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La settimana seguente Leonardo tornò in cartoleria tutti i giorni: aveva preso un nuovo pennello perché il suo aveva le spatole rovinate, aveva comprato un'altra tela perché quella che aveva era troppo piccola, aveva comprato una tavolozza per sperimentare colori secondari. A Marta tutto questo sembrò in linea con la sua stravaganza e le sembrò che il mestiere del pittore fosse molto più variegato di come l'aveva sempre immaginato, così approfittava delle sue visite per chiedergli dettagli e informazioni. Leonardo le aveva raccontato delle diverse tecniche che usava per stendere il colore, di come pulire i pennelli in modo da non rovinarne le setole e di come faceva a mischiarli tra loro o renderli della consistenza che voleva. Marta lo ascoltava rapita, perché ogni forma d'arte l'affascinava da sempre. Fin da quando andava a scuola i suoi appunti erano pieni di cornicette o disegni sugli angoli dei fogli, creava biglietti di auguri, colorava con pastelli, pennarelli e gessetti, creava da sola biglietti di auguri che vendeva anche in negozio. Voleva saperne sempre di più di quel mondo, e Leonardo era ben felice di raccontare la sua arte e la sua magnificenza nella pittura.

Mika invece proprio non gradiva la sua presenza: gli ringhiava contro ogni giorno.

Un giorno Leonardo cercò di corromperla con un biscottino per cani. Lei lo aveva sgranocchiato di gusto, per poi accasciarsi di nuovo sul pavimento con la testa girata a dargli le spalle. Lui aveva provato ad accarezzarla, ma sotto il pelo morbido, dalle profondità della sua gola, la vibrazione di un ringhio arrivò fino alle orecchie di Marta. Leonardo tirò indietro la mano di scatto e la benda della fasciatura si spostò verso il polso.

Marta lo stava osservando da dietro il bancone.

«Non è ancora guarita? La ferita non sembra brutta ora.»

«No, infatti. Ma la tengo ancora un po', per sicurezza.»

Leonardo si girò di schiena e si affrettò ad arrotolare di nuovo la benda imprecando sottovoce qualcosa che Marta non riuscì a capire.

«È il morso di un cane, vero? Riesci a dipingere lo stesso?»

«Oh, sì sì, Marta. Non preoccuparti. È solo superficiale. Chissà perché quelle bestie mi odiano così tanto.»

«Ti serve qualcosa? Altrimenti chiudo la cassa.»

«Oggi no, ero venuto apposta per lui» rispose indicando Mika che gli dava ancora le spalle. «Ma già che sono qui...»

«È una f... Vabbè, dimmi.»

«Visto che stai chiudendo, ti va un caffè, Marta?»

Lei gli sorrise.

«Ti ringrazio molto, Leonardo ma...»

«Chiamami Leo, ti prego. Ormai conosci tutti i miei segreti artistici!»

Lui, posato col gomito sul bancone, le fece un occhiolino.

«Okay, Leo. Oggi proprio non riesco, ho un appuntamento dalla parte opposta della città e devo correre. Magari un altro giorno.»

Lui alzò le mani in segno di resa.

«Okay, non ti trattengo oltre.»

Spostò i biglietti da visita sul bancone per allinearli alla cassa, poi uscì.

«A domani, meraviglia.»

Marta arrossì abbassando lo sguardo. 

Il vestito bluDove le storie prendono vita. Scoprilo ora