Le ragazze si svegliarono diverse ore dopo, trovandomi ancora sveglia e intenta a intagliare un piccolo pezzetto di legno.
<< Kitsu... >> mormorò Yoko stropicciandosi gli occhi << sei già sveglia? >> domandò, osservando cosa stessi facendo. << Che stai intagliando? >>
<< Inari >> risposi solamente, continuando con il mio lavoro.
<< Inari... chi lo sa, magari ci stanno portando in uno dei suoi templi! >> esclamò Eri con euforia, convinta che il nostro viaggio fosse per portarci finalmente alle nostre iniziazioni sacerdotali.
Ognuna di noi aveva le sue preferenze sulle divinità e io avevo sempre seguito Inari, Dio androgino legato al riso, alla fertilità e agricoltura. Specificatamente non avrei saputo dire il perché di quella scelta, ma era la figura alla quale mi sentivo più connessa e che mi dava pace. L'incidere una sua statuina per cercare la calma e ragionare su quello che stesse succedendo era stata la mia prima reazione.
<< Non hai dormito... >> osservò Kita, sempre molto più attenta delle altre, guardandomi annuire senza però distoglier l'attenzione dal mio piccolo lavoro.
Ero sempre stata di poche parole, introversa e riservata, opposta totalmente all'esuberanza di Eri, sempre abile nella parlantina. Tuttavia la mia espressione, stanca per non aver dormito, e il mio atteggiamento teso, non sfuggirono all'attenzione di alcune delle altre ragazze.
Yoko ed Eri non sembravano averci fatto caso, a differenza di Kita e Hisako che mi osservavano preoccupate.
Avrei voluto parlargli, spiegare loro quello che avevo scoperto, dirgli che eravamo agnelli sacrificali portati nella direzione di un altare cosparso di sangue, sul quale anche il nostro sarebbe stato versato. Ma non riuscivo a dire una singola parola.Il riapparire dello stregone dai capelli argentei, fortunatamente, allontanò l'attenzione su di me.
Mi guardò, osservando l'oggetto che avevo in mano e il piccolo coltello con curiosità. Mi era chiaro che non lo vedesse come un pericolo, potevo benissimo sentire quanto fosse forte e di certo non era un piccolo coltellino a preoccuparlo. Mi sembrava più deluso sul fatto che non avessi chiuso occhio.
Distolse lo sguardo, osservando le altre << Ci fermeremo per qualche ora, rifocillatevi e fate due passi. Entro questa sera arriveremo a destinazione. >>
<< A quale tempio stiamo andando? >> domandò Eri, sorridente, scendendo agile dal carretto.
<< Oh, è una sorpresa >> rispose lo stregone affabile, lanciandomi un'occhiata e comprendendo che non avessi detto nulla. << Potete riposarvi sotto le tende che stiamo montando, mangiare e bere quello che desiderate >> spiegò cordiale facendo un cennò in direzione del piccolo campo in allestimento. << Abbiamo cibi che non avete mai provato. Siamo certi che non potranno farvi che bene. >>
Yoko aveva già l'acquolina in bocca e probabilmente anche le altre. Io scesi per ultima, affamata a mia volta, benché quelle parole mi risuonassero all'orecchio in maniera del tutto differente, come se quello fosse in realtà l'ultimo dei nostri pasti.
<< Credi che ti proteggerà? >> mi domandò lo stregone, mentre gli passavo accanto e fermando il mio incedere. Mi venne quasi istintivo nascondere tra le pieghe dello Yukata la piccola statuina.
<< No, Signore, non credo che Inari farà qualcosa >> risposi con tono rispettoso. << Se posso, mi è consentito sapere il vostro nome, così da appellarvi nella maniera più opportuna? >>
<< Uraume Iteboshi >> chiarì << Perché non hai detto nulla alle tue compagne? >>
Mi voltai a guardarle, stringendomi addosso la cappa di lana leggera << Le spaventerebbe inutilmente. >>
<< Non cambierebbe nulla. Questa sera accadrebbe comunque quanto prestabilito. >>
<< Il volere di un Dio è ineluttabile, vero Uraume-Dono? >> aggiunsi osservando le ragazze, mentre lo stregone mi fissava, per poi annuire.
Mi diede l'impressione di voler dire qualcosa, ma si zittì, con uno sbuffò divertito. << Ora va a mangiare, non ci fermeremo a lungo. >>Il pasto fu veloce, ma ricco di cibo raro mai visto né assaggiato. I sapori erano del tutto nuovi e per fortuna riuscii a mettere qualcosa sotto i denti nonostante l'ansia che mi attanagliava lo stomaco.
Ripartiti riuscii persino a dormire qualche ora, con la statuina stretta tra le mani a darmi consolazione.
Fu Hisako a svegliarmi, muovendo piano la mia spalla, e riportandomi alla realtà.
Era già calata la notte e l'intera tenuta era illuminata da centinaia, se non migliaia di torce e lucerne. Sembrava più un tempio vero e proprio, tra i più belli che avessi mai visitato, benché non potessi vantarmi di averne visti molti. Ma non potei godermi quel lusso a lungo.
La sola presenza del Re delle maledizioni in quel luogo mi aveva completamente annichilita. Era terrificante. Per me che potevo percepire l'energia maledetta ne sentivo irradiare una quantità spaventosa, tanto da farmi dimenticare di respirare per qualche istante.
Mi rannicchiai dentro il al carretto, stringendo con forza la piccola statuina, mentre le altre, incapaci di percepirlo, guardavano estasiate l'enorme villa in legno.
<< Non ho mai visto un tempio simile! >> esclamò Eri << Forse è di Amaterasu? O Susanoo? >> domandò sempre più allegra per poi perdere tutto l'entusiasmo nel vedere il mio terrore. << Kitsu... Kitsu stai bene? >>
Scossi il capo, incapace di fingere che andasse tutto bene. << Quello non è un tempio di Amaterasu. Non è un tempio appartenente a nessuna Divinità che abbiamo adorato come tale >> spiegai sospirando a fondo.
<< Questo... questa è una tana di un demone >> conclusi alzando lo sguardo su di loro.
<< Di che stai parlando, Kitsu? >> insistette Hisako.
<< Siamo state vendute dal villaggio, per pagare un tributo a Sukuna, il Re delle maledizioni >> spiegai riprendendo fiato, e vedendo loro impallidire. << Avevo sentito dire che a Ovest avesse sterminato intere città e ci avesse liberato dalle truppe nemiche, ma non... non credevo... non immaginavo... >>
<< Il re delle maledizioni... quel mostro... >> alzò appena la voce Yoko e attorno a noi l'aria si fece fredda.
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Memories - Ryomen Sukuna
FanfictionPeriodo Heian. Kitsu, orfana di guerra, istruita per diventare sacerdotessa Miko, viene venduta come sacrificio, assieme alle altre ragazze del suo villaggio, per pagare un tributo al Re delle Maledizioni. Un singolo errore, la parola o un gesto s...