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Si svegliò di soprassalto, mentre il sogno orribile che aveva appena fatto svaniva dalla sua mente e cedeva il posto alla lucidità, lasciandole però una sensazione di disagio.
Si diresse in cucina, beandosi della sensazione di freddo sotto i piedi, che la riportava alla realtà.
"Mamma?" apparentemente Meredith sembrava non essere in casa, ma alla fine la trovò nel bagno, intenta a rovistare in un armadietto di medicinali.
"Stai bene?" le chiese in apprensione, ma la madre le rivolse un sorriso rassicurante e di assenso.
"Volevo parlarti" la sua voce era incerta, e la cosa destò preoccupazione in sua madre, che lasciò immediatamente le compresse per il mal di testa e le rivolse tutta l'attenzione.
"Mi dispiace per ieri"
"Mamma io vorrei sapere di più.." azzardò lei, e per un attimo si sentì come quando a sedici anni le chiedeva di poter uscire temendo che le dicesse di no.
"Ruby.." la voce della donna già si stava incrinando, e la ragazza vide tutto lo sforzo che le ci volle per mettere insieme i pezzi della sua voce e parlare con tono più naturale.
"Lo so che fa male mamma.. ma io voglio sapere.. sono stata attaccata da un Angelo Caduto e non ho nemmeno la minima idea di cosa sia"
Meredith spalancò gli occhi e disse con tono severo: "Chi ti ha detto questa cosa?"
"Ho incontrato un Nephilim, quel giorno fuori dalla cattedrale. È stato lui a salvarmi dall'Angelo"
Sua madre strinse le labbra che divennero una linea sottile e liberò i polmoni.
"Tuo padre era un Nephilim, un cacciatore. L'ho conosciuto anni fa ma non ha mai voluto dirmi nulla su di lui. Ci innamorammo, passammo giorni felici, e poi rimasi incinta. Gabriel cambiò, non era più lo stesso uomo allegro e spensierato, e dopo pochi anni dalla tua nascita sparì. Lo trovarono morto dopo un attacco da parte di alcuni Angeli Caduti, che si allearono eccezionalmente con i Demoni. Non lo vidi mai più" aveva lo sguardo perso nel vuoto, la voce amara di chi ha una storia carica di rimpianti.
Gabriel. Era la prima volta che sentiva pronunciare il nome di suo padre da lei. Aveva impresso strane emozioni in quella parola: amore, rabbia e risentimento. Ruby comunque ne dedusse che lei non aveva mai visto il corpo di suo marito.
"E io cosa sono mamma..?"
Meredith sembrò come risvegliarsi da un sonno profondo, e la guardò come se la vedesse davvero per la prima volta dopo tanto tempo.
"Sei una donna forte, ma sei anche la mia bambina. Non voglio che ti accada quello che è successo a tuo padre"
"Ma io sono una Nephilim?" insistette lei, che per quanto fosse commossa dalla risposta di sua madre, voleva collocare la sua persona in qualche categoria, sotto l'illusione che almeno quello avrebbe dato pace alla sua anima.
"Una specie" cedette con riluttanza "ma dal momento che non so molto su tuo padre, posso solo dirti cosa sono io"
La confusione si dipinse sul volto di Ruby e il suo cuore iniziò a battere forte.
"Sono un Angelo Custode"
Cosa avrebbe dovuto risponderle la ragazza non ne aveva idea. Sentiva la terra mancare sotto i suoi piedi e sua madre, ancora seduta sul pavimento, sfocò nella sua visuale.
"Lux ducit, semper protege" recitò come faceva sempre, come se le sue labbra fossero abituate a quel gesto. Era come una litania, ma che durava solo pochi attimi.
"Ti sarai accorta ormai di queste parole.. sono una protezione. Essendo un'Angelo Custode, ho il potere di proteggerti dal male, solo che non funziona contro gli Angeli Caduti, essendo comunque membri del Padadiso"
"Ma io sono stata attaccata anche da un Demone.." sussurrò Ruby confusa, che a sentir parlare sua madre aveva sviluppato un fortissimo mal di testa. Forse le medicine che lei stava cercando sarebbero servite presto anche a lei. Sua madre un Angelo Custode. Le ci sarebbe voluto decisamente tanto tempo per elaborare quelle informazioni, e di sicuro le cose da quel momento sarebbero cambiate.
"Mi ha salvato sempre lo stesso ragazzo" aggiunse.
Meredith sembrava preoccupata. La curva della schiena si era fatta più pronunciata, come se si fosse abbandonata a sé stessa mentre rivelava a sua figlia cose che avrebbe preferito portare nella tomba. Per proteggerla. Il suo volto austero, tirato da una coda alta e perfettamente in ordine, era deformato dalla preoccupazione e la paura.
"Qualcuno ti sta cercando" disse come se stesse ragionando fra sé e sè "Qualcuno che può sovrastare la mia Protezione"
Era in pericolo? Chi poteva mai volere qualcosa da lei? Di solito tendeva a farsi gli affari suoi proprio per evitare problemi, e le sembrava assurdo che qualcuno volesse addirittura ucciderla.
"Dobbiamo andarcene Ruby"
"Ho la mia vita qui!" protestò lei immediatamente.
"Io devo proteggerti!" sua madre sembrò svegliarsi da un lungo incubo, e le ringhiò addosso quelle parole come se stesse per aggredirla.
"Non sono solo tua madre Ruby, tu hai voluto sapere, e ora farai come ti dico" si era alzata, era poco più alta di lei. La ragazza poteva vedere ora, come se un velo fosse sempre stato davanti ai suoi occhi. Ora poteva vedere sua madre veramente. Aveva come una sorta di aurea attorno, splendente e terribile al tempo stesso. I suoi bordi sfumavano dentro quella luce che sembrava inghiottirla, come se la reclamasse. I suoi occhi furono quelli che la spaventarono di più. Erano vitrei, di un bianco vuoto, che conferivano al suo viso sembianze eteree. Sembrava non avesse età, sesso, quella non era sua madre.
Si portò le mani tremanti agli occhi, spingendo sulle palpebre come per cancellare quell'immagine. Quella non poteva essere sua madre. Stava ancora sognando.
Ma le sue dita erano vere. Sembravano le ossa di uno scheletro, ed erano fredde come la voce che usciva dalle sue corde vocali.
"Ruby!" la stava chiamando, ma la sentiva lontana, come se lì con lei fosse rimasto solo il suo corpo, e la sua mente si era librata dentro sè stessa, nascondendosi nei meandri contorti del suo cervello. Era buio, si sentiva come in trappola, sbattendo a destra e manca come lucciole chiuse dentro ad una scatola. Ma la sua luce si stava affievolendo, e piano piano la voce di sua madre sovrastò il rumore del suo cuore che batteva all'impazzata nelle sue orecchie.
"Ruby! Stai bene??"
La ragazza boccheggiò per riprendere fiato e si allontanò da Meredith.
"Mi dispiace" sussurrò la donna andandole incontro e stringendola fra le braccia. Ruby si abbandonò a quel contatto. Non era più fredda, le sue dita erano quelle di sempre, e il cuore batteva placido nel suo petto.
Cercò di coordinare il respiro al suo, gli occhi le dovevano per aver provato a strapparli via.
"Dobbiamo andarcene Ruby, non posso perderti come tuo padre" la voce le arrivò sommessa, attenuata dai suoi capelli, fra i quali Meredith aveva affondato il viso.
Non era sicura che sua figlia la sentisse veramente, e temeva che quello prima o poi sarebbe successo. Che lei l'avrebbe vista per com'è davvero.
"Dammi il tempo di trovare un volo" le disse, tornando alla carica, ma Ruby non la stava ascoltando davvero, e lei non voleva andarsene.
"Non voglio" la sua voce uscì quasi metallica, più lucida di quello che si sarebbe aspettata.
Avrebbe combattuto, piuttosto, ma non avrebbe lasciato casa sua.
Sua madre la lasciò andare, ma prima che lei si voltasse la donna le afferrò le spalle, le dita sottili che affondavano nella sua carne.
"Ne riparleremo" era quel tipo di tono a cui Ruby sapeva di non poter opporsi. Eppure quella volta lo avrebbe fatto.
Tornò nella sua camera, disorientata e con tanti pensieri che le frullavano in testa. Pulsavano nelle sue tempie come fossero il suo battito cardiaco.
Ho bisogno di distrarmi ora.
Prese il suo cellulare e cercò il numero di Becca. Attese paziente che lei rispondesse, e contò tre squilli prima che la sua voce le arrivasse dall'altro capo del telefono, metallica ma rassicurante, e riempì la sua stanza come un'ondata di vento caldo.
"Che fine avevi fatto, non ti sento più dall'altro giorno"
"Avevo da fare" sviò lei, che improvvisamente venne investita da una folata di ricordi gelidi di come aveva trascorso quelle ultime ore. Scosse la testa e propose alla sua amica di vedersi per bere qualcosa.
"Dammi dieci minuti e sono da te" poi riattaccò.
Aveva all'incirca mezz'ora per prepararsi, più o meno il tempo in cui Becca avrebbe fatto ritardo. La conosceva abbastanza bene per sapere che, a meno che non ci fosse stato qualche impegno particolare, lei non sarebbe mai stata puntuale.
Decise di farsi una doccia, per cercare di lavare via tutto quello che le era successo. Il vapore caldo irritava i suoi occhi doloranti, e quando uscì e si guardò allo specchio, vide che erano iniettati di sangue, come se avesse appena fumato qualcosa di poco legale.
Frugò nel cestino dove teneva le poche creme per il viso e qualche maschera di bellezza mai usata e trovò il collirio.
Becca arrivò veramente dopo dieci minuti, e la cosa la sorprese al punto da pensare che forse aveva di nuovo combinato un appuntamento con David.
Si vestì un fretta e uscì, sventolando le chiavi davanti a sua madre per dirle che avrebbe tardato. Era al telefono, per cui non seppe mai se quello che avrebbe voluto risponderle era un "Non pensarci nemmeno" o "Va bene divertiti", ma da come erano andate le cose fino a poche prima, Ruby immaginò fosse la prima.
Poco importava. Lei non sarebbe scappata.
La sua chioma bionda perfettamente arricciata faceva capolino da dietro un'auto. Becca era leggermente piegata all'altezza del finestrino e stava sistemando il suo rossetto rosa. Erano totalmente opposte, loro.
Becca profumava sempre di fragole e ciliege, e anche i colori che indossava le ricordavano quelli di un campo fiorito. Spiccava in mezzo al grigiore di Manhattan, che in quei giorni stava dando il peggio di sè, facendo assomigliare persino l'acqua del fiume ad una lastra di metallo liquido.
"Il Symposium dovrebbe essere aperto" le disse non appena la vide.
Indossava degli stivali alti, fino al ginocchio, e le sue gambe snelle erano fasciate da calze spesse. Sopra, chiuso da una cintura color caramello, indossava un giaccone che copriva il vestito che lei le aveva regalato per il suo compleanno. Fu felice di vederglielo addosso, ma la cosa le fece anche sospettare che stesse per incontrarsi con qualcuno.
"Certo che ogni tanto potresti indossarlo un po' di colore" la rimproverò con tono allegro e stringendola in un abbraccio che si portò dietro un forte profumo di fiori.
"Non volevo rubarti la scena" le fece un occhiolino, e le spuntò un sorriso sincero. Quella sensazione le sembrò quasi estranea.
"Come è andata la serata all'Amnèsia?"
"Giusto di questo volevo parlarti!" schioccò le labbra come sempre quando aveva un nuovo gossip da raccontarle.
"David è andato via a metà serata con una tipa da urlo!" battè le mani e poi le rivolse uno sguardo di disapprovazione "Te l'avevo detto che se non ti fossi sbrigata se ne sarebbe andato con un'altra"
"Non che la cosa mi dispiaccia" rise lei, sollevata al pensiero che non avrebbe più dovuto vederlo.
"Con chi ti vedi oggi?" le chiese curiosa mentre entravano nel locale.
Becca le rivolse un ampio sorriso e uno sguardo furbo.
"Aspetta, ma Matt che fine ha.."
"Lui non lo saprà mai" disse allegra mentre con la mano salutava qualcuno seduto ad un tavolo.
"Non ti dispiace se c'è anche lui ora vero?"
"E secondo te ti lascerei sola con un tizio conosciuto a caso?" scosse la testa con fare protettivo e la spinse avanti mentre lei si fermava al bancone per prendere tre cioccolate calde.
"Arrivano subito" Kato, il ragazzo dietro al bancone, le sorrise con fare gentile.
Avevano la stessa età, ma lui era un po' più basso di lei.
Aveva gli occhi verdi, come un prato a primavera, annegava negli abiti da cameriere, anche se aveva come l'impressione che ultimamente gli calzassero molto meglio.
"Pago ora, le offro qualcosa ogni tanto" gli disse mentre lui le dava un vassoio con tre tazze fumanti.
"Sei davvero una buona amica" il suo sorriso, che era sempre stato un po' storto, le diede un senso di calore e gratitudine. Ricambiò e poi si diresse al tavolo.
Era impossibile non notare Becca, un pallino colorato in mezzo ad un locale scuro e dove il colore del legno predominava su tutto.
Nascosto dalla poltrona rossa c'era il suo misterioso interlocutore, il quale la sua amica guardava con totale ammirazione. Persino da lì le sue pupille sembravano aver assunto la forma di due cuoricini.
"Ho preso la cioccolata per tutti, spero vada bene" poggiò il vassoio sul tavolo, ma fino a quando lui non rispose, lei non notò il ragazzo seduto sulla poltrona.
Avrebbe riconosciuto la sua voce profonda e il suo profumo anche in mezzo ad una folla o a occhi chiusi.
Il vassoio le scivolò, battendo sul tavolo e facendo tintinnare le tazze che per poco non si rovesciarono.
"Ruby!" la richiamò la sua amica spostando il vassoio con cautela.
Si voltò a guardare il ragazzo. Sam sedeva composto, i gomiti sul tavolino e il giaccone di pelle che per la tensione sembrava voler esplodere attorno alle sue spalle e ai suoi avambracci.
Ruby notò subito che aveva tagliato i capelli, che ora erano alti solo pochi millimetri, lasciandogli scoperto il viso duro e la mascella affilata.
"Che ci fai qui" disse con tono sorpreso.
"L'ho incontrato all'Amnèsia non appena te ne sei andata" disse Becca allegra e invitandola a sedere "Non sapevo vi conosceste"
Ruby si chiese quanto tempo fosse passato tra il momento in cui era stata attaccata e quello in cui lui l'aveva trovata. Le guance le si colorarono di rosso per il pensiero di essere rimasta mezza nuda sulla metro, in balia dello sguardo di tutti.
Sam aveva un sorriso scaltro sul viso, cosa che doveva affascinare particolarmente la sua amica, ma che invece irritava lei, senza nemmeno sapere il perché.
Lanciò un'occhiata di rimprovero a Becca, che senza il minimo di pudore aveva abbordato anche lui nonostante il suo attuale ragazzo fosse presente.
"In effetti ci cono.."
"Non proprio" si affrettò a dire lei prima che lui potesse finire "L'ho visto solo una volta fuori dalla cattedrale e ha aiutato mia madre a portare dentro dei libri pesanti" gli lanciò un'occhiata d'intesa che lui si divertì ad ignorare e a liquidare con un sorriso.
Agli occhi di Becca quello doveva essere stato un gesto davvero eroico da parte sua, poiché gli rivolse uno sguardo di rinnovato interesse e gli porse una tazza fumante.
Le dita dei due si sfiorarono, e Sam fece in modo che la cosa le fosse ben visibile.
Ruby rivolse lo sguardo altrove e si chiese cosa stesse cercando di fare. Se fino al giorno prima lo aveva trovato attraente, ora avrebbe solo voluto spezzargli le dita pur di vedere qualcosa di diverso da quel suo perfetto sorriso e atteggiamento da duro.
Spostò lo sguardo e vide Kato che si dirigeva verso di loro.
"Vi ho portato dei biscotti, questi li offro io"
"Grazie Kato"
Era palese a tutti e tre che il ragazzo non avesse rivolto la sua attenzione a nessuno se non a lei, il che le procurò una gomitata da parte dell'amica.
"Quando ti deciderai a dargli una possibilità?" le chiese mentre il ragazzo si dirigeva verso un altro tavolo.
La guardò di traverso. Sam si schiarì la voce riportando l'attenzione su di lui.
Egocentrico.
"Becca mi stava giusto dicendo che questa sera passano un bel film in televisione, magari potresti unirti a noi"
Ruby si morse la lingua per evitare di risultare velenosa. Becca stava cercando di portaserlo a letto, era evidente, ma Sam sembrava divertito dal fatto che lei lo sapesse. Da un lato non voleva rovinare i piani della sua amica, ma dall'altro l'idea che quei due potessero approfondire la loro conoscenza le provocava un prurito alle mani non indifferente.
"Mi piacerebbe ma sono impegnata questa sera" scelse di essere leale almeno con Becca, anche se in realtà lei era davvero impegnata quella sera.
Era stata chiamata per esporre in una mostra alcune sue foto, e la cosa la elettrizzava e terrorizzava al tempo stesso.
"Davvero?" chiese lui stuzzicandola, e subito Becca gli fece eco.
"Si ma nulla di che, voi potete godervi la vostra serata" fece un mezzo sorriso e Becca saltò sul posto.
"Dimmi che hai un appuntamento!"
"Beh in realtà.." stava per dire di sì, per godersi l'espressione che Sam avrebbe fatto, ma poi avrebbe dovuto spiegare alla sua amica con chi sarebbe uscita, e sapeva che Becca non avrebbe mollato fino a quando non glie lo avesse detto.
"Ho la mostra di cui ti parlavo la settimana scorsa" prese un sorso dalla sua tazza, bruciandosi la lingua.
"Fermi" trasalì lei "Questo cambia tutto, stasera veniamo con te"
Ruby spalancò gli occhi mentre si portava alla bocca un biscottino ripieno di Nutella che però rimase fermo a mezz'aria.
"Perché no" disse Sam appoggiando un braccio sul bordo della poltrona con fare seducente.
"Non esiste, non voglio rovinarvi la serata!" disse con fare precipitoso e posando il biscotto.
"Potremmo sempre rimandare" Becca lanciò uno sguardo malizioso a Sam che ricambiò con un occhiolino.
Con riluttanza Ruby accettò.
"Bene"
"Becca!" il tono sconvolto di Matt li raggiunse dal fondo del locale.
La ragazza divenne pallida e spalancò gli occhi.
"Merda" sussurrò lei "Coprimi"
Matt si avvicinò al loro tavolo di gran carriera. Dal maglione elegante gli spuntava il colletto bianco della camicia e i capelli erano perfettamente tirati indietro.
Girava sempre come un damerino e la cosa le faceva piuttosto ridere.
"Matt" trasalì lei.
Ruby lo salutò con la mano e Sam con un cenno. Sedeva ancora con il braccio poggiato sullo schienale, le gambe leggermente aperte in segno di totale sicurezza di sè. Vide il lampo di divertimento accendersi nei suoi occhi e Ruby già aveva capito cosa voleva fare.
"Che ci fai qui, amore?" calcò l'ultima parola, sperando che Sam afferrasse, ma Ruby vide che la cosa lo divertiva solo di più.
"Beh ecco.."
"Sta accompagnando noi due" intervenì prontamente lei prima che il ragazzo potesse farlo e rovinare tutto.
Becca le lanciò uno sguardo di gratitudine.
"Sono qui con David e Liam, volete unirvi?" Matt sembrava decisamente sollevato. Le sue spalle si rilassarono e le sue labbra si aprirono in un sorriso.
"Veramente io dovrei andare" Ruby non aveva davvero voglia di vedere David, e in più avrebbe dovuto preparare le foto e portarle alla mostra.
"Vado in bagno e arrivo" rispose Becca, e lei afferrò immediatamente e la seguì.
"Grazie"
"Ma non sapevi che sarebbe uscito?"
"No!" mugugnò lei "Addio notte di fuoco"
"Volevi davvero portarlo a letto?" le chiese timidamente, anche se la cosa non la riguardava, di solito non usava così tanto pudore.
"Ovvio! Ma l'hai visto?" Becca le rivolse uno sguardo scioccato e poi scosse il capo facendo oscillare la sua chioma bionda "Comunque sia puoi tenertelo"
"Cosa?"
"Oh avanti" la sua amica le sorrise "Guardava solo te"
Ruby deglutì a fatica, negando con forza la sua affermazione, ma la realtà era che lei l'aveva notato eccome. Odiava il suo modo di rendere così visibili e plateali i suoi gesti e sperò che almeno una volta fuori se ne sarebbe andato.
"Fammi sapere se riesci a portarlo in camera stasera" rise lei mentre uscivano.
"Rimani con Matt e gli altri?"
"Sai.." Becca si fermò e assunse uno sguardo serio "In realtà Mett mi piace veramente"
"Cosa!?" Ruby spalancò la bocca in un perfetto cerchio di sorpresa e stupore. Lei non poteva saperlo, ma Sam si voltò irrequieto sul suo posto vedendola, mentre le aspettava paziente.
Becca arrossì.
"Ma perchè allora.."
"Non lo so, lui è davvero un bel ragazzo e solo vederlo.." rabbrividì mordendosi un labbro e poi continuò "Ma Matt mi piace sul serio, e quando l'ho visto mi sono sentita tremendamente in colpa" la ragazza abbassò lo sguardo. Ruby non poteva credere che quelle parole stessero davvero lasciano le sue labbra perfettamente colorate.
"Vai da lui. Stasera ti chiamo" le disse con un sorriso rassicurante. La sua amica sembrò rianimarsi, come un fiore quando riceve dell'acqua dopo mesi di siccità.
Tornarono al tavolo e Sam si alzò.
"Ho fatto portare la tazza e i biscotti al loro tavolo" disse rivolgendosi a Becca, poi guardò lei "Le nostre cioccolate invece ci aspettano al bancone"
Ruby sperò che fosse solo una facciata, che una volta usciti da lì ognuno avrebbe preso una direzione diversa. Lei a casa sua e lui da qualche altra ragazza.
Ma non fu così.
Si ritrovò di fuori con il bicchiere d'asporto in mano e Sam che si ergeva di fianco a lui, alto e sempre pieno di sé.
"Allora.."
"Mi avevi detto che dovevo dimenticare tutto" disse subito lei con la ferocia nella voce "E in quel tutto eri compreso anche tu"
Non sembrò minimamente scalfito dalle sue parole, ma mimò lo stesso un'espressione abbattuta e con voce teatrale disse "Temo di essere impossibile da dimenticare"
"Sei insopportabile" Ruby girò su sè stessa e si diresse verso casa ad ampie falcate. Samael le venne dietro senza troppa fatica, sorseggiando la sua cioccolata.
"Deduco che tu abbia parlato con tua madre"
"Non sono affari tuoi" disse bruscamente e arrestandosi di colpo. Nemmeno quello sembrò sorprenderlo, e Ruby dovette ammettere a sé stessa che sperava di vederlo rovesciarsi il contenuto bollente del suo bicchiere addosso.
"Mi incuriosici"
"Non sono un'animale da circo" si voltò di nuovo ma prima di finire la rotazione aggiunse "E di sicuro non sono come Becca"
"Bel bocconcino però, peccato per il ragazzo"
Ruby si voltò e dovette trattenersi dal tirargli il suo bicchiere "Non una parola sulla mia amica"
Lui sorrise ma non disse nulla.
"Vattene, ora ho da fare"
"Di solito sono io che termino le conoscenze con questa frase" gli fece notare lui, che aveva ripreso a seguirla.
"Beh il tuo fascino non funziona con tutte sai?"
"Oh non credo proprio"
Lo fulminò con lo sguardo. Aveva raggiunto il massimo dell'irritazione. Non poteva credere che in una sola persona si potesse nascondere così tanto egocentrismo e arroganza.
Sembrava proprio uno di quei ragazzi che tanto amava fotografare. Non era mai uscita con nessuno di loro, ma immaginava che se lo avesse fatto sarebbero stati tutti così. Anche se ora iniziava a dubitare che qualcuno potesse essere tanto fastidioso quanto lui.
Cercò davvero di ignorarlo nel tragitto a casa, e ci riuscì davvero solo nel momento in cui vide il suo palazzo ergersi di fronte a lei.
Sentì lo stomaco chiudersi mentre pensava a sua madre che ancora la aspettava lì, e aveva paura di vederla con le valige già pronte e le sue cose impacchettate.
Chiuse gli occhi e fece un respiro profondo.
"Tu stai qui"
"Come desideri"
Qualsiasi cosa Ruby si aspettasse di trovare nel suo appartamento, non eguagliava minimamente quello che invece trovò davvero.
Si portò le mani alla bocca per trattenere un urlo quando aprì la sua camera, poi strinse forte gli occhi, sperando che non fosse reale.

L'anima dell'angeloDove le storie prendono vita. Scoprilo ora