La Preside

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Davide ci mise tutta la domenica a riprendersi. Sapeva che i lividi fisici sarebbero passati in fretta con un po' di ghiaccio, quelli mentali invece sarebbero rimasti per sempre. La sua principale preoccupazione fu quella di capire se aveva riportato danni seri, perché non aveva alcuna voglia di avere a che fare con medici e dover spiegare qualcosa. Da una prima valutazione gli sembrò tutto a posto e anche se estremamente dolorante, non sembrava aver subito problemi permanenti. Si mise a fare cose senza senso pur di riempire la sua giornata e non dover pensare a quello che era successo, perché se avesse pensato sapeva che avrebbe dovuto combattere contro i suoi principi, e avrebbe deciso di denunciare tutto. 

Ma non voleva perdere le palle.

La domenica passò, Davide si leccò le ferite e si mise a letto, quasi senza pensare che il giorno dopo sarebbe dovuto tornare in quella classe di matte. Passata una notte agitata la sveglia suonò e il ragazzo, molto controvoglia si alzò e si preparò per andare verso il Liceo in cui insegnava. Appena entrato in classe, alle 08.30 esatte, incrociò lo sguardo di Venere, che con un sorriso trionfale esclamò: "Prof lei ha le palle a tornare qui, in poche ci credevamo, ma io ci avrei scommesso, in fondo sono stata io a lasciargliele attaccate" accompagnata da una fragorosa risata di gruppo. 

Poi incalzò, con tono meno amichevole: "dai microcazzo, tutte vogliono vedere il marchio che ti abbiamo lasciato, vedi di sbrigarti o ti facciamo fare il bungee jumping attaccato dalle palle".

Davide, come in trance, si girò e si abbassò i pantaloni, mostrando il marchio 5B che si stava cicatrizzando sul suo sedere, accompagnato da urla di giubilo di tutta la classe. In poco tempo tutte le ragazze lo accerchiarono costringendolo a inginocchiarsi e Davide trasalì ma non riuscì ad emettere nemmeno un grido perché si aprì la porta e vide la Preside stagliarsi sull'uscio e scrutarlo con fare accusatorio. "Professore, cosa sta facendo?" esclamò, aggiungendo poi: "la aspetto tra due minuti nel mio ufficio, prenda pure le sue cose, tanto le ragazze sanno cavarsela da sole" e se ne andò sbattendo la porta.

Davide pieno di vergogna si alzò a stento e uscì in fretta dalla classe, pensando che un richiamo disciplinare sarebbe stato comunque meglio di restare tra le grinfie di quelle diavolesse.

La Preside, bella donna di nemmeno 50 anni, molto alta e con i capelli di un bruno naturale, lo attendeva austera e composta, seduta sulla sua sedia dallo schienale molto alto, come un trono, e appena il ragazzo entrò gli indicò con le mani di sedersi. Senza nemmeno farlo fiatare esordì:

"Professore, questa è una scuola prestigiosa, certi atteggiamenti sono intollerabili. E sono certa che lei crede che per atteggiamenti io intendo il fatto di averla trovato inginocchiato. No mio caro, io sono perfettamente a conoscenza di quello che accade in 5B, e sono perfettamente  a conoscenza di quello che è successo l'altra notte. Vede, 10 anni in questa scuola arrivò un figlio di puttana che nel giro di due mesi violentò due delle migliori ragazze dell'Istituto. Le due ragazze avevano davanti a loro un futuro radioso, dopo quegli episodi hanno visto la loro vita riempirsi insidie e difficoltà e da quel momento ho giurato che nessuno avrebbe più fatto male a una mia ragazza"

"ma-ma io non ho fatto niente" balbettò Davide incredulo

"non ha fatto niente perché io e le mie ragazze lavoriamo sulla prevenzione, non a tutti riserviamo lo stesso trattamento, solo a chi consideriamo a rischio, lei è il numero 8, sorpreso?"

Davide non sapeva più cosa pensare e cosa dire, un secondo dopo la Preside lo fece trasalire tirando fuori da una vecchia cassaforte un vasetto.

"ecco, qui ci sono le palle del primo vecchio stupratore bastardo, le conservo come monito, dopo averle fatte vedere, con nessuno è stato più necessario arrivare a tanto"

Davide cominciò ad agitarsi e a borbottare "siete una manica di pazze"

A quel punto la Preside si alzò in piedi di scatto: "lei non ha capito dove cazzo si trova, questa non è una scuola normale, questa è una scuola dove comandiamo noi, in segreto, ancora per poco mi auguro"

Nello stesso istante entrarono nella stanza due bidelle, entrambi quarantenni, ben piazzate e sorridenti, che lo presero dalle spalle e lo fecero inginocchiare.

Tirando fuori dalla giacca una cintura di castità maschile la Preside disse: "questa la indosserai per tutto l'anno scolastico, una chiave la terrò io e una le ragazze, se noteremo un tentativo di forzatura verremo a strapparti le palle con le mani, hai capito testa di cazzo?"

E così facendo le tre, denudarono il ragazzo per posizionare sul suo pene quella piccola gabbia che lo avrebbe tenuto rinchiuso.

Una delle bidelle, alla vista del membro del professore, reso minuscolo dalla sensazione di paura disse: "Preside, è la misura small ma sto coso ridicolo ci naviga dentro, come hanno fatto le ragazze a scoparlo?" accompagnata dalla risata della Preside che chiuse la gabbia e si mise la chiave alla catenina che portava al collo, facendo notare a Davide che aveva già un ciondolo con il simbolo del femminile, il simbolo di Venere, il cerchio con la croce sotto.

Fatto rivestire il ragazzo lo rimandò in classe aggiungendo: "da oggi in poi dovrà fare tutto quello che dicono le ragazze, continuerà a insegnare ma senza mettere voti, se una ragazza esprime un desiderio lei lo realizza, se verranno a farle visita a casa lei aprirà le porte e le tratterà da regine, se vorranno sfogare la propria rabbia su di lei provi a opporsi, così faranno di peggio" Rise.

il ragazzo uscì dallo studio della Preside senza riuscire a realizzare quello che stava succedendo, era ormai un automa che aspettava che passassero i giorni. Pensava a come rinunciare a quell'anno di insegnamento ma sapeva che se lo avesse fatto sarebbe stato molto peggio. Era paralizzato dalla paura di reagire ed era deciso a lasciarsi trasportare dagli eventi. Entrò in classe con la testa bassa e Venere esclamò ammiccando: 

"Professorino caro, ha la faccia triste di un uccello in gabbia"

Davide trasalì, tutti sapevano tutto, era finito in una trappola. In quel momento viveva solo per salvare le palle.

Il supplente - Storia FemDom (FINITA MA IN REVISIONE)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora