Mai per caso

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Era un caldo pomeriggio di Agosto, ero lì, sul letto di casa mia, con le mie migliori amiche, a fare le stupide col cellulare, come sempre.
"Dai raga che noia mortale, fa un cazzo di caldo" venne interrotto il silenzio da Giorgia soffiando con una mano al vento cercando di prendere un po' d'aria, invana.
Sbuffai annuendole, lanciando il cellulare affianco a me guardando nel vuoto.
"Facciamo una pazzia, perché non chiamiamo Vittoria e le chiediamo di ospitarci a Roma per una notte?" Chiese Emi guardandoci con un sorrisetto, euforica.
Mi alzai con i gomiti e guardandola scoppiai a ridere, sapeva benissimo quanto me che l'avrei assecondata e sapeva che anche Giorgia lo avrebbe fatto.
Ridemmo all'unisono e ci alzammo euforiche dal letto.
Dopo aver ottenuto finalmente un "sì" dall'altra parte della cornetta da parte di Vittoria, preparammo i nostri borsoni e velocemente ci dirigemmo alla mia macchina parcheggiata sotto casa.
Ancora una volta avevo assecondato una scelta pazza da parte di quelle due sciagurate, ma in cuor mio sapevo di essere più pazza di loro.
Sfrecciammo per le strade di Napoli nel tardo pomeriggio per poi immetterci in autostrada e percorrere i pochi chilometri che ci dividevano dalla nostra migliore amica.

Perché lei era lì?

Lei era lì poiché aveva deciso di frequentare la facoltà di medicina alla Luiss per poi vincere la borsa di studio.
Ero così fiera di lei.
La distanza non avrebbe allontanato la nostra amicizia per nessun motivo al mondo.

Cantammo a squarciagola mentre ero intenta a guidare ad alta velocità fino alla grande capitale.

Arrivammo a destinazione e suonammo il clacson, urlando all'unisono per far affacciare la nostra amica dal balcone e probabilmente anche tutto il vicinato.
Lei si sarebbe vergognata un sacco e noi lo sapevamo, proprio per questo lei ci amava.

"ECCOVI QUI BRUTTE STRONZE CIAO" ci rincorse la nostra Vittoria richiudendosi nel nostro abbraccio di gruppo.
"Sono contenta che siate qui, è arrivato il momento di mostrarvi una cosa", ci fece strada e noi ci guardammo con fare confuso.

"Cosa devi dirci Vitto? Ti sei fatta il primario dell'ospedale?" Sorrise Emi scherzosamente mentre eravamo intente a cavalcare il cancello.
"Quasi" sorrise sfacciata ed io spalancai gli occhi dalla sorpresa guardandola.
Arrivammo al secondo piano dopo aver preso l'ascensore e Vittoria suonò al campanello.
"Scusami, ma tu non vivevi da sol-"
Nemmeno il tempo di controbbattere che davanti a noi comparse un ragazzo di due metri biondo occhi azzurri.
"Ciao ragazze voi dovreste essere le migliori amiche di Vittoria, accomodatevi."
"Vittoria parla sempre di voi, siete il nostro argomento di tutti i giorni" sorrise mentre ci faceva strada verso la cucina.

Lo guardammo a bocca aperta incredule della grande scelta della nostra amica, ottima scelta devo dire.
Entrammo e poggiammo le borse in cucina.
"Ragazze vi presento il mio ragazzo, Lorenzo." Stringemmo la mano presentandoci.
Dopo una breve chiacchierata, Vittoria ci mostrò la stanza dove avremmo passato la notte.
"Ecco qua ragazze questa è la stanza per voi".
Giorgia sbattè la porta della stanza dove ci trovavamo per poi chiudere a chiave.
"Questo è un cazzo di affronto, quando pensavi di dirci che avevi un fidanzato?" Disse arrabbiata a voce bassa.
"Ragazze giuro che ve lo avrei detto a breve, non era ancora nulla di serio, giuro che non appena saremo al locale vi racconto tutto."
"Sarà dei nostri?" Ruppe il silenzio Emi.
"No ragazze, sa che sarete qui solo per questa notte quindi credo che non verrà"
"È un gran bel figo"
"LO SO CAZZO" le si illuminarono gli occhi.

Passammo la serata a prepararci per andare in un locale a far serata, nulla di serio, un semplice pub con musica così che potessimo ballare e divertirci senza strusciarsi per forza uno addosso all'altro.
Arrivammo lì e mi ero promessa, almeno stasera, di non pensare ormai più alla mia storia andata in frantumi col mio ex, una storia importante durata tanti e forse troppi anni dove alla fine sono stata mollata per un'altra.
Mi sono sempre domandata il perché effettivamente fossi stata mentita fino all'ultimo, tanto vale essere sinceri una volta per tutte.

Lui giurava di non esserci mai andato a letto né averci fatto nulla prima di lasciarmi. Eppure dopo due settimane li avevo già visti insieme.
Erano passati 6 mesi da quel giorno ma ancora era tra i miei pensieri. Avrei dovuto smetterla e iniziare a pensare di più a me stessa.
L'abbraccio di Giorgia mi distolse dai miei pensieri, sorridendomi, lei già sapeva senza che nemmeno glielo dicessi.
Mi trascinò in mezzo alla pista porgendomi un drink analcolico e ballammo per tutta la sera all'insegna del divertimento.
Mi erano mancate serate così.

Si era ormai fatta ora di tornare, era notte inoltrata, lasciai le mie amiche lì ed uscii dal locale per prendere la macchina che avevamo parcheggiato qualche metro più in la.
Accesi google Maps e dopo poco,  non accorgendomi che il mio cellulare fosse scarico, si spense tra le mie mani.
Mannaggia ed ora? Mi ero allontanata dal locale con la testa incollata sul cellulare inseguendo il navigatore e non ho fatto caso alla strada che avevo davanti!
Ed ora che si era definitavemente spento mi ritrovo da sola di notte in una città che non conosco benissimo tra l'altro senza sapere dove andare!

Continuai a camminare senza meta con i tacchi che mi facevano male ma a passo svelto per paura di incontrare qualche maniaco, guardandomi indietro ripetutamente.
"Ma quanto cazzo sono stata stupida a non farmi accompagnare?! Sono sempre una testa di cazzo in queste cose!" Dicevo tra me e me ad alta voce, ero disperata, ma ce la dovevo fare!
Voltai l'ennesimo vicoletto fino a trovarmi su una strada che mi sembrò abbastanza principale e finalmente lì, vidi un locale illuminato, un bar per l'esattezza.
Fortunatamente di notte a Roma era usanza restare aperti di notte.
Decisi di recarmi lì per chiedere indicazioni su come tornare indietro senza perdermi di nuovo o per lo meno un caricatore del cellulare per poter avvisare quelle sciagurate!
Entrai in questo bar e vi erano dei ragazzi seduti a uno dei tavoli vicino al bancone del bar, cercai di evitarli fermandomi al bancone, cercando di chiamare qualcuno dall'altra parte del bancone,invano, nella speranza vi sia qualcuno, ma niente!
Sbuffai per la disperazione e mi sedetti su uno degli sgabelli e mi guardai le unghie. Mi guardai intorno e incrociai lo sguardo verso quel tavolino. Ma loro si erano alzati e si stavano recando verso di me.
Oh, oh.

In particolare c'era uno tra loro che osservava nella mia direzione intensamente con le sopracciglia aggrottate, mentre quei pochi passi ci dividevano.
Non potevo crederci. Era un miraggio.

Davanti a me avevo un ragazzo, QUEL riccioluto barbuto chiamasi GIACOMO GIORGIO.
Alla sua destra c'erano Nicolò e Matteo.
Erano lì a fissarmi mentre io ero incredula della situazione.
Mi sembrò un sogno. Se lo è non svegliatemi.

CONTINUO.
Erica

MAI PER CASO, nulla accade.|| Giacomo GiorgioDove le storie prendono vita. Scoprilo ora