Capitolo 3

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Andrea's POV:

Cerco di evitare la provocazione e la presa per il culo nella quale sono caduta.
"Cosa intendi con folle?"
"Ho visto un po' di gelosia e rancore Andrea. Hai bisogno di parlarne?"
Continua a prendermi in giro.
"Assolutamente no, niente di tutto questo e rispondi alla domanda."
"Ho fatto una cosa di illegale per te, ecco cosa intendo con folle."
Sorrido guardandola negli occhi.
"Te ne penti?"
"Mai. Perché lo pensi? Tu te ne penti Andrea?"
"Come potrei? La cosa illegale l'hai fatta tu. Io mi scopavo semplicemente la professoressa, non esiste niente di più allettante."
Scoppio a ridere e lei lo fa di riflesso.
È il mio telefono ad interromperci è Roberta che non sento da ieri sera, faccio cenno di scuse ad Alex e rispondo allontanandomi leggermente.
-Ei amore...Si sono ancora qui, ho appena finito l'assemblea con i ragazzi...A lavoro tutto okay?...Si appena arrivo a casa ti richiamo...Un bacio...Ti amo anche io.-
Mi riavvicino alla donna dai capelli corvini.
"Ho visto che ti sei fidanzata."
Il suo commento sulla mia compagna non tarda ad arrivare.
"Si, ormai da qualche anno, convivo anche con lei."
Ricominciamo a camminare lungo i corridoi della scuola.
Sembra aver ignorato volontariamente l'ultima mia frase.
"Vuoi venire a pranzo da me?"
Si gira verso di me guardandomi fissa negli occhi.
"Come ai vecchi tempi?"
Le chiedo con una piccola sensazione malinconica.
"Non esattamente come ai vecchi tempi, sono cambiate tante cose."
Lena arriva alle nostre spalle con il fiatone.
"Vi cerco da due ore, mi accompagni a casa che devo andare a lavorare?"
Annuisco.
"Dopo che la accompagni puoi venire direttamente a casa mia. Io prendo le mie cose e vado. Te la ricordi la strada?"
"Penso di averla fatte troppe volte per poterla scordare.
Ci allontaniamo dalla preside Gino a raggiungere la mia macchina.
"Andrai a pranzo da lei?"
La mia migliore amica mi guarda contrariata.
"Non vedo cosa ci sia di male, siamo due donne adulte adesso; ci racconteremo semplicemente cosa ci è successo in questi ultimi anni."
"Ti lascio nelle tue convinzioni Andre, ci vediamo domani."
Mi da un bacio sulla guancia subito dopo essere uscita dalla macchina.
Faccio una violentissima inversione ad U come mio solito per poi correre a casa di Alex; sto fremendo come la me adolescente di qualche tempo fa.
Parcheggio e scendo immediatamente dall'auto.
Suono al campanello aspettando che lei mi apra.
Un abbaio mi accoglie sull'uscio della porta mentre la donna alle sue spalle ha i capelli legati in una crocchia ed una tuta nera.
Si è già cambiata.
L'amico peloso si avvicina a me riluttante, mi odora per poi saltarmi addosso.
"Non pensavo avrebbe riconosciuto il tuo odore."
Mi inginocchio davanti a lui coccolandolo.
"Ciao Slush, so di esserti mancata."
Alexandra sorride e a me viene in mente la prima volta che sono entrata a casa sua.
Mi alzo ormai piena di peli procedendo verso la sua cucina. Si è rimessa subito ai fornelli.
"Che stai cucinando di buono?"
"Un pò di spaghetti all'amatriciana. So che hai lo chef personale ormai però spero ti piacciano comunque."
"Ho degli standard alti ormai, devi impegnarti."
Le reggo il gioco.
"Lo sto facendo, ti sottolineo però che non ti è mai dispiaciuto quello che mangiavi qui."
Mi avvicino al mobile dei bicchieri per poi prenderne due ed indirizzarmi verso la bottiglia di vino rosso che ho visto sul bancone della cucina.
Me ne verso un calice per poi fare lo stesso per lei.
"Noto che non hai perso l'abitudine di sentirti a casa tua."
"Come potevo? Non ti ricordi più i miei modi di fare?"
"Come potrei scordarli?"
Gli passo il calice che lei porta lentamente alle sue labbra.
"Qualche anno fa non bevevi però."
"Sono cresciuta."
"Lo vedo"
Si appoggia alla cucina guardandomi negli occhi.
"E cosa pensi?"
"Che sei una bellissima e giovane donna che si è presa dalla vita tutto quello che avevo già capito avrebbe preso."
"Anche tu hai fatto carriera Alex e anche tu sei una bellissima donna."
Sorseggio lentamente il vino per concentrarmi su qualcosa che non sia lei.
I miei pensieri sono sbagliati.
Sono fidanzata, quasi pronta al matrimonio.
"Non mi sono mai persa una tua partita o un tuo successo."
"Ti sei davvero tenuta informata?"
"Sempre, non potevo non farlo; sarebbe andato contro me stessa."
"Grazie Alex, anche per avermi accompagnato a Firenze quel giorno; è partito tutto da lì."
"Ti sbagli, è partito tutto dal tuo talento e dalla tua tenacia. Sono fiera di te Andrea."
Si gira di scatto prendendo i piatti e sistemandoci la pasta; ci sediamo l'una acconto all'altra come tanti anni fa.
"Che mi dici di te? Io non ti ho stalkerata."
"Che vuoi sapere? Ho continuato la mia vita qui; sono diventata preside due anni fa; ho adottato un gatto che non so in questo momento dove sia ed ho iniziato a giocare a padel come le persone della mia età." Ride un po'.
"Effettivamente ormai la mezz'età si fa sentire."
Un pugnetto mi arriva sulla spalla.
"Ti sei fidanzata?"
Non so perché glielo chiedo ma la mia anima ha bisogno di saperlo.
"Si, sono stata fidanzata qualche anno ma è finita perché volevamo cose diverse nel nostro futuro a cui nessuna delle due era pronta a rinunciare."
"Tu da quanto stai con la giornalista?"
"Qualche anno, probabilmente ci sposeremo presto."
"Sono tanto felice per te Andrea."
Nel suo sguardo vedo un po' di amarezza ma decido di non chiedere nulla.
La pasta davanti a noi è finita, come i nostri calici di vino.
Mi alzo per sparecchiare e mettere tutto nella lavastoviglie; lei cerca di impedirmelo.
Sono incastrata tra lei e l'elettrodomestico in acciaio.
Il suo fiato è sul mio collo ed io chiudo gli occhi godendomi il momento.
Le sue braccia cingono i miei fianchi ed io mi lascio andare al suo petto; non pensavo che sarebbe più stato possibile questo e soprattutto non credevo di riprovare di nuovo le stesse cose di tanti anni fa.
Mi scrollo dal suo abbraccio e lei si allontana quasi spaventata.
"Mi dispiace, non avrei dovuto farlo."
Mi avvinco a lei cingendo le mie braccia intorno a lei e poggiando la testa sul suo petto, il suo odore è qualcosa di magnifico; mi sento stringere forte ed il mio cuore perde un battito.
Rimaniamo così per un po'.
Lei si stacca da me per guardarmi negli occhi; sposta lo sguardo tra le mie labbra ed i miei occhi ed io non posso che fare lo stesso.
Il mio telefono squilla nuovamente rovinando il momento.

-Amore...-
-Ei bimba, come mai non mi hai più chiamata? Tutto okay?-
-Si, sono a pranzo da Alexandra, ho scordato di avvisarti-
-Andrea sei da quell'Alexandra?-
-Si Rob, sono ancora qui.-
-Ah va bene, pensavo solo che me lo avresti detto. Divertiti.-
-Amore ti prego non farti paranoie, sapevi che ci saremmo viste e che sarebbe potuto succedere, quindi non preoccuparti. Ti amo.-
-Ti amo anche io, fatti sentire tu quando puoi.-

Alex si è allontana mettendosi sul divano.
"Lei sa di quello che siamo state immagino."
"Si, pensavo fosse giusto che lo sapesse sopratutto visto il mio rientro qui. Volevo evitare fraintendimenti."
Mi siedo accanto a lei sul divano.
Il suo sguardo si riposa sui miei occhi.
"Vuoi restare a guardare un film?"
"Non so se sia il caso, dovrei tornare a casa e passare un po' di tempo con i miei cuginetti e la mia famiglia; ho poco tempo prima che io riparta."
"Certo, non ti preoccupare, ho sbagliato io a chiedertelo. Spero di rivederti prima della tua partenza."
Mi accompagna verso la porta, saluto Slush con qualche carezza poco prima di varcare la porta di casa.
"Grazie per il pranzo Alex."
"Grazie a te per aver accettato l'invito. Aspetto tue notizie per un caffè prima di partire."
Le do un bacio sulla guancia congedandomi.
Mi allontano di poco da lei che mi tira in un abbraccio che mi fa mancare il fiato.
Ci stacchiamo ed io la guardo negli occhi l'ultima volta senza più girarmi.

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