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Hating you's the only way
it doesn't hurt 

             ~Hate You, JK








«...Non mi credi, vero?» domandai a Niall, scrutando la sua espressione curiosa e incerta.

«No, non è questo. È che--non sembra vero. Oh, Dio.» esasperò.

«Vuoi vedere una cosa?» lui annuì e immediatamente accesi il telefono, andando nella rubrica. Voltai il telefono nella sua direzione e ridacchiò, ma non capii perché. Aggrottai la fronte. «Che c'è?»

«"Daddy"? Davvero??» rise.

Divenni rosso in viso come una fragola. «Ti giuro che è stato lui! Ho dimenticato di cambiarlo, maledizione.» sbuffai.

«Sì, come no.» mi prese in giro. Gli rivolsi una guardata truce e lui continuò a ridere.

«Sai che odio quella parola.» ribadii in mia difesa. «Comunque, devo riportargli la tuta che mi ha prestato. Non so se sono pronto, non so nemmeno se voglio restituirgliela. Insomma--ho finalmente qualcosa di suo.» dissi pensieroso.

«Be', io ti direi di portargliela e aspettare che, invece di darti qualche altro oggetto, ti dia qualcosa di molto più gradevole.» fece l'occhiolino lui ed io gli mollai una gomitata.

«Insomma Niall! Ma di cosa ti fai??» gridai.

«Scherzavo, dai! E poi, cosa ci sarebbe di male? È quello che vuoi da quando lo hai visto per la prima volta!» provò a giustificarsi e non potei dargli torto, perché aveva ragione. Sospirai, lasciandomi cadere sul letto.

«Non lo so, sono in crisi.»

«Harry, devi soltanto frequentarlo di più e capire cosa vuoi.» scrollò le spalle.

Voltai il capo nella sua direzione, battendo le ciglia meccanicamente e poi rispondergli. «Niall, mi ha portato la colazione ha letto e ha usato un tono flirty e sexy tutto il tempo. Come posso non aver capito già cosa voglio??» quasi strillai. «Solo per la colazione avrei voluto come minimo riempirlo di baci. Non lo so, ha l'aria da cucciolo, sotto sotto. Lo so che il suo essere duro e freddo è apparenza. Glielo leggo in faccia. Negli occhi. Che occhi, che ha.» sbuffai, rivolgendo lo sguardo al soffitto, stremato.

Niall sospirò. «Ecco che ci risiamo. Sai che c'è? Chiamalo. Scrivigli. Che ti costa? Niente. Ci hai provato. Alla fin fine, è stato lui a darti il suo numero.»

In effetti... aveva ragione.

~~~

Gli scrissi?? Assolutamente no.
Non volevo sembrare ridicolo nel fare il primo passo. Cosa gli avrei detto? Come? E se non mi avrebbe risposto? Milioni di paranoie mi tartassavano. Non ci eravamo mai scambiati un messaggio e, di sua notifica, avevo soltanto la telefonata che gli feci quella fatidica sera.

Non parlavo con mio padre da settimane. Lo evitavo in ogni modo possibile, lui mi riservava dispetti e frecciatine costantemente. Sapevo bene che, in mia assenza, parlava non male, ma malissimo di me. Evitarlo e far finta che non esistesse era la miglior cosa. Mia madre invece parve riprendersi un po'. I suoi giorni erano intensi di lavoro, tuttavia riusciva a trovare tempo per starsene seduta su‘’l divano ad oziare, ridendo genuinamente con me e mia sorella. Era davvero bella, quando sorrideva.

Tornai da scuola come al solito, mi sedetti a tavola e non c'era nessuno, se non mamma in cucina che mi stava aspettando, riscaldando il pranzo, e papà seduto che guardava la televisione. Dissi un flebile "buongiorno", per poi dirigermi da mamma e baciarle le guance. «Ho preparato la tua pasta preferita.» mi sorrise. La ringraziai, posai la borsa e mi sedetti. Cominciai a mangiare come se nulla fosse, fin quando tra una parola ed un'altra, intervenne anche lui e, come da suo carattere di merda, cominciò a lanciare archi e scagliare frecce.

Closer To You [Larry Stylinson]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora