La Pioggia

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-Possiamo andare nella grotta?- chiese per la decima volta la bambina.
Indossava un vestito leggero di lino e delle scarpette di stoffa, aveva i capelli biondi stretti in due treccine e teneva stretta la mano di suo fratello, un ragazzo sui dodici anni dai lunghi capelli scuri.
-Ti ho gia' detto di no Myra, sei troppo piccola.-
Stavano camminando su un prato pieno di papaveri rossi ed erba secca, l'unico rumore era lo scricchiolio delle piante sotto i loro piedi.
Il bambino indossava solo una camicia di lino e dei pantaloni, non portava scarpe, ma non sembrava fare caso all'erba secca e dura su cui camminava.
-Ti prego Telas, fa cosi' caldo qua fuori... Hai detto che nella grotta c'e' un laghetto e tanta ombra, potremmo riposarci li'. Poi l'anno scorso hai detto che quando avrei avuto sei anni avrei potuto andarci.-
Telas si morse il labbro e non rispose. Poi guardo' il cielo, inquieto, e vide che delle nuvole nere stavano coprendo il sole.
-Vieni Myra. Veloce.-
Il ragazzo prese in braccio la sorella e comincio' a correre verso Ovest, nella direzione da cui erano venuti.
-Perche' stiamo tornando? Voglio restare qui! Voglio vedere la grotta!- grido' Myra dibattendosi -Lasciami scendere!-
-Non capisci che dobbiamo essere a casa prima che arrivi la pioggia?- riusci' a dire Telas, ansimando sotto il peso della bambina.
Le prime gocce d'acqua cominciarono a cadere dal cielo grigio.
-Ma la pioggia e' bella! Non l'ho mai vista! Perche' dobbiamo nasconderci?!-
Telas cerco' di andare piu' veloce, ma Myra si dibatteva tra le sue braccia, per arrivare al villaggio c'era ancora la collina da attraversare e la terra secca si stava rapidamente trasformando in fango scivoloso. Ormai la pioggia cadeva abbondante, e la grosse gocce inzuppavao i vestiti e i capelli dei bambini. Myra rideva felice e tendeva le mani cercando di afferrare le gocce, mentre suo fratello, in preda al panico, correva ai piedi della collina, cercando il sentiero da cui erano scesi quella mattina.
-Zitta Myra!-
-Non capisco perche' hai cosi' tanta paura della pioggia, Telas. E' bella!-
Telas si fermo' davanti a un piccolo rifugio scavato nella roccia, entro' e copri' l'ingresso con rami e foglie secche. Poi si rintano' nell' angolo piu' buio.
-Lasciami andare, Telas!-
Fu allora che il ragazzo perse il controllo:
-Non capisci?! Non ti sei mai chiesta perche' tutti si nascondono dalla pioggia?! La pioggia fa uscire fuori dalla terra i mostri e gli spiriti dei morti! Se ci trovano ci uccideranno e bruceranno le nostre ossa sugli altari degli dèi per essere liberi!-
Telas afferro' Myra per le spalle e la scosse forte. I suoi occhi grigi erano stravolti e pieni di terrore, tremava in tutto il corpo.
-Tu non capisci!-
Poi cadde in ginocchio e rimase fermo, tremando e piangendo in silenzio.
-Che succede se vedi uno spirito?- chiese Myra impaurita.
Telas non rispose subito. Prima tiro' fuori dalla tasca il coltello e lo strinse nella mano sinistra, poi respiro' profondamente e disse:
-La prima volta che vedi gli spiriti se sei abbastanza veloce puoi scappare. Loro sono lenti a capire che cosa sei, una pianta, un animale o un essere umano, ma se rimani fermo riescono a raggiungerti. Chi li vede non li dimentica mai. La seconda volta invece non puoi salvarti, perche' loro si ricordano di te e comunque sono piu' veloci. E' destino, in un modo o nell'altro riusciranno a prenderti. I morti possono passare attraverso le cose, sentono benissimo tutti i rumori, anche da lontano, riescono a fiutare le tue tracce e non corrono, camminano scivolando nell'aria. Mi hanno detto che se hai la fortuna di andare controvento gli spiriti si dissolvono, perche' il vento e' piu' forte di loro.-
-Tu hai gia' visto gli spiriti una volta, vero?-
Telas alzo' lo sguardo su Myra, stupito e terrorizzato:
-Come fai a saperlo?-
-Di notte, quando hai gli incubi, sento che gli parli e gridi di lasciarti andare.-
Un fulmine cadde poco lontano, e Telas trasali' quando senti' il tuono. Poi ando' all'ingresso della piccola grotta e sbircio' tra le foglie senza parlare; Myra si avvicino' piano e vide delle luci nella radura.
-Siamo salvi, Telas! Sono le lanterne dei cacciatori! Sono venuti a cercarci!- grido' la bambina. Poi corse fuori, sotto la pioggia, verso le luci e prima che Telas potesse fermarla urlo':-Siamo qui! Ci siamo nascosti dagli spiriti, siamo qui!-
Il ragazzo le corse dietro, le tappo' la bocca e la riporto' nella caverna, tremando e singhiozzando.
-Myra, che hai fatto, che hai fatto...Quelli non sono i cacciatori.-
La bambina lo guardo' stupita:
-Ma avevano le lanterne, sono venuti a cercarci.-
Telas si rannicchio' nell'ombra stringendo il coltello e pianse di terrore mentre guardava le luci cambiare direzione e dirigersi verso la caverna.
-Quelle non sono le lanterne dei cacciatori...sono le candele nere che portano in mano i morti. Ormai ti hanno sentito, stanno venendo.-
Myra lo guardo' :
-Io...io non lo sapevo, Telas.-
Il ragazzo la fisso' con un'espressione mista a terrore, rabbia e rassegnazione; poi la prese per mano, usci' dalla caverna e si avvio' verso il sentiero da cui erano saliti la mattina. Lo trovo' presto e, anche se tremava e il fango era scivoloso, riusci' a spingere davanti a se' Myra e comincio' ad arrampicarsi tra le piante.
Piu' di una volta si volto' per vedere dove erano arrivati gli spiriti, e scopri' ben presto che erano piu' veloci dell'altra volta. Avevano riconosciuto le sue tracce. Myra forse poteva ancora salvarsi, se fosse riuscita a correre abbastanza veloce.
Erano quasi in cima alla collina quando il piede scalzo di Telas scivolo' sul fango: lui sbianco', lascio' andare la mano di Myra e cadde.
Precipito' per circa sette o otto metri, singhiozzando di paura, cercando disperatamente di trovare un appiglio nel terreno fangoso. Ma le piantine a cui tentava di aggrapparsi erano piccole e dalle radici deboli, e venivano sradicate dalla forza della sua caduta. Cerco' di trovare un appiglio tra i sassi e le pietre incastrate nella collina, ma la pioggia le aveva rese bagnate e le sue mani intirizzite scivolavano senza fermarsi. Tento' di piantare il suo coltello nel terreno e per un attimo spero' di salvarsi perche' stava cominciando a perdere velocita': ma la lama corta incontro' presto una pietra e si spezzo'.
Fu allora che Telas capi' che nulla sarebbe servito, perche' gli dèi volevano la sua morte. Capi' con terrore, nei pochi metri che lo separavano dagli spiriti, le parole dei vecchi del villaggio che lo guardavano scuotendo la testa con commiserazione e pieta', e gli dicevano sempre che gli dèi lo avrebbero chiamato presto per vederlo danzare e cantare nelle loro corti per sempre.
Tutto questo gli passo' per la testa in pochi secondi, mentre precipitava verso gli spiriti dei morti.
Cadde pesantemente su una grande roccia piatta e sbatte' la testa. Rimase per qualche secondo tramortito a fissare il cielo grigio, poi vide con terrore che era atterrato proprio davanti agli spiriti. Avrebbe tanto voluto, in quel momento, poter alzarsi e scappare, ma scopri' che le gambe non gli rispondevano piu'. E anche il resto del suo corpo era immobile, tremante, congelato e fradicio, e non si muoveva piu'. La sua mano sinistra stringeva ancora l'impugnatura spezzata del coltello.
In quel momento allora il terrore si impossesso' completamente di lui, e Telas comincio' a gridare piangendo, scongiurando gli dèi di non farlo morire, di lasciarlo cantare le loro lodi nei templi e tra gli altari pieni di incenso, di lasciarlo vivere in pace. Il dolore pulsante alla tempia destra si fece forte, e senti' il sapore del proprio sangue in bocca.
Gli spettri si avvicinarono a lui e lo circondarono. Poi si fece avanti l'alto spirito di una ragazza, e Telas riconobbe in lei Ymur, sua compagna di giochi morta l'anno precedente quando stava insieme a lui, uccisa dagli spettri della pioggia arrivata senza preavviso.
Ymur si chino' accanto a lui e i suoi occhi spenti lo fissarono a lungo.
-Ymur, amica, non ti ricordi di me?- tento' di chiamarla - Non ricordi la nostra fuga e il tuo urlo di terrore quando capisti che gli dèi volevano la tua anima, mentre scivolavi verso la morte?-
Lo spettro non reagi', ma i suoi occhi ridiventarono per un attimo neri e caldi, come in vita, e alzo' la candela nera sul viso di Telas per illuminarlo meglio. Lui istintivamente si ritrasse terrorizzato, ma poi vide che lo spirito era immobile e non accennava a fargli del male. Continuo' a parlare cauto, tremando di freddo e di paura:
-Non ricordi i nostri giochi, vicino al torrente, quando eri ancora in vita? Non...-
Le parole gli morirono in gola quando vide gli occhi della ragazza ridiventare grigi e opachi. La mano grigiastra dello spirito si poso' sul suo petto e subito senti' un gelo terribile, grigio e silenzioso invadergli l'anima, piano piano, partendo dalle dita delle mani e dei piedi.
Avrebbe voluto urlare, ma il freddo gli serrava la mascella, e i rumori cominciarono a farsi sempre piu' distanti, e i contorni delle cose svanivano in una nebbia gelida. In un momento capi' che stava morendo, e il suo cuore si riempi' di odio per gli dèi. Giuro' a se' stesso che avrebbe fatto vendetta e lancio' una silenziosa maledizione agli dèi, che si divertivano a far morire i mortali a loro piacere.
Non appena ebbe formulato questo pensiero un fulmine cadde davanti alle porte del villaggio e incendio' una quercia.

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