Prologo

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Avete mai visto il paradiso? Ci siete mai stati? No, forse ve lo hanno solo raccontato come un posto candido, dove puoi stare con i tuoi cari e vivere con loro in serenità per il resto della tua morte. Cazzate.
Il candore di quel posto ferisce la vista persino agli angeli con le grandi e morbidi ali che vagano lì, sembrano quasi anime tormentate. Non è permesso provare sentimenti, per questo tutti evitano tutti. Nessuno si guarda in viso, ognuno perde la concezione del luogo in cui si trova e dimentica sè stesso, quello che è stato. Quel posto fa schifo.
Molti cadono nella tentazione e sbirciano nel mondo terreno, vedono gli affetti che legano le persone, il contatto umano, quindi impazziscono. Sono patetici. In tutto il paradiso risuonano grida strazianti, provocate dai ricordi che si riaffacciano nella mente dell'angelo disgraziato. Poi sparisce. Nessuno sa se ciò provoca dolore, ma deve far comunque meno male di quando una raffica di bei ricordi ti attraversa la mente come un proiettile sparato da vicino.
Non saprei dire cosa fa un angelo per il resto dell'eternità, il tempo lì è nullo, secondi e decenni si mescolano fra di loro, per questo gli angeli sembrano non avere volto. O meglio ce l'hanno, ma non è possibile coglierlo. Sono fatti di pura luce e piume morbide, nulla di più. Credo.
Eccone un'altro, evidentemente nella sua vita terrena doveva essere un totale imbecille.
Si affaccia nella vita frenetica di quel mondo, ma diversamente da tutti gli altri non viene colpito dal proiettile dei ricordi.
Forse mi sbagliavo su quella povera anima in pena.
Si sofferma a guardare una ragazza. Può entrare nella sua mente e sapere ciò che pensa, ciò che prova.
Resiste ancora.
Dopo aver osservato per un po' i suoi lunghi capelli, neri e ribelli come lingue di fuoco, e i suoi occhi azzurri e assorti, chiude lo squarcio sul mondo.
C'è ancora silenzio. L'angelo torna a girovagare con aria tormentata. Ma nella sua testa iniziano a frullare pensieri come farfalle intrappolate in una scatola.
Li sente che sbattono e pulsano sulle tempie, e non può ignorarli.
Riapre di nuovo uno spiraglio fra il candore di quel posto, e l'immagine della ragazza torna a infestare il paradiso.
Che per l'angelo quella fosse attrazione? Aveva mai amato?
Un boato si alza e risuona nel candore di quel posto, e subito la finestra si richiude.
Stupido angelo, stolto. Non puoi uscire da quella trappola.
Lo sente, sente il rimprovero delle anime, il divieto di scendere a terra e amare, di poter gridare aprendo la bocca. Ce l'aveva ancora, una bocca, lui?
Gli angeli lo accerchiano, loro di sicuro se lo sono dimenticati di avere una bocca, delle mani, delle braccia, si muovono solo attraverso quelle enormi e bianche ali.
Troppo bianco, gli ferisce gli occhi; gli stessi occhi che hanno visto il nero e l'azzurro di una creatura magnifica.
Diventa consapevole del suo corpo, si risveglia da un torpore che per molto tempo lo teneva prigioniero.
Con le mani tremanti si tasta la schiena, il frastuono cresce nella sua testa. Ma fuori c'è solo silenzio.
Afferra qualcosa di soffice, che scivola fra le sue dita come fosse acqua. Rafforza la presa e con tutta la forza che riesce a trovare spezza le sue ali.
Il paradiso stavolta si riempie di vere grida, di follia, di sangue. È il delirio.
Continua a tirare, scava con le dita fino a trovare i muscoli, poi le ossa. Il sangue gli cola lungo il corpo, eppure per qualche motivo prima di toccare terra evapora. Ammesso che ci sia un posto in cui poggiare i piedi.
Improvvisamente smette di urlare, e sotto di lui si apre una voragine che lo inghiotte facendolo precipitare.
Le ali iniziano a prendere fuoco, e dal bianco passano al nero, come le tenebre.
Sembra avere un nuovo corpo ora: capelli fiammeggianti, gli occhi sembrano carboni ardenti, le ali più squamose.
Mentre continua a precipitare, in un nuovo corpo, con i pensieri ormai liberi, gli torna in mente un nome, quello che sua madre aveva dato al bambino che una volta era stato.

L'anima dell'angeloDove le storie prendono vita. Scoprilo ora