Le Quattro Terre

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L'elfo sorrise gentilmente e subito dopo si avvicinò di qualche passo.
<<Per lei>>
Mostrandomi quella che era una collana in filigrana, con incastonate gemme di quarzo rosa la cui composizione sembrava quella di un ciliegio in fiore.
<<Grazie, Artemis>>
Ricambiandogli il sorriso, agganciai il prezioso gioiello al mio collo.
Dopo poco tempo ero pronta, sull'uscio del palazzo, ad aspettare quel che era il mio fidato destriero, ovvero la mia amata Demetra, la Tigre guardiana di questo posto.
Ogni volta, prima di salirle in groppa, le accarezzavo la morbida pelliccia, un po' per salutarla e per ringraziarla di portarmi su di sé.
Percorrendo rapidamente tutto il Paese Dei Papaveri, lasciando dietro di noi solo la polvere, arrivai al confine del mio regno molto in fretta, era appena il crepuscolo.
C'era questa fortezza, apparentemente abbandonata, piena di muschio sui muri e ruggine sul cancello principale, ma che solo noi Pilastri sapevamo raggiungere... o entrarci.
Appena attraversato quel cancello la struttura mutò in un castello gigantesco, con piante rampicanti e immense querce con le foglie rosse, ed era anche circondata da un fiumiciattolo dall'acqua trasparente e cristallina, sembrava uno specchio.
Non notando nessuno decisi di sedermi sotto una quercia ad aspettare l'arrivo di tutti gli altri, sperando che lui sia l'ultimo.
<<Siamo andate più veloci del solito eh Demetra?>>
Sorridendole mentre faccio segno di sdraiarsi accanto a me.
Un brivido freddo improvviso mi percorse la spina dorsale, come se un ghiacciolo scivolasse sulla schiena e la mia pelle rabbrividì dalla tensione.
"Non può essere già arrivato, dopotutto il suo regno è più difficile da percorrere in così poco tempo, anche se si ha un lupo gigante come cavalcatura"
<<Primavera, sei qui anche tu>>
Gelidamente alle mie spalle Inverno.
"E'-... è dietro di me?"
Cerco di alzarmi non troppo velocemente, non voglio capisca che il mio cuore sta battendo all'impazzata e che, nel profondo, mi fa paura, ma inciampando sul vestito, inizio a cadere verso terra.
Con le mani davanti al viso, non sentii nessuna collisione in quei secondi, ma sentii mani gelide che mi cingevano i fianchi, stringendoli.
<<Cosa..?>>
<<Non vorrai rovinare questo vestito... anche se i miei servitori potrebbero fare di meglio con questa sottana>>
Con aria di superiorità, com'era suo solito fare, ovvero guardare le persone dall'alto al basso.
<<Grazie. Ma NO grazie.>>
Alzandomi definitivamente da quel che sembrava un casqué poco elegante, mi allontanai.
<<I miei SARTI, creano questi vestiti per me, in segno di devozione e lealtà, io li indosso perché sono meravigliosi e racchiudono la Terra Dell'Alba in questi ricami>>
Facendo qualche passo nella direzione opposta alla sua.
I suoi occhi erano scuri come la quercia più anziana, invece, i suoi capelli neri color carbone, erano raccolti solo ai lati in un codino elegante, mentre il suo completo era regale: una camicia bianca sotto quel completo tutto nero, che si abbelliva con ricami di un blu acceso, e infine, anelli alle dita di diverso colore o materiale, uno in particolare aveva anche il suo stemma forgiato sopra.
<<Prego, Fiorellino.>>
Scocciato s'allontana.
"Come mi ha chiamata?! Adesso gli faccio vedere io il fiorellino!"
Girandomi, noto che mi stava già osservando mentre si allontanava e le mie gambe, beh... s'irrigidirono. Mi pietrificai. I suoi occhi erano terribilmente profondi e oscuri.
"Non dimenticarti di chi è, Vera..."
Le parole di Autunno risuonavano squillanti nella mia memoria, e non volevano uscire.
<<Maschione, Innocentina, salve anche a voi!>>
Esordì, appena arrivata su un cavallo bianco, Estate, che era vestita con un top bianco con le maniche larghe e sotto una gonna che le cingeva il basso ventre totalmente trasparente, il tutto bianco con alcuni ricami dorati. I suoi capelli erano dorati come filigrana e i suoi occhi ricordavano l'acqua che scorre nella sua Terra.
Vidi da lontano lo sbuffare di Inverno nel sentirsi chiamare così, ma doveva accettarlo. A me non mi dava troppo fastidio il soprannome, perché dopo la fine di questa serata ci saremmo rivisti solo dopo molte lune.
Infine, arrivò anche Autunno, che dopo essere sceso dalla sua volpe, calorosamente venne a salutarmi con un abbraccio.
Era vestito con una camicia bianca larga con un corsetto rosso bordeaux, che ricordava le foglie della sua Terra, con pantaloni di pelle stretti sugli fianchi e stivali di cuoio, da caccia. Erano di un rosso acceso i suoi capelli, occhi fugaci di un giallo ambrato a decorare il suo fisico che era molto snello e atletico.

La riunione ebbe inizio.

Il silenzio pervase quel che era quella tavola rotonda, decorata con intagli e incisioni.
<<Vorrei introdurre come primo argomento, i vostri progetti per la festa Del Raccolto>>
Esordì per primo, Autunno.
Inverno, rivolse lo sguardo verso l'alto, e sospirò. Era seduto quasi di fronte a me, alla mia destra dopo Estate.
Lo fissai con uno sguardo intriso di odio, che poteva fulminare chiunque, la sua superficialità era così fastidiosa... forse anche più di quella della mia vicina di posto.
<<Faremo come ogni volta: ogni Terra porterà il proprio raccolto e si farà una festa con esso, no?>>
Rispondendo, volevo finire questa riunione già da subito.
Inverno, posò il su sguardo su di me e mi guardò fissò dritta dritta negli occhi, con quello sguardo... Lo detesto, ma allo stesso tempo mi faceva rabbrividire, perché sembrò quasi che anche i suoi occhi fossero fatti di ghiaccio, freddi come le sue parole.
<<Ho organizzato tutto io l'ultima volta, qualcun altro vuol proporsi?>>
Autunno, nella disperata speranza che qualcuno si addossasse questa responsabilità.
Lui... alzò la mano.
<<Mi propongo per organizzare la manifestazione in nostro onore>>
<<No! Mi volevo proporre io Autunno!>>
Non potevo lasciarglielo fare, dopo la guerra nessuno osava mettere piede nella Terra delle Ombre, chissà cosa aveva in mente.
<<Vedo che Inverno ha voglia di partecipare... questa volta>>
Con tono imbarazzato, il rosso, ci interruppe.

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