Il freddo che avevo patito in quei gelidi giorni scomparì come fui di nuovo gioco e piacere per colui che era diventata la mia maledizione.
Avevo percepito il corpo di Sukuna terribilmente caldo, nonostante non avessi piena libertà di poterlo toccare o avvinghiarmi come volessi davvero. Il contatto fisico o la sua sola vicinanza bastò per riscaldarmi, e quando al termine dell'ennesimo amplesso si allontanò da me percepii il freddo più di quanto mi aspettassi.
Era stato dominante come al solito, prendendosela comoda per tutto il tempo, riducendomi di nuovo a un quantitativo illimitato di graffi, morsi e piccoli tagli.
Persino mettere l'haori, una volta che mi fui ripresa, fu dolente e faticoso.
La bassa temperatura della stanza mi si insinuò immediatamente nelle ossa, nonostante il tessuto spesso dell'abito e dopo poco iniziai a tremare per il gelo.
Il Re, ignorandomi come se già me ne fossi andata o non avessi più nessuna attrattiva, si rimise indosso il suo kimono bianco, senza l'ombra della fatica dovuta al sesso o del freddo della stanza.
Lo guardai pochissimi istanti, stringendomi nella mia veste, prima di inginocchiarmi per chiedere congedo e salutare, ma alla mente mi venne in mente un altro dettaglio che avevo omesso.
Mi aveva chiesto se avessi detto tutto quanto e io avevo risposto affermativamente senza esitazione. Tuttavia rimaneva quanto avevano visto le ragazze, del mio cambio di aspetto e di quello che mi stesse accadendo mentre vedevo ciò che sarebbe stato.
<< Sukuna-Sama >> dissi poggiando il capo fin quasi a toccare il pavimento. << Chiedo perdono... >> iniziai, pensando che si sarebbe alterato nel sapere che avevo mancato di dirgli altri dettagli rilevanti.
Il Re si voltò a guardarmi, sistemandosi con attenzione l'abito chiaro. Abito che, mi resi conto, era similare a quello che avevo visto nella mia divinazione.
Sukuna rimase in silenzio e in risposta sentii solo i suoi occhi addosso, ma ovviamente non azzardai ad alzare lo sguardo senza prima avere la sua autorizzazione.
<< Perdono per cosa? >> mi domandò senza nessuna inflessione particolare.
<< C'era dell'altro che non vi ho detto... >> dissi, sempre senza guardarlo.
<< Altro? >> domandò con tono ironico, curioso.
<< Riguarda quello che mi è accaduto mentre ho visto il futuro. Non so neppure bene che cosa mi sia successo, ma le altre ragazze e Riko dicono di avermi vista cambiare il mio aspetto... e di emettere un forte calore. >>
<< Lo ritenevi irrilevante per non avermelo detto prima? >> domandò sarcastico, ma al contempo piccato, come se mi stesse riprendendo verbalmente per quella mancanza. Tuttavia non mi sembrava né seccato né irritato.
<< No, Sukuna-Sama. Credo abbia importanza, ma ero troppo... troppo entusiasta all'idea di potervi vedere e dire quanto avessi visto e il resto mi è passato di mente >> spiegai con tono mortificato. << Mi rendo conto del mio errore. Accetterò qualsiasi punizione voi vogliate >> aggiunsi.
<< Solitamente si entusiasmano i miei nemici, nel vedermi >> osservò ironico, sentendolo avvicinarsi a me. << Soprattutto quando sono assetati di sangue. >>
<< Forse ho usato male le mie parole... >> risposi in difficoltà, senza alzare ancora lo sguardo. << Volevo vedervi e dirvi quanto avevo scoperto. Era la mia priorità. Volevo appagarvi e non limitarmi a farlo con il mio corpo o il mio sapore. >>
Lui rise, spostandosi accanto a me e superandomi.
<< Al momento non ho voglia di giocare >> mi disse, sentendolo poco distante, alle mie spalle, senza capire bene a cosa si riferissero le sue parole. << Puoi alzare la testa e raccontarmi quant'altro è successo. Non ti ucciderò. >>
Alzai il capo, voltandomi tre quarti e rivolgendo l'attenzione su di lui, ancora tremante per la bassa temperatura di quella stanza a cui lui non sembrava minimamente risentire.
Sukuna si era seduto incrociando le gambe, leggermente chinato in avanti, poggiato con una mano sul tatami e un'altra sulle sue ginocchia. Una terza sosteneva il volto, intento a fissarmi con un'intensità da mettermi i brividi, mentre l'ultima si spostava indietro i capelli.
Deglutii, prendendo coraggio per non abbassare lo sguardo, per poi iniziare a spiegare quanto mi avessero detto le altre.
<< Mentre ero in stato di estasi ho iniziato a emettere un fortissimo calore e difatti, quando mi sono ripresa, fumavo. Le ragazze mi avevano gettato addosso dell'acqua. Credevano che stessi per prendere fuoco... >>
Lui a quella spiegazione sorrise divertito, assottigliando lo sguardo e inclinando il capo di lato.
<< ...Sembra che il mio aspetto fosse cambiato, appariva più adulto a quanto dice Riko, ma non ne ho idea. Sostengono anche che i miei occhi abbiano cambiato colore... >>
<< Ma non mi dire... >> mormorò lui sempre con il medesimo tono divertito che mi fece inarcare un sopracciglio.
<< Sukuna-Sama... >> dissi stringendo le labbra, nervosa. << Cosa sono? Una maledizione? >>
Il Re ridacchiò, sistemandosi meglio sul tatami sul quale poggiò tre dei suoi arti per sostenersi, osservandomi incuriosito. << Hai potere, ma non hai il sapore di uno spirito maledetto. Il tuo sangue appartiene a qualcosa di molto più raro, >> spiegò, con il solito mezzo sorriso provocatorio << ma potresti anche diventare una maledizione. >>
<< Non capisco >> mormorai voltandomi del tutto verso di lui e resistendo al desiderio di stringermi le braccia al petto per il freddo e per un attimo desiderai di nuovo ritrovarmi tra quelle braccia.
Non mi importava se mi avesse graffiato, morso o tagliato, avrei solo voluto sentire di nuovo quel calore.
<< Sei uno spirito puro, probabilmente catturato in passato e resa quella che sei adesso >> mi spiegò osservandomi con attenzione. << Ho delle ipotesi su chi tu sia davvero. Giocare a capire chi sei si stà rivelando molto interessante. Hai il dono della preveggenza e il controllo del fuoco e non di uno qualunque. Possiedi la fiamma di un Kami >> iniziò a spiegare. << Probabilmente sei anche più di questo... un giocattolo molto interessante che mi stà piacevolmente intrattenendo. >>
Abbassai il capo nell'ennesimo inchino. << Sarei ripetitiva a dirvi ciò che è mio desiderio, ma aggiungo solo che sono compiaciuta nel sapere di aver fatto qualcosa che vi potesse soddisfare. >>
Sukuna in risposta fece un mezzo sorriso di pura arroganza, per poi spostare il volto di lato. << Bene, c'è altro che mi devi dire? >>
<< Vi ho detto tutto >> ammisi restando a capo chino. << Posso fare altro per voi, mio Signore? >>
Il Re rimase in silenzio a lungo, come se stesse riflettendo. << Mi hai servito bene. Sei stata brava... >> valutò, sporgendosi appena verso di me. << Ti ho promesso un premio, se mi avessi soddisfatto. Devo assicurarmi che quanto hai visto sia vero, ma cosa domanderesti se ti dicessi che mi puoi chiedere qualcosa? >>
Non capii se fosse una prova o se fosse sincero nel volermi premiare per il mio oracolo. Interdetta, alzai appena lo sguardo cercando di nascondere i miei dubbi, domandandomi se fosse davvero opportuno chiedere ciò che volessi.
Sukuna sorrise, falsamente gentile, notando la mia incertezza e inclinando il capo di lato, poggiandolo di nuovo sul pugno chiuso di una delle mani destre.
Che cosa avrei mai potuto chiedergli?
<< Potrei andare via? >> domandai, osservandolo seria.
<< È ciò che desideri? >> replicò assottigliando lo sguardo e dopo pochi istanti io scossi il capo.
<< No, in realtà no. Non conosco nulla al di fuori di questo luogo e i templi in cui ho vissuto. Non ho nessuna attrazione verso ciò che c'è al di fuori. >>
Ciò che mi attrae, in questo momento, è ciò che ho di fronte, pensai, ma non lo dissi.
<< Quindi non vuoi nulla? >> insistette facendo scomparire dal bel viso il sogghigno, apparendomi deluso dalla mia incertezza e al contempo confuso dalla mia domanda.
<< Qualcosa vorrei, sì, >> ammisi annuendo << ma so che non lo concedete e non volete. Questo mi è stato detto >> spiegai, iniziando anche a faticare a parlare dal freddo.
Sentii una folata di vento che mi scompigliò i capelli e al contempo vidi parti di essi venir tagliati di netto, scivolandomi sul tessuto del kimono che indossavo.
Impallidii all'istante, irrigidendomi.
Alle mie spalle sentii un vento freddo, come se le porte scorrevoli fossero state aperte, anche se potevo solo immaginare che fossero state smantellate dalla sua tecnica maledetta.
<< Patetica >> osservò, con un'espressione insoddisfatta in volto.
Alzò appena due dita, rapidamente e sempre fissandomi e un secondo colpo mi prese in diagonale dal petto alla spalla, tagliando di netto da parte a parte senza che neppure me ne accorgessi. I primi secondi non riuscii neppure a razionalizzare quello che fosse appena accaduto.
Voltai appena il capo vero la ferita aperta, dalla quale il sangue usciva rapidamente allargandosi a macchia d'olio lungo la veste bianca.
A quella vista smisi persino di avere freddo.
<< Hai una sola possibilità di dirmi qualcosa che mi interessi, o ti lascio morire >> spiegò mentre io sentivo le forze mancare e la vista annebbiarsi. Mi parve solo di vederlo sorridere famelico e di farsi più vicino, anche se stavo rapidamente perdendo il controllo delle mie stesse percezioni.
<< Volevo... >> dissi a fatica, sentendo in bocca il sapore del sangue. << Volevo un bacio... >> spiegai con il respiro affaticato.
A tentoni andai ad afferrarmi la spalla per metà tranciata via dal mio corpo, spinta dall'istinto di proteggermi in qualche modo.
<< Un bacio? >> domandò lui ridendo. << Un bacio? >> ripeté, come se non credesse di aver sentito bene.
<< Un bacio... sì >> dissi quasi con rabbia non mia, e un certo fastidio. << Un bacio e il permesso di morderti, graffiarti e combatterti... >> aggiunsi in un ringhio, senza rendermi conto di cosa avessi appena detto. Non feci neanche caso al cambio di tono della mia voce e nell'aver smesso di dare a Sukuna del Voi.
Ricordo solo di aver rialzato lo sguardo su di lui, di averlo visto sorridere d'estasi con gli occhi di un rosso acceso che sembravano brillare più del solito e di sentirlo infine ridere.
Quelle risate folli mi vorticarono in testa, mentre la visuale diventava rossa e offuscata, per poi farsi del tutto nera fino a perdere i sensi.
Quando riaprii gli occhi mi ritrovai nelle mie stanze, distesa accanto al Kotatsu e sotto alla coperta riscaldata. Accanto a me Kita stava leggendo, concentrata sul libro che aveva in mano, poggiata al tavolino della stufa e a sua volta coperta in parte dalla trapunta pesante.
Il tepore che proveniva dal basso tavolino era terribilmente piacevole, tanto che mi rannicchiai maggiormente, ancora semi cosciente.
Kita però si accorse dei miei movimenti.
<< Kitsu? >> domandò a bassa voce, chiudendo il libro e voltandosi a guardarmi. << Sei sveglia? >>
<< Ti prego non chiedermi di alzarmi da qui >> sussurrai a occhi chiusi.
In risposta la sentii sospirare come se si alleggerisse di un peso e vinta dalla curiosità la guardai.
<< Ti senti bene? >>
<< Sì... >> mormorai, ripercorrendo nel frattempo quanto accaduto prima di perdere i sensi e dopo meno di un secondo ricordai tutto, mettendomi a sedere toccandomi di istinto la spalla.
Mi guardai con attenzione, nervosamente, ignorando la ragazza accanto a me e rendendomi conto che non avevo neppure una ferita.
Non solo la mia spalla era allo stesso posto di prima, ma anche ogni taglio, graffio o morso sembrava scomparso.
Mi aveva completamente curata.
Sukuna aveva deciso che fosse di suo gradimento quanto avessi chiesto. Ma di fatto, cosa gli avevo domandato?
Ricordavo di aver farfugliato di volere un bacio, uno sciocco desiderio per provare cosa si provasse ad ottenerlo.
Non avrei mai avuto altre occasioni per stare con un uomo che non fosse lui, né lo desideravo. L'unico modo per provare quelle sensazioni, lette in passato sui libri o sussurrate tra giovani Miko, era chiedere di potermelo permettere.
Domandare non mi era sembrata una buona idea, timorosa della sua reazione, ma come premio credevo fosse un buon compromesso.
Eppure alla mia richiesta aveva riso, quello me lo ricordavo.
Poi... avevo detto altro? Ero certa di averlo fatto, ma non mi riuscivo a ricordare cosa avessi chiesto di preciso. I ricordi erano poco chiari, dai toni rossi e sfuocati, benché ricordassi perfettamente la sua risata folle e gli occhi di un rosso scintillante che mi guardavano in maniera totalmente differente dal solito.
Non come giocattolo o come cibo, ma sembrava aver visto o sentito qualcosa che lo avesse particolarmente estasiato.
Il problema e che io non ne avevo per niente ricordo.
<< Sukuna è già andato via? >> domandai, ormai abituata alle fugaci apparizioni del Re, visto che solitamente si fermava al massimo una notte, non di più.
<< No, è ancora qui >> rispose lei osservandomi con attenzione. Notai che di nuovo la sua espressione si era fatta preoccupata e apprensiva.
<< Che è successo ieri sera? Mi ha riportata qui qualcuno? >>
<< Lo ha fatto lui stesso >> sentii alle mie spalle la voce di Riko in risposta alle mie domande. << Sembrava piuttosto soddisfatto, anche se tu mi sembravi in pessime condizioni. Questa volta però ti ha curato con la sua tecnica inversa. Ti sono anche scomparse vecchie ferite che ti aveva lasciato. >>
Si infilò anche lei sotto la trapunta, scaldandosi alla stufa posta al centro, sotto al tavolino e alla coperta, sospirando paga.
<< Ieri mi ha quasi ucciso... >> spiegai stringendo le labbra << Non gli è piaciuta la mia incertezza nel chiedergli il premio che volessi. >>
<< Premio? >> domandò Kita accigliandosi e facendomi voltare verso di lei, annuendo.
<< Mi aveva detto che mi avrebbe premiata se lo avessi soddisfatto e, da quanto ho visto, pare sia stato di suo gradimento. Quando però mi ha chiesto cosa volessi ho avuto timore di cosa dire. Non volevo esagerare e in parte mi imbarazzava. >>
<< Perché? Cosa volevi? >> domandò curiosa la Sensei.
<< Un bacio >> mormorai distogliendo lo sguardo da entrambe, quasi con timidezza.
Riko ridacchiò scuotendo il capo. << Ne sarà rimasto sorpreso. Non credo gli abbia mai chiesto nessuno un bacio. >>
<< Difatti ricordo che si è messo a ridere >> mormorai sempre senza coraggio di guardarle in faccia. Mi sentivo terribilmente a disagio nello spiegare quel desiderio, anche se non ne capivo il motivo.
<< Devi averlo davvero sconcertato con una tale richiesta, e a quanto pare ti ha anche salvato la vita >> continuò Rika, mentre Kita restava in silenzio, tanto che dopo poco alzai gli occhi su di lei, vedendola tornare di nuovo in pensiero e palesemente inquieta.
<< Kita... >> mormorai incerta.
<< Ti ha quasi uccisa e tu ti intimidisci al pensiero di dargli un bacio? >> domandò severa, tornando a guardarmi, per poi spostarsi a guardare Rika. << E cosa ci sarebbe da ridere? Hai visto ieri in che condizioni era la sua veste? Era lorda di sangue! È un miracolo che sia ancora viva e stiamo parlando di quanto successo con una superficialità disarmante. >>
<< Mi ha curata... >> tentati di insistere, ma lei tornò a guardarmi severa.
<< Dopo averti fatto cosa? Dopo che ha giocato con te come se fossi un pupazzo? Solo per il suo divertimento personale? Dopo averti tranciato metà del busto solo perché hai tentennato a rispondergli subito? Ma come fai a non capire che lui... >>
<< Basta, Kita! >> la riprese Riko, mentre io avevo distolto lo sguardo osservando la tavola posta in mezzo a noi.
<< Kitsu è grata della sua posizione. È la sua favorita, quantomeno di questo luogo... >>
<< Già... di questo. Perché suppongo ci siano altri posti dove tiene i suoi giocattoli, vero? Sempre che non si sfoghi con le donne dei villaggi che distrugge erroneamente, quando combatte con qualche stregone che incontra o che lo sfida. >>
<< Non è un animale >> replicai scuotendo il capo, ma senza guardarla. Sentivo che in parte avesse ragione, ma allo stesso tempo qualcosa in me ne era profondamente offesa, come se mi irritasse profondamente.
<< Lo è! Si comporta esattamente come tale! Segue solo e unicamente il suo istinto, privo di scopi. Non puoi considerarlo umano. >>
<< Smettila, Kita... >> mormorai con tono basso, stringendo le mani a pugno. Anche il mio tono di voce, nuovamente, cambiò senza che me ne rendessi conto.
Le altre due, tuttavia, se ne accorsero immediatamente e Kita si zittì all'istante, impallidendo.
La Sensei guardò lei con attenzione, senza capire bene che stesse succedendo.
<< Scusa, Kitsu, ho esagerato... >> mormorò molto meno convinta la mia amica, con tutto altro tono. << Io... sono solo preoccupata per te. Ho paura che... che prima o poi ti faccia male sul serio. >>
Rialzai lo sguardo su di lei, scuotendo il capo. << Non devi. Se per qualsiasi motivo, anche banale, lui mi ucciderà, io l'ho già accettato. >>
<< E ti sei chiesta perché? >> domandò lei, con palese frustrazione, ma senza la rabbia e l'angoscia di prima. Sembrava esausta.
<< Da quello che mi ha detto anche Sukuna, la mia devozione verso di lui, o colui che riconoscerei mio padrone, è indotta da qualcosa che mi è successo in passato e, inoltre, non sono umana. Questo spiegherebbe molte cose. >>
Lei scosse il capo. Sospirò, per poi sottrarsi al mio sguardo. << E tu... cosa ne pensi, di questo? >>
Inarcai un sopracciglio a quella domanda. << Che vuoi dire? >>
<< Tu... non ti senti umana? >>
Anche Riko mi guardò con attenzione, curiosa della mia risposta.
Riflettei prima di rispondere, pensando a quanto mi fosse accaduto negli ultimi giorni e a quello che il Re mi avesse detto. Ero uno spirito puro, o così lui credeva, e possedevo dei poteri. La questione del fuoco poteva essere vera, visto lo stato in cui mi ero risvegliata dopo aver visto il futuro.
Mi resi conto che alcune parti dei miei ricordi non fossero chiari, come cambiati, e che spesso non avevo memoria persino di quello che dicevo, come mi era successo con Sukuna nel nostro ultimo incontro.
No, non mi sentivo più umana, e forse accettarlo non era poi così male. L'essere sempre considerata strana o diversa, ora, acquistava tutt'altro significato.
<< Io... stò bene così >> spiegai, un po' confusa. << Nel senso che nel capire di non essere umana, mi solleva da molti dubbi. Però non so nulla, non so chi io sia >> spiegai guardando Kita. << Ma tu, invece, di me cosa sai davvero? >> domandai seria, fissandola con attenzione.
Lei trasalì, sgranando gli occhi. << Io? >>
<< Sì, tu. Per favore, smettila di mentire e dire che non ne sai nulla. Avevi contatti diretti con il clan Taira, convolto con quanto successo a Iga. Sei arrivata al tempio poco dopo di me e non mi hai mai lasciato da sola se non in presenza di qualcuno di sicuro. Hai insistito per rimanere qui, anche se puoi andartene e hai terribilmente timore del nostro Signore. Non hai motivo per restare, te l'ho già detto, eppure insisti a volermi rimanere accanto. >>
<< E dove dovrei andare, da sola? >> domandò lei. << In due sarebbe diverso, ma senza nessuno che mi possa aiutare? >> fece una pausa, scuotendo il capo << Lo so, è da codardi, ma la fuori è pieno di maledizioni, lo sai anche tu. >>
<< E con me non sarebbe stato ugualmente pericoloso? >>
<< No, le creature ti stanno lontane, sono attratte da te, ma non si avvicinano. Lo stesso accadeva al tempio >> spiegò lei gesticolando. << Sul serio, io non so nulla >> insistette.
<< Quindi, se ti dicessi di venire con me in paese uno di questi giorni accetteresti? >> domandò Riko osservandola seria, incrociando le braccia. << Non sono confinata qui. Posso tranquillamente accompagnarti. Magari non fino a Nagoya, ma al primo paese sì. Da li potrai farti portare in città. >>
La mia compagna strinse le labbra, spostando lo sguardo su di me. << Potrei, tuttavia... >>
<< Tuttavia? >> insistetti.
<< Non mi sentirei serena ad andarmene voltandoti le spalle... >>
<< Tu menti! >> dissi secca, con quel tono autoritario che non sentivo mio, e lei si zittì di nuovo. << Se sono implicata davvero con il disastro di Iga non mi dovresti proteggere. Se sai chi sono perché ancora ti ostini a volermi stare vicina? Non sono umana! Hai sempre ribadito che Sukuna sia un mostro e non lo sarei anche io ai tuoi occhi, a questo punto? >>
Kita scosse il capo, in difficoltà, facendo per rispondere, ma nello stesso istante la porta scorrevole venne aperta da uno dei domestici già in ginocchio di fronte a Uraume, che avanzò di qualche passo.
Tutte e tre ci mettemmo in piedi, spostandoci dalla stufa e dalla coperta che ci proteggeva dal freddo.
Ci inchinammo, in segno di rispetto, verso lo stregone.
<< Sukuna ti vuole vedere >> spiegò autoritario, osservandomi con sufficienza e ignorando le altre due donne presenti.
Cercai di non far caso al gelo, facendo un piccolo cenno di assenso. << Vi seguo, Uraume-Dono. >>
Lui non attese oltre, voltandosi dandomi la schiena, tornando sui suoi passi e dirigendosi in direzione delle stanze del Re, in mio accompagnamento. Non era uno a cui piaceva perdere tempo.
Mi limitai solo a una fugace occhiata in direzione delle altre, per poi seguirlo, rabbrividendo dal freddo.
Non dissi nulla, percorrendo i corridoi alle spalle dello stregone, sentendo accrescere l'ansia nel pensare a cosa volesse o potesse succedere in quell'incontro che Sukuna aveva voluto.
Mi aveva curata e sapevo di aver chiesto un bacio, ma il non ricordare che altro avessi detto mi metteva addosso una vaga sensazione di nervosismo.
Raggiunsi finalmente la stanza del Re e come ne varcai la soglia, chinandomi a terra fino a toccare il tatami, sentii subito il freddo congelarmi le ossa.
La stanza non era minimamente scaldata e potevo sentire l'aria fredda vorticare leggera all'interno. Probabilmente diversi pannelli erano rimasti aperti.
<< Ben fatto, Uraume >> sentii dire da Sukuna, del quale avevo già percepito la presenza. << Lasciaci soli >> ordinò, con tono calmo. Lo stregone uscì, chiudendo i pannelli dietro di sé.
Sukuna si alzò ancora prima che il suo lacchè fosse uscito, avvicinandosi a me, percependo i suoi passi attraverso le vibrazioni sul tatami.
Si fermò di fronte a me, senza dire nulla, per poi chinarsi su un ginocchio. Mi sentii afferrare per il mento con un gesto deciso, facendomi alzare il volto a forza nella sua direzione.
Sorrideva, subdolo come al solito, anche se non percepivo da esso un vero e proprio pericolo. Non in quel momento almeno.
<< Direi che possiamo continuare con il discorso iniziato ieri notte... >> valutò con tono basso e palesemente malizioso. << Volevi un bacio, se non ricordo male... >>
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Memories - Ryomen Sukuna
FanfictionPeriodo Heian. Kitsu, orfana di guerra, istruita per diventare sacerdotessa Miko, viene venduta come sacrificio, assieme alle altre ragazze del suo villaggio, per pagare un tributo al Re delle Maledizioni. Un singolo errore, la parola o un gesto s...