Capitolo 01 -Nuova vita e il primo incontro

2.6K 99 9
                                    

Ciao a tutti! Mi chiamo Isabelle Trick ho tredici anni e vivo a Kyoto anche se mi dovrò trasferire a Tokyo. Nella mia vita ho viaggiato molto a causa del lavoro dei miei genitori: ho vissuto in Italia dove ho conosciuto uno dei miei migliori amici, sono stata in Asia a Singapore, in Australia e in America...dove...ho perso la fiducia in me stessa e nelle mie capacità. Sono una ragazza alta e magra ho i capelli castani che tengo sempre legati e gli occhi marroni con delle sfumature verdi. Sono una ragazza timida e insicura ma amo circondarmi di amici con i quali sono solare e allegra. Mi piace molto sognare ad occhi aperti e ho tanti interessi diversi come la musica e il nuoto ma comunque ho una vera grande passione: il calcio grazie al quale mi sono innamorata...
«E anche questa volta è finita così...nuova vita, nuovi amici e nuovi problemi. Ma perché deve finire sempre così?!» dicevo mentre guardavo fuori dalla finestra e le lacrime scendevano copiose sul mio viso. Guardai la sveglia e mi accorsi che erano già scoccate le 2:00 ed io non riuscivo proprio ad addormentarmi. «Avevo finalmente trovato un posto in cui mi trovavo bene, avevo amici sinceri e poi c'era lui: il mio migliore amico...o qualcosa di più...chissà come ha fatto in così poco tempo a farmi innamorare. Ora che ho finalmente capito cosa provo per Nick devo cambiare città. Kyoto è casa mia e mi mancherà tantissimo chissà se a Tokyo mi troverò bene come qui» sussurravo mentre continuavo a piangere. Mi fermai solo quando capii che non avrei cambiato nulla. Mi rimisi nel letto e provai ad addormentarmi e dopo qualche minuto ci riuscii. La mattina dopo alle 6:30 mia madre venne in camera mia e con la sua solita voce squillante mi svegliò «preparati che tra un'ora ce ne andiamo» . «Mh ancora cinque minuti» risposi io mugugnando. Mia madre allora mi scoprì e a me non rimase altra scelta. Mi alzai e mi diressi in bagno a passo svelto. Una volta in bagno mi lavai i denti e mi feci una doccia veloce senza capelli. Mi pettinai alla svelta e mi feci la solita treccia laterale che mi cadeva poco sotto le spalle. Alle 6:40 ero pronta, radunai le ultime cose e "salutai" la casa. Feci scivolare lentamente le dita sull'interruttore della luce e varcai la soglia quasi piangendo. Quando i miei genitori e mia sorella furono in macchina cominciarono a parlare ed io triste e arrabbiata mi girai su un fianco mentre ascoltavo la musica con il cellulare guardando fuori dal finestrino. Non parlai più con nessuno. Arrivammo dopo qualche ora di macchina e una volta arrivati nella nuova casa io corsi subito dentro per vederla: era enorme. Salii al piano di sopra e scelsi la mia camera non era molto grande ma non era nemmeno piccola. Con noi era arrivato il camion dei traslochi e i mobili erano già tutti nella mia camera pianoforte compreso. Quel pomeriggio dipingemmo le pareti ed io volli la mia camera tutta azzurra come quella di Kyoto. Una volta pronta la mia camera telefonai alla mia migliore amica di Kyoto Sarah e parlammo per circa 30 minuti. Alle 17:00 chiesi a mia madre e mio padre di uscire a fare un giro per il quartiere per abituarmi al luogo e con mia grande sorpresa acconsentirono io salii in camera e mi cambiai velocemente: misi un paio di legguins lunghi neri una maglietta grigia con un 88 scritto in nero sopra e le mie amate all star azzurre di quelle non mi separavo mai me le aveva regalate Nick mi scese una lacrima ma poi sorrisi «non posso piangere sempre!» detto questo presi la felpa il cellulare e le cuffie e uscii di casa per fare un giro. Dopo qualche minuto trovai un campo da calcio su cui si stavano allenando dei bambini apparentemente delle elementari ma il portiere sembrava avere la mia età. Rimasi lì per un po' di tempo a guardarli non volevo assolutamente disturbarli. Di lì a picco arrivarono due ragazzi più grandi e a uno dei due arrivò una pallonata. Naturalmente è stato solo un errore ma quel ragazzo la fece più tragica di quello che era e se la prese con il portiere cominciando a picchiarlo. Io volevo aiutare quel povero ragazzo ma ero immobilizzata e l'unica cosa che feci fu assistere alla scena terrorizzata. Arrivò in quel momento un ragazzo alto e magro con i capelli biondi fissati in alto aveva una felpa arancione e dei pantaloni marroni. Io non potevo fare a meno di fissare i suoi occhi erano grandi,neri...stupendi...come lui «cosa sto dicendo non lo conosco non posso trovarlo carino prima ancora di sapere come si chiama» pensai. La mia attenzione tornò sulla scena che stavo guardando poco prima e il ragazzo che picchiava il portiere calciò la palla che lo aveva colpito in direzione di una bambina che rischiava di farsi molto male a quel punto riuscii a muovermi. Ero pronta per respingere il pallone ma il ragazzo biondo fu più veloce di me e con un tiro fortissimo calciò il pallone che finì dritto in faccia al tizio che lo aveva tirato verso la bambina che lo ringraziò. Lui si limitò a sorridere e se ne andò ma il portiere provò a fermarlo e gli chiese: «scusa ma tu giochi a calcio? Hai un talento naturale il tuo tiro è formidabile!» ma lui lo ignorò e se ne andò. Andai dal ragazzo che era stato picchiato e imbarazzata e preoccupata gli chiesi se stava,bene lui mi disse che non aveva niente e non dovevo preoccuparmi e mi fece un sorriso enorme. Rimanemmo li a parlare per un po' e poi facemmo caso ad una cosa: eravamo talmente tanto presi da ciò di cui stavamo parlando che non ci eravamo nemmeno accorti di non esserci presentati e lui sempre con quel suo enorme sorriso mi disse: «piacere io mi chiamo Mark Evans e amo il calcio e tu sei?» Io timidamente risposi: «io mi chiamo Isabelle Trick e anche io amo il calcio gioco in difesa» dissi «ti va di fare due tiri?» mi chiese «ma certo» risposi senza vergogna questa volta e cominciammo a giocare. Dopo qualche tiro mi chiese come mai giocavo in difesa e non in attacco visti i miei tiri ed io un po rossa risposi che giocavo in difesa per non essere notata troppo. Lui allora mi spronò e mi disse che dovevo provare a lasciarmi andare e provare a giocare in attacco. Non so come ma quelle sue parole mi diedero molta sicurezza e promisi a me stessa che avrei fatto ciò che mi aveva consigliato. Guardai l'orologio erano quasi le 19:30 ed io dovevo tornare a casa: salutai Mark e corsi vis. I miei genitori mi perdonarono quei 10 minuti di ritardo e la scampai per poco. Alle 20:00 precise la cena era in tavola magiai velocemente e andai in camera mia per chiamare Nick stavo componendo il numero quando il ragazzo che aveva salvato la bambina al campo mi tornò in mente io non chiamai più Nick ma fissai la foto che ci eravamo fatti poco prima della mia partenza. Alle 21:00 mia madre entrò in camera e mi disse di prepararmi visto che il giorno dopo sarei dovuta andare a scuola. Misi il pigiama misi in carica il cellulare sul comodino,guardai la foto mia e di Nick un'ultima volta e poi mi addormentai pensando a quel ragazzo che sebbene non conoscessi mi aveva lasciata letteralmente affascinata.

Ho bisogno di teDove le storie prendono vita. Scoprilo ora