La minaccia

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Davide era ormai esausto, l'alba iniziava a fare capolino e non sapeva cosa aspettarsi. Dopo essere stato marchiato era stato slegato e lasciato a terra, la minaccia della castrazione era riecheggiata spesso durante tutta la notte e sperava che le ragazze non sarebbero arrivate a tanto. Dal canto loro le tre parlottavano e ridevano tranquillamente tra loro come se non fossero le autrici di una vera e propria aggressione sessuale ai danni del loro professore. Venere, Carola e Ginevra si godevano l'ultima pausa prima di far rientro a casa. Proprio in quel momento Venere esclamò: "Dobbiamo far passare la voglia questo verme di dire a qualcuno quello che è successo qui" e si alzò con fare ciondolante seguita dalle sue due amiche.

Poi proseguì: "lunedì appena entri in classe ti metterai di fronte a tutta la classe e mostrerai il marchio. Tutte le ragazze sanno cosa succede ai professorini carini e irriverenti, ringrazia che non ci siamo presentate tutte e 14" e scoppiarono a ridere.

Davide capì definitivamente che quella non era una classe qualunque e non si capacitò di come tutto quello potesse andare avanti impunemente, ma non riuscì a formulare un pensiero completo che le ragazze lo presero di peso bloccandolo dalle braccia in piedi e a turno ricominciarono ad assestare violenti e precisi calci nelle palle intervallati da minacce su quello che sarebbe successo se avesse parlato con qualcuno.

Passati dei lunghi minuti Davide fu lasciato crollare in ginocchio, con le mani a tenersi le palle demolite. Venere estrasse dallo zaino un paio di lunghe forbici appuntite e lucenti, con un calcio sul petto fece cadere il ragazzo a terra mentre Carola e Ginevra si avventarono su di lui per bloccargli le mani. La scena era drammatica. Il professore totalmente nudo immobilizzato a terra e le forbici che sibilavano vicino ai suoi testicoli pieni di lividi.

Davide sapeva che stava succedendo qualcosa di grave e alzò lo sguardo per non guardare stringendo i denti, dopodiche sentì le forbici scattare e serrarsi ma nessun dolore. Le ragazze scoppiarono a ridere fragorosamente. "Diamo sempre una seconda possibilità, la prossima volta torneremo per portarti via le palle, per adesso va bene così, sei di nostra proprietà, quando una ragazza della 5B ti ordinerà qualcosa tu eseguirai, chiaro?" esclamò Venere. Il ragazzo annuì e fu lasciato a terra, piagnucolante e tremante, mentre le ragazze si rivestirono uscendo dalla porta allegre e soddisfatte, dando il tempo a Davide di ascoltare le ultime minacce sibilate tra loro, tra cui Carola che disse: "Venere cazzo, mi sono dimenticata il mio marchio di fabbrica, dovevo pisciargli in testa!" "Ahahahaa, va bene, torneremo per questo allora", le fece seguito Venere.

Torneremo. Questa fu la parola che riecheggiò nella mente di Davide.

Il supplente - Storia FemDom (FINITA MA IN REVISIONE)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora