di Paul non c'è, ok forse l'idea di incamminarmi per svegliarmi non è servita a nulla, forse sono ancora mezza addormentata, è di Jane di cui devo preoccuparmi ora!

<< Anyaa!!>> Sento urlare alle mie spalle, sembra una voce familiare, mi giro, è Jane! Ma come ho fatto a non vederla!

<< Arrivo!>> le rispondo, mi ha riservato un posto come tutte le mattine e mi siedo accanto a lei.

<< Buon lunedì a te, vedo che stanotte non hai dormito>> dice Jane scherzando.

<< Stanotte non sono proprio riuscita a chiudere occhio, ieri sera devo aver bevuto troppo caffè>> le rispondo mentendo. Ieri sarebbe stato il compleanno di Paul, avrebbe compiuto 21 anni e non ho fatto altro che pensare a lui, a quanto lo avrei potuto rendere felice con la sua torta preferita, quella al cioccolato e me, sul pianerottolo di casa sua che lo aspetto cantando "Tanti auguri". Si accontentava di poco, delle piccole cose..

<< Caffè? La sera? Ma tu sei pazza! Ahaha, il caffè dovevi prenderlo stamattina, ti avrebbe fatto comodo, ci aspetta una lunga e soporifera lezione di psicologia clinica>>

<< Lo so, sarà una lunga giornata>> , le rispondo e mi giro verso il finestrino a contemplare il paesaggio che si rimpicciolisce sempre più.

Ho scelto di andare avantiDove le storie prendono vita. Scoprilo ora