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Tell me,
am I ever gonna heal again?

                      ~Shot Glass Full Of Tears, JK.




Aprii di furia la porta, afferrando la maniglia con una forte presa e spalancandola, precipitandomi fuori. All'esterno il freddo era pungente, le temperature scendevano sotto lo zero. Ed io indossavo soltanto una felpa grigia leggera e dei pantaloni della tuta. Mi congelai d'impatto ma non badai al tremolio del mio corpo, piuttosto decisi di correre.

Corsi, fino a prendere coscienza e fermarmi, reggendomi al muro di un edificio quasi sgretolato. Un lampione bianco a qualche metro da me faceva luce. A quell'ora della sera era difficile trovare un ragazzo per strada, specialmente se il giorno dopo c'era scuola. Non mi resi conto di avere le guance bagnate e gli occhi arrossati.
Scappare di casa, in tutta furia, era una cosa a cui pensavo soltanto da bambino, quando i miei genitori mi proibivano di usare i giochi o mi sgridavano, mai avrei pensato di essere capace a compiere il gesto.

Avevo il cappuccio della felpa tirato su, i capelli raccolti in una crocchia un po' disordinata e distratta, e stavo tremando come un cane dal tanto freddo. Sotto l'indumento grigio non portavo nulla se non una canottiera di cotone bianca, e il pantalone nero della tuta non era così caldo. Mi asciugai gli occhi, consapevole che bruciavano da morire e che erano irritati. Tirai su col naso, poi presi il telefono e, dopo aver letto che fossero quasi l'una, feci l'unica cosa che mai mi sarei aspettato, persino da me stesso.

Squillò un paio di volte, mi resi conto che era troppo tardi riattaccare quando udii la sua voce offuscata, dall'altra parte, che sussurrava quel "sì?" col tono basso e roco. Senza nemmeno ragionarci o prendermi un attimo per esitare, che mi lasciai trasportare dalle emozioni e dalla voce rotta e quel pianto facile e ormai inarrestabile.

«Ehi.» mi tremò la voce.

«Harry.»

«Come--come sai che sono io??» gli chiesi perplesso. Del resto, ero io ad avere il suo numero, non lui il mio.

«Non ho di certo dimenticato la tua tremenda voce.» potei percepire addirittura un sorriso. «Aspettavo con ansia una tua chiamata.»

«Sei--serio?» battei più volte le ciglia.

«Già. Perché mi hai chiamato?»

Mi presi un attimo, pensando a cosa rispondergli perché, effettivamente, io non avevo un logico motivo per chiamarlo ma l'avevo comunque fatto. Potevo anche scaricare la colpa sull'isteria della crisi di pianto avuta al momento ma decisi di mettere da parte smancerie e cercare di essere il più onesto possibile con lui.

«Io--potrei fare un salto da, uhm, te?» borbottai.

«Sono l'una di notte. Dovresti dormire.»

«Ma non ho sonno.»

«Il tuo letto è troppo scomodo e stretto??» ridacchiò, prendendomi in giro.

«Uhm, in realtà non sono a letto. Sto--sto gelando.» replicai, i denti che tremavano tanto del freddo che sentivo.

«Un momento, perché? Che stai combinando adesso, ragazzino?» un po' sbuffò, anche se udii una nota di preoccupazione verso i miei confronti.

«Io--Posso venire? Ti spiego tutto, te lo prometto.» dissi a voce bassa. Lui sbuffò pesantemente ma la sua risposta fu positiva, perciò riattaccai e m'imbarcai verso la direzione di casa sua, che conoscevo purtroppo e preoccupantemente a memoria.

Closer To You [Larry Stylinson]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora