Prologo - Domenica 4 febbraio

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Ore 10:23.
Il caffè stava salendo nella moka e Simone corse in fretta dalla camera da letto alla cucina per spegnere il fornello. Prese una tazzina e se lo versò. Senza aggiungere zucchero - così gli piaceva -, iniziò a sorseggiarlo guardandosi attorno.

L'appartamento era un disastro, sembrava ci fosse esplosa una bomba. La sera prima aveva iniziato a preparare la valigia ma non era riuscito a finirla: fu il suo ultimo pensiero prima di andare a dormire e il primo appena si era svegliato.

Aveva buttato giù una lista delle cose che doveva portare: vestiti - tanti, comodi e caldi - e capi di abbigliamento vari, il portatile, la macchina fotografica, il suo quadernino per gli appunti con la penna portafortuna - quella che aveva usato in occasione della sua prima trasferta -, i vari caricabatterie (questi erano stati scritti grandi in stampatello e con tre punti esclamativi finali per evitare di scordarseli), poi ovviamente spazzolino, dentifricio e cose così.

Finito il ripasso mentale di ciò che aveva messo nella valigia e cosa mancava, si ritrovò in mano la tazzina ormai vuota. Doveva tornare a finire i bagagli.

Ore 12:37.
La valigia era stata chiusa, la casa era ancora un disastro e Simone era pronto a dirigersi verso la stazione. Il treno partiva alle 13:25. Avrebbe potuto spostarsi col suo motorino come faceva quasi tutti i giorni, ma il bagaglio era troppo pesante quindi si decise a chiamare un taxi.

Arrivò a Termini alle 13 e qualcosa. «Perfetto» pensò. Si mise seduto a leggere un libro in attesa. Dopo qualche minuto fu distratto da una voce che lo chiamava. Era Laura, la sua migliore amica e collega di lavoro. Dovevano partire insieme e si erano dati appuntamento lì. Simone la salutò, stringendola in un abbraccio.

"Ci credi che stiamo per partire?"
"No, mi sembra ancora assurdo. Sono un po' agitato, spero che le cose vadano bene."
"Andrà tutto benissimo, sapremo cavarcela. Dobbiamo solo credere in noi stessi."

Ore 21:16.
Il treno aveva fatto ritardo - ovviamente - ma per fortuna non di molto. Durante il viaggio Simone aveva letto, parlato con l'amica e sonnicchiato fra un capitolo e l'altro del libro. E ora finalmente era arrivato lì. Era a Sanremo.

Da due anni, Simone lavorava come giornalista per una rivista online chiamata "Vinili&Pellicole". Non era molto famosa, ma aveva un pubblico piuttosto ampio. Quest'anno Simone e Laura erano stati incaricati di seguire e riportare le notizie inerenti il festival più importante per il panorama musicale italiano: quello di Sanremo. Dovevano andare in trasferta, dare un'opinione sulle canzoni in gara e le varie esibizioni, seguire la conferenza stampa, intervistare gli artisti e riassumere gli eventi importanti di ogni serata della kermesse. Era un lavoro molto importante e Simone si sentiva ansioso, ma sperava che quello fosse il punto di svolta per la sua carriera. Voleva dimostrare quanto era bravo nel suo lavoro.

Dovettero chiamare un altro taxi per farsi portare dalla stazione all'hotel in cui alloggiavano. Dopo i vari convenevoli, salutò Laura, entrò in camera e finalmente si buttò sul letto. La stanza era piccola, il letto occupava quasi tutto lo spazio, ma andava bene così. Avrebbe quasi sicuramente passato gran parte delle giornate fuori. Troppo stanco per fare altro, impostò la sveglia per il giorno dopo e si coricò.

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