Il principio, la nascita

11 1 0
                                    

Era un giorno un po' più freddo del solito per Primavera, stranamente... troppo freddo.

<<Perché tutto questo vento freddo?>>
Affacciandosi dalla camera da letto, che era collocata in cima al palazzo.
Subito pensò a un cambio d'umore di Inverno, era probabile... ma non riuscì a smettere di pensarci.
"Quel brontolone... Cos'avrà da arrabbiarsi proprio oggi?"
Per distrarsi, decise di passare un po' di tempo con i suoi sudditi.
Uscì dalla camera e dopo aver percorso qualche rampa di scale il suo pensiero si oscurò.
"Inverno... perché deve esistere l'inverno? Che benefici ha? Il suo dominio è sempre stato spietato e crudele, o almeno da quando ho ricordi di lui, è sempre stato così."
I gradini sono adornati con un tappeto di velluto rosso ciliegia, invece, i corrimano erano in quercia, a Primavera piaceva passarci la mano sopra ogni volta che scendeva le scale, le da un senso di vitalità.
Pochi minuti dopo arrivò all'ingresso, e lì, incontrò un suo fedele amico, il folletto col panciotto.
<<Mr. Folmar, novità?>>
Le orecchie a punta del ragazzo rossiccio s'addrizzarono al suono della voce di Primavera, così come la sua postura, che divenne più aperta e coraggiosa, sembrava quasi più alto, per quanto possa alzarsi un folletto la cui altezza equivale a 1151 mandorle impilate.
<<Graziosissima Dea!>>
Scattante corre al fianco destro di lei.
Folmar amava starle vicino, per lui significava essere importante agli occhi di tutti, e che lui fosse il "preferito".
Ma lui non voleva mica il potere, no... o almeno non un folletto che per ogni sorriso di Primavera arrossiva, desiderava soltanto ammirarla e darle una mano con la gestione del paese.
Senza avanzare di un passo, entra Aprile, correndo come una furia... Lei si fa chiamare dagli amici April ed è il tipo di persona che si caccia sempre nei guai.
<<Attenzione!! Spostatevi!!>>
Frenando talmente forte con i suoi stivali di cuoio da fare una scivolata rumorosissima nell'ingresso, ma questo non bastò per non farle prendere in pieno il povero Folmar.
<<April...>>
Con tono di rimprovero la richiamai mentre lo sguardo era ancora rivolto all'ingresso, forse perché non volevo vedere come aveva conciato quel povero folletto.
Un instantanea posa mi pervase: posai la mano sul viso, accompagnata dalla mia postura ancheggiante. Totale disagio.
<<Vera guarda! Sta benissimo! Vero Folmar? Vecchio mio>>
Comparendomi davanti, April stava tenendo il nostro riccioluto amico dal colletto di filigrana e dalla sua giacca violastra vellutata, lo stava scuotendo a scosse alterne, per farlo rinvenire dallo shock.
<<Dallo a me...>>
Davvero mortificata nei confronti di Folmar.
<<Sissignora! Vado! Ti adoro mia Dea, grazia del paese dei Boschi..? Vado che è meglio! La dico ogni volta, la sai a memoria anche tu vero? A dopo Veraaa!>>
E corse via.
Aprile faceva parte della Casata Della Rondine, tutti i pilastri avevano una propria Casata... quella di Autuno si chiama Casata del Pettirosso, per Estate invece Casata del Fenicottero, e per ultimo, ma non meno "temibile" è la Casata del Corvo, dell'imperatore Inverno.
Pensando ad Aprile, alla mia prima in comando, pensando a anni orsono... tra i regni ci fu una spietata guerra: La guerra di Lacrime, una guerra che era stata pensata dai Pilastri Infiniti, ovvero noi, per decretare la divisione delle quattro terre, che oggi sono chiamate: Alba, Sole, Vento e Ombre, e chi ne era a capo erano i corrispettivi Primavera, Estate, Autunno e Inverno.
Durante questa guerra, Inverno, desiderava primeggiare o meglio dire sottomettere tutti gli altri regni.
Conquistò prima la Terra Del Sole, congelando e prosciugando l'acqua che era fondamentale per la vita di quel regno, quell'acqua era intrisa di potere magico, capace di curare e riparare qualsiasi cosa, oltre ad essere buonissima. Aveva persino dei Sacerdoti a guardarne la fonte, che erano vestiti di bianco e d'azzurro pastellato.
Poi, Invase la Terra del Vento.
Autunno doveva fermarlo, o almeno così disse di fronte al Grande Conquistatore, che con un movimento fulmineo della spada gli sfiorò la guancia, tagliandola appena.
Qualche momento dopo si vide una grande luce aranciata, con mille spirargli di luce vanigliata, seguita da un grande terremoto, che causò la morte di molte truppe delle Stalattiti.
Io ero già pronta al peggio quel giorno, invece Inverno stava avanzando, ma io ancora non avevo ideato un buon piano.
Ormai alle porte della Terra Dell'Alba, il nemico si fermò.
Adesso, il suo volto era cambiato, aveva una grossa cicatrice che gli attraversava l'occhio destro, ancora fresca, e Autunno vicino a lui, ridotto veramente uno straccio.
Dopo alcuni giorni, le Quattro Terre stipularono un contratto ben chiaro, che sottolineava la pace tra tutti i regni, in quanto Pilastri se uno di loro avesse dichiarato guerra, la pena sarà il prosciugamento, ovvero, una mia dote, prosciugare il potere magico di qualcuno.

Con Folmar in grembo avanzai verso l'alto portone intagliato e posai il folletto accanto a un cespuglio morbido e soffice, come un cuscino, e lasciai lui un papavero, il mio fiore preferito.
<<Buonanotte>>
Sorridendo a quell'espressione da vero pisolone, ma prima di proseguire la mia passeggiata diedi lui bacio sulla fronte, facendogli rimanere impresso il mio rossetto rosa ciliegio.
Avanzando per i borghi del paese dei papaveri, notai quante persone gentili passeggiavano contente e devote.
Oggi, dopo molte lune, si teneva la riunione dei Pilastri, ero in ansia, era proprio evidente, ma a pensare di rivedere Inverno la mia pelle rabbrividì. Al contrario, non vedo l'ora di rivedere Autunno, il simpaticone e l'amico di tutti.
Beh... Estate la sopporto, con quel suo modo sfarzoso di fare le cose e il suo pensiero superficiale per ogni cosa mi innervosisce. La. Sopporto. Tutto qui.
Non è detto che tutti i Pilastri debbano starsi simpatici tra loro, poi con quell'inquietante d'Inverno. Impossibile.

Tornata nella mia camera, mi sembrò più piccola del solito, come se mi soffocasse, o forse, questa sensazione era dovuta a questo corsetto così stretto.
Il mio vestito è lungo e morbido, la parte superiore ha un color dorato come il sole e la gonna è semi trasparente, dove i colori del tramonto ricordano una tavolozza e ornano infine i ricami color oro e rosa rossa su tutta la superficie.
Sono così agitata, le mani sono fredde, la fronte adornata da gocce di sudore, le mie gambe stanno tremando e la mia bocca è impastata.
Passati pochi minuti sento bussare sulla grande porta della mia camera, che mi raffigura in vesti più regali di quelle che porto di solito.
<<Avanza pure>>
Dico guardandomi allo specchio, quasi non riconoscendomi. Le fatine, mi avevano truccata di un rosa acceso, con simboli dorati norreni.
<<Bellissima Dea, tutto il paese delle Rondini le ha forgiato questo umile gioiello...>>
L'elfo messaggero Artemis, mentre le sue ginocchia si posano sul pavimento di legno d'acero, in segno di devozione.
<<Puoi alzarti, mio messaggero Artemis>>
Guardandolo dall'alto al basso.
Odiavo guardare le persone in questo modo, mi dava un senso di sottomissione e obbligo. Di solito mi avvicinerei a lui, ma con questo bustino proprio non ci riesco, già è un miracolo che riesco a respirare liberamente, o quasi.
Il piccolo Elfo, ma che in realtà era il più alto di tutti gli altri, ed era perfino più alto di me si alzò.

BucaneveDove le storie prendono vita. Scoprilo ora